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Outdoor: la fertirrigazione minerale

I nutrimenti minerali distribuiti attraverso l’acqua sono fondamentali sia per la crescita della cannabis sia per lo sviluppo dei metaboliti secondari

Una piantagione di cannabis outdoor

La cannabis è una delle più antiche piante coltivate sul pianeta per i suoi più svariati utilizzi, tra cui: alimenti, fibre e farmaci. Le ricerche accademiche archeologiche descrivono un primo atto di “addomesticamento”, intorno al 6.000 a.C. in zone specifiche dell’Asia Centrale.

Oggi, la coltivazione della cannabis svolge un ruolo sempre più determinante nella produzione di inflorescenze da destinare all’attività farmacologica.

L’attività farmacologica della cannabis è attribuita ai metaboliti secondari conosciuti, quali fitocannabinoidi, terpeni e flavonoidi. Il contenuto e la composizione dei metaboliti secondari, sono influenzati sia da valori genetici sia da valori ambientali.

TIPI DI CONCIMI

Se i valori genetici sono la matrice di una combinazione di geni, attraverso i quali avviene la trasmissione delle caratteristiche biologiche, le condizioni ambientali possono avere la capacità di influenzare la qualità, la quantità e la distribuzione dei composti attivi presenti nella cannabis.

In questa interazione tra valori ambientali e valori fisiologici, intervengono in modo rilevante i fertilizzanti, con il ruolo primario di implementare la fertilità del suolo al fine di distribuire correttamente l’alimentazione necessaria per le piante.

Nel caso della cannabis medica i nutrimenti minerali diventano pertanto un fattore importante, non solo per la capacità di influenzare la crescita e lo sviluppo della pianta, ma anche perché agiscono in maniera diretta sui metaboliti secondari.

Oltre alla funzione di crescita, un’adeguata nutrizione delle piante è capace di ridurre stress, prevenire malattie, nonché la negativa pressione stagionale esercitata da alcuni insetti nocivi.

Prima di addentrarci sulla nutrizione minerale, è bene classificare i tipi di nutrienti che si distinguono per composizione, derivazione e utilizzo. I fertilizzanti, noti anche col nome di “concimi”, possono essere di derivazione organica, minerale o artificiale.

Essi vengono aggiunti al terreno in presemina e durante il ciclo di crescita per arricchirlo di elementi nutritivi; essenziali alle piante per garantire loro, un corretto stato di salute, maturazione e produzione fruttifera.

Le piante infatti, sono in grado di assorbire dal terreno, (siano essi già presenti che aggiunti), tutti gli elementi necessari per il loro sviluppo.

Possiamo suddividere i concimi minerali in: 

  • semplici; 
  • complessi; 
  • misti.

I concimi semplici sono quelli che forniscono un solo nutriente primario per le piante: azoto, fosforo o potassio. Per esempio: urea, solfato di ammonio, cloruro di potassio e solfato di potassio.

I concimi complessi invece contengono due o tre nutrienti primari per le piante di cui due sono in combinazione chimica; questi fertilizzanti sono generalmente prodotti in forma granulare. Per esempio: fosfato diammonico, nitrofosfati e fosfato di ammonio.

E infine i concimi misti sono miscele fisiche di fertilizzanti semplici. I fertilizzanti misti si ottengono mescolando accuratamente gli ingredienti sia meccanicamente che manualmente e sono principalmente ottenuti per reazione chimica fra due o più concimi semplici.

I NUTRIENTI DEI CONCIMI

I nutrienti che compongono i fertilizzati essenziali per tutto il ciclo vitale delle piante vengono classificati in:

  • nutrienti primari, principali o macronutrienti: azoto (N), fosforo (P), potassio(K);
  • nutrienti secondari: calcio (Ca), zolfo (S) e magnesio (Mg);
  • micronutrienti: boro (B), cloro (Cl), manganese (Mn), ferro (Fe), zinco (Zn), rame (Cu) e molibdeno (Mo), richiesti in quantità minori principalmente per trattare una carenza di nutrienti.

I principali macronutrienti coinvolti nella nutrizione delle piante sono conosciuti con l’acronimo NPK: azoto (N), fosforo (P) e potassio (K). Questi sono necessari affinché le piante di cannabis crescano forti, sane e producano un raccolto finale notevole e di qualità.

Insieme ai nutrienti primari le piante richiedono anche elementi secondari, avvicendati per far sì che crescano in salute e senza carenze.

I micronutrienti come manganese, boro, zolfo, ferro, molibdeno, zinco e rame, sono anch’essi presenti nella maggior parte dei fertilizzanti ma in quantità inferiori rispetto ai macronutrienti.

I dati raccolti negli anni sulla canapa indicano che la sua crescita e la resa possono essere fortemente influenzate dalla fertilizzazione, e che la concentrazione di cannabinoidi come THC, CBD, CBN ecc. può essere influenzata da eventuali fattori di stress, carenza di nutrienti e altri parametri ambientali. Le conoscenze agro-scientifiche disponibili per la cannabis medica suggeriscono alcune interessanti correlazioni tra pH del suolo, elementi nutritivi e metaboliti secondari.

In funzione di un miglior assorbimento dei minerali e per garantire un apporto nutritivo ottimale il pH del suolo raccomandato per la produzione di cannabis è 6,2 per i terreni minerali, 5,5 e 5,0 rispettivamente per i terreni minerali-organici e organici. Su suoli in genere acido-minerali il pH suggerito è 6,5. Tuttavia, è stato riscontrato che la cannabis cresce tranquillamente anche con un pH del suolo superiore a 7,0 nei terreni calcarei.

In linea di massima la cannabis cresce bene in un intervallo di pH del suolo compreso tra 6,0 e 7,0.

In linea di massima la cannabis cresce bene in un intervallo di pH del suolo compreso tra 6,0 e 7,0NUTRIZIONE MINERALE

La nutrizione minerale è uno dei principali fattori che influenza lo sviluppo vegetativo dell’intero corpo vegetale; che determina tra l’altro il potenziale di produzione. 

Comprendere i bisogni nutrizionali, le risposte fisiologiche e morfologiche delle cultivar alla nutrizione minerale aiuterà a migliorare gli schemi per l’apporto di nutrienti e la funzione delle piante.

Non esistono ancora molti studi accreditati sulle quantità esatte e le risposte dei vari cultivar alle variazioni dei fertilizzanti, ma pian piano, esperienza alla mano, comprendiamo meglio le esigenze di questa pianta, anche in funzione della diversità fra una coltivazione e l’altra.

In campo tecnico gestionale pertanto è fondamentale che ogni sistema di produzione in funzione del risultato finale abbia requisiti unici per l’applicazione e la gestione dei nutrienti.

Ad esempio i metodi di fertirrigazione a letto rialzato con fertilizzante minerale solubile applicato tramite irrigazione a goccia su alcuni cultivar specifici, sono molto più adatti, rispetto al metodo tipico delle colture a filari che potrebbero presentarsi invece preferibili per altri cultivar di cannabis, impattando in maniera rilevante, sul risultato finale per cui gli stessi cultivar sono stati adottati (fibra, biomassa o altro).

La pratica industriale e l’industria della cannabis stessa stanno cambiando rapidamente. 

Un recente, seppur lieve, liberalismo della cannabis ha portato al rapido sviluppo di cultivar adatti per la realizzazione di prodotti a base di fitocannabinoidi come il CBD o la miriade di terpeni utili per le aziende fitochimiche stesse. 

Sebbene esistano già farmaci registrati a base di CBD, una serie di prodotti sempre a base di cannabinoidi sono stati introdotti come integratori sotto forma di cristalli, inflorescenze e altro, con la nota dolente che per ora la legislatura è ancora poco chiara e scarsamente regolamentata.

Come per altre colture, l’obiettivo è gestire i nutrienti nel modo più efficiente possibile, attraverso l’identificazione della quantità e dei tempi ottimali di applicazione degli stessi, per massimizzare la produttività delle piante e ridurre l’impatto ambientale.
Si consiglia pertanto di condurre ricerche sulla fertilità dei terreni in ogni stato o regione in cui la cannabis deve essere prodotta, al fine di determinare adeguate raccomandazioni sui fertilizzanti minerali in base alle specifiche condizioni pedoclimatiche.

Per massimizzare l’energia netta, la mitigazione dei gas serra e la resa della biomassa, alcuni studi sul campo, hanno indicato che una media di 120 kg N ha −1 rappresentano un piano di fertilizzazione ottimale.

La maggior parte della cannabis in Italia viene coltivata in orticoltura outdoor, con impianti di distribuzione a goccia in LDPE (polietilene a bassa densità), a letto rialzato o metodi non troppo dissimili da altre colture orticole. I fertilizzanti minerali vengono applicati al terreno in fase di preimpianto, iniettati nelle linee di gocciolamento o entrambi. Prima di passare outdoor le piante vengono avviate per un breve periodo ​​in serre o in apposite growroom, su substrati fuori suolo, per poi essere trapiantate con una maggiore sicurezza nei confronti di fattori climatici avversi, che con l’avvicinarsi del bel tempo tendono a mitigare. 

Alcuni studi pubblicati negli Stati Uniti che hanno esaminato le concentrazioni di cannabinoidi nella cannabis medica ad alta percentuale di THC, hanno rilevato che tassi più elevati di fertilizzanti organici hanno aumentato la resa delle piante, ma hanno avuto un effetto generale nella diminuzione delle concentrazioni di THC, rispetto ad una più mirata e razionale fertirrigazione minerale confutata con altri studi.

Oltre alla genetica, la tipologia, la qualità e quantità dei fertilizzanti impiegati ci sono dati certi che le condizioni ambientali e le pratiche culturali differenti possono influenzare la produzione dei fitocannabinoidi.

N-P-K: AZOTO, FOSFORO E POTASSIO

I minerali più importanti per la cannabis e le piante in genere sono l’azoto, il fosforo e il potassio.

L’azoto è un componente principale per molti metaboliti coinvolti nei processi fondamentali delle piante, ed è quindi un fattore importante che governa lo sviluppo e la struttura per tutto il ciclo vitale.

L’applicazione di una maggiore concentrazione di azoto, dovrebbe essere preferibilmente somministrata in due o tre applicazioni separate per migliorare l’assorbimento e ridurre al minimo la lisciviazione, specialmente se si coltiva in terreni sabbiosi.

Un monitoraggio costante del suolo e del tessuto vegetale per i livelli di N diventa fondamentale, promuovendo in particolare, test sui tessuti vegetali per determinare la sufficienza durante la stagione e prestando attenzione alla clorosi delle foglie inferiori.

I risultati di alcuni recenti studi dimostrano che il livello ottimale di azoto per lo sviluppo e la funzione delle piante nella fase di crescita vegetativa è 160 mgL-1.

Il secondo elemento, il fosforo (P), dovrebbe essere presente in tutte le fasi della coltura in quanto favorisce lo sviluppo delle radici, migliora l’assorbimento dell’acqua e favorisce la formazione dei tessuti del fusto, inoltre migliora la qualità delle cime permettendo una crescita vigorosa. Durante la fase vegetativa e di fioritura il fosforo viene assorbito lentamente e si trova principalmente nelle foglie. 

Altri studi hanno dimostrato una risposta della resa al fosforo (P) aggiuntivo quando si hanno livelli bassi di fertilità del suolo. L’aggiunta di fertilizzanti al fosforo in fase iniziale migliora anche l’aspetto delle piante di cannabis. 

Come per l’azoto (N) i requisiti di fosforo (P) sulla cannabis dipenderanno dalle cultivar utilizzate e dall’ambiente in cui esse vengono prodotte.

Nella coltura del suolo outdoor è stato dimostrato che la cannabis medica cresce bene con livelli di P da medi a ottimali.

Per concludere gli aspetti salienti della triade dei macro “NPK”, il potassio (K) è un nutriente chiave per i processi di crescita e sviluppo. È responsabile della divisione cellulare, rende le piante più forti in caso di siccità o freddo estremo.  Il potassio attiva anche la fotosintesi, prima responsabile della crescita della pianta, ed è coinvolto nei processi della maturazione delle cime.

I fertilizzanti minerali, vengono distribuiti nel terreno attraverso l’acqua tramite impianti di fertirrigazione.  

Ingrandimento di una pianta di cannabis

A cura di Groow



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