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Con l’inizio della bella stagione, in Olanda, in Spagna, in Svizzera, in Canada, in Australia, in Nuova Zelanda, sulle montagne del Rif, nella Repubblica Ceca, in Lesotho e in tutti i paesi e luoghi del Mondo dove è in qualche modo concesso coltivare cannabis (non in Italia), gli amanti di questa pianta sentono come una frenesia ad uscire, e a trovare un luogo adatto per poter far crescere al sole e all’aria aperta un essere vivente che fa parte della creazione, ma che alcuni uomini si sono arrogati il diritto di cercare di distruggere. Un essere che ha tante affinità con l’uomo (ad esempio sintetizza cannabinoidi) e che l’ha sempre accompagnato, aiutandolo molto spesso. Un essere che probabilmente ha delle potenzialità non ancora evidenziate, altrimenti non si spiegherebbe tanto accanimento per farlo sparire dalla faccia della terra.

Amarezze a parte, per chi è fortunato da poter lavorare dove non è perseguitato, o chi si sente di fare un atto che è attualmente vietato per arbitrio e vantaggio di pochi, senza temere persecuzioni ingiuste e inumane (ricordiamoci che in certi paesi come la Malesia, la Cina, l’Indonesia, gli Stati Uniti, esiste la pena di morte o l’incarceramento a vita per il semplice possesso o la coltivazione di “droghe”), ricordiamo alcuni punti per la buona riuscita di una ipotetica coltivazione di cannabis. Ho preso spunto da un bellissimo libro pubblicato nel 1982 (in Inglese):”The Sinsemilla Tecnique” di Kayo.

E’ importante scegliere un microclima ideale e modificarlo per quanto possibile secondo le esigenze delle piante. Bisognerà cercare di fare in modo che tutti gli elementi per una crescita sana e rigogliosa siano disponibili e abbondanti. Gli elementi di crescita sono: luce, calore, acqua, terreno, nutrimenti e tempo. Se uno di questi è insufficiente o limitato, limita la possibilità di usufruire pienamente anche di tutti gli altri. La cannabis potrà crescere al massimo quanto permesso dal fattore limitante la crescita. (da “Indoor Marijuana Horticolture” ediz.2003, p.5 di Jorge Cervantes)

Ogni singola coltivazione si trova in una situazione differente, e sarà solo l’abilità del coltivatore a saper regolare al meglio il suo particolare microclima. Chi ha preparato il terreno a fine autunno, scavando in profondità e incorporando abbondante materiale organico fertilizzante ha sicuramente fatto il miglior lavoro e si è posto le basi per un buon raccolto. Chi è stato fortunato ed abile la scorsa stagione ed ha realizzato un raccolto soddisfacente e in sicurezza può riutilizzare lo stesso terreno dell’anno precedente: la canapa può ritornare sullo stesso suolo per molti anni di seguito, e la sua richiesta di nutrimenti organici, a lenta mineralizzazione, fa si che il terreno disponga di una notevole “forza vecchia”, residuo delle coltivazioni precedenti. Sarà comunque necessario aggiungere ammendanti e fertilizzanti freschi per mantenere sempre la massima disponibilità di nutrimenti per la pianta e mantenere il suolo soffice.

Se non potete seminare in pieno campo, dove la Cannabis sarà la specie dominante, evitate di sprecare semi buttandoli in piena terra: i semi o le piantine appena nate saranno preda di insetti, uccelli, roditori, saranno facilmente danneggiati o distrutti dalle intemperie (grandine, pioggia violenta, gelate notturne, caldo o siccità eccessivi) e pochi individui potranno sopravvivere ed essere forti. Fate crescere le piantine in vasi singoli almeno per le prime tre settimane. Potrete trapiantarle quando avranno raggiunto il quarto – quinto internodo e il fusto avrà un diametro di almeno mezzo centimetro.

Più la buca (o il vaso) è grande, più la pianta può crescere. Regolatevi di conseguenza, ricordando che ogni singola pianta necessita comunque di almeno cinque litri di terreno ben fertile al mese. La crescita della pianta in dimensioni dipende anche dalla durata della fase di sviluppo vegetativo, che può andare da un minimo di uno a sei e più mesi. Alcune varietà, specialmente quelle a dominanza sativa, continuano a crescere anche durante la fioritura, che più sarà possibile prolungare, più raccolto sarà disponibile (ad esempio, cominciando a dare alle piante 12 ore di buio continuo già dall’estate).

Vasi o terreno? Sicuramente se il terreno è ben preparato, ricco di nutrimenti organici e sciolto in profondità da permettere un rapido e abbondante sviluppo radicale, si potranno avere le rese migliori con la minima fatica (dopo aver preparato il terreno). Bisogna però pensare anche (soprattutto in tempi di proibizionismo, ma anche per possibili furti) che le piante potrebbero diventare troppo grandi o maturare troppo tardi rispetto alla vegetazione circostante, rendendosi così esposte alla vista di chi non dovrebbe sapere della loro esistenza. Se le piante sono in piena terra sarà molto più difficile poterle riparare da possibili intemperie o da un inverno prematuro. Se in vaso, la grandezza del vaso limiterà le dimensioni della pianta, e sarà di facile trasporto in caso di problemi. Le piante in vaso dovranno essere seguite con molta più intensità e con regolarità: non dovrà loro mai mancare l’acqua e dovranno essere aggiunti nutrimenti specifici continuamente. L’esposizione delle piante è di massima importanza per lo sfruttamento della luce e del calore. L’intensità di luce aumenta con l’altitudine, con un angolo di riflessione del terreno il più possibile perpendicolare rispetto ai raggi del sole (versanti a sud). L’ esposizione a Sud permette la massima ricezione dei raggi del sole. (da “The Sinsemilla Tecnique” p.43)

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E con l’ utilizzo di materiali che possano riflettere la luce. Il calore può venire aumentato o diminuito con l’uso di pacciamature diverse, raccolto di giorno e liberato di notte da pietre o acqua. Effetti di diverse superfici e pacciamature sulla temperatura del suolo. (da “The Sinsemilla Tecnique” p. 50)

Mai mettere tutte le uova nello stesso paniere. Per tutte le possibili avversità che possono colpire le nostre piante sarà saggio preparare più microclimi per la coltivazione, con diverse caratteristiche, così che se dovesse andar male da una parte, per un calcolo di probabilità dovrebbe andar bene da un altra. Sperimentando variabili diverse si arriverà presto a capire le migliori modi che per creare in ogni luogo il miglior microclima. Per motivi di sicurezza e per discrezione, è meglio che la coltivazione sia il più possibile difficile da raggiungere, il più difficile da notare anche da vicino, non si devono sentir rumori provenire dalle prossimità delle piante, e l’odore delle infiorescenze non deve arrivare ad essere un segnale di attività.

Il libro “The Sinsemilla Tecnique” inizia con un capitolo sullo stress, creduto utile ai tempi come mezzo per avere una più alta concentrazione di cannabinoidi a scapito della resa (e spesso della salute) delle piante. L’autore assiste esterrefatto ad una dimostrazione di come “stressare le piante”: il coltivatore prende un paio di piante in vaso e le butta fuori dalla finestra, nella neve, due piani più in basso. Stranezze a parte, lo stress più grande per le piante è il proibizionismo. La cannabis sta molto male ed è perseguitata la sua esistenza in tutto il mondo per questa follia creata da dei pazzi criminali. Cercate di fare in modo che le vostre piante stiano meglio possibile, per tutta la loro vita, e loro vi ripagheranno facendovi star meglio dopo!

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARTIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI.


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