Oslo sarà la prima città a zero emissioni
Più di 70 centri urbani nel mondo hanno dichiarato di voler raggiungere la neutralità del carbonio, ma lo faranno, se tutto va bene, solo entro il 2050. Oslo, invece, ha un piano per tagliare del 95 percento le sue emissioni molto prima, già entro il 2030. La capitale della Norvegia raggiungerà per prima l’obiettivo in Europa mettendo in pratica, come già sta facendo da qualche anno, una serie di misure utili a rendere la città sempre più vivibile.
Per iniziare, ha convertito centinaia di parcheggi per le automobili in giardini, aree pedonali e piste ciclabili, raggiungendo già quest’anno un taglio del 35 per cento. Poiché al trasporto è attribuibile la metà della produzione dei gas serra, la strategia è quella di puntare alla pedonalizzazione, alla diffusione delle biciclette, ai mezzi pubblici e a fare in modo che le poche auto che saranno ancora in circolazione siano tutte elettriche. Già un quarto lo sono e lo sono anche il 60 per cento dei nuovi modelli venduti.
Chi entra dalle periferie nell’area urbana dovrà pagare un pedaggio costoso, che possa rendere economicamente conveniente pensare di spostarsi in altro modo. Gli autobus e i traghetti saranno tutti elettrici. E poiché è anche uno dei maggiori porti del nord, anche questo settore verrà elettrificato, comprese le navi. Verrà anche data importanza alla capacità del suolo di immagazzinare carbonio, lasciando vaste aree a disposizioni delle foreste.
Il trattamento dei rifiuti verrà pianificato in modo che diventi il più possibile circolare. Saranno incentivate le pratiche di riuso, riciclo, condivisione e i consumi locali.
«È ancora possibile combattere il cambiamento climatico in linea con l’accordo di Parigi», ha detto Hilde Solli, consulente dell’agenzia per il clima della città, che ha reso nota la strategia. «Città come Oslo – ha aggiunto – hanno un ruolo chiave da svolgere, perché la maggior parte delle emissioni mondiali proviene proprio dalle città».
Oslo inoltre sta anche iniziando ad affrontare il problema delle emissioni legate ai prodotti fabbricati altrove e inviati in città oltre a educare i cittadini a fare lo stesso per ridurre i consumi in generale.