Emanuele, 19 anni, era alla guida della sua auto quando ha perso il controllo ed è finito contro un muretto. A bordo erano in tre, lui e un suo amico se la sono cavata con alcune ferite, mentre il terzo ragazzo, Saby Miceli di diciotto anni, è morto sul colpo. La polizia arrivata sul posto lo sottopone all’alcol-test, che da un risultato di 0,4%, dato dalla birra che Emanuele aveva bevuto.
Una percentuale di alcol nel sangue che non sarebbe neppure considerata guida in stato di ebrezza (il limite è infatti 0,5) ma non per lui che è neopatentato e deve quindi sottostare al limite di o,o per i primi tre anni.
UN MOSTRO GIURIDICO APPROVATO PER DEMAGOGIA. La polizia non può far altro che applicare ciò che prevede la nuova legge sull’omicidio stradale e lo arresta in flagranza di reato. Il giudice dispone immediatamente i domiciliari, ma ora Emanuele dovrà andare a processo accusato di un reato che prevede da 8 a 18 anni di carcere. Subirà inoltre la revoca della patente e l’impossibilità di riottenerla per 15 anni. Praticamente una vita rovinata sull’altare della demagogia securitaria che portò all’approvazione di una norma già denunciata da molti esperti come un mostro giuridico. Una legge che venne approvata con larga maggioranza e salutata come una grande riforma in nome della sicurezza e del diritto delle vittime da Renzi e da tutto il governo.
Per Lorenzo, per Gabriele, per le vittime della strada. Per le loro famiglie. L’omicidio stradale è legge. #finalmente
— Matteo Renzi (@matteorenzi) March 2, 2016
ASPETTANDO I PRIMI CASI PER CANNABIS. Una norma che però stravolge il diritto, negando il diritto alla riabilitazione del condannato e prevedendo una serie di casi kafkiani come questo: un ragazzo rovinato per aver bevuto una birra. E che in futuro (come abbiamo già descritto approfonditamente in questo articolo) rischia di portare conseguenze analoghe anche per i consumatori di cannabis, che rischiano pene severissime se coinvolti in incidenti gravi, nonostante gli attuali controlli continuino a essere inattendibili, dando positività anche a chi abbia assunto delle sostanze diversi giorni (o anche settimane nel caso della cannabis) prima di mettersi alla guida. Ingiustizia è fatta.