Oro verde, al cinema un nuovo film sulle origini del narcotraffico
«Esistono tante storie che raccontano il narcotraffico, talmente tante, che ormai è diventato un clichè. Detto questo, il periodo denominato giustamente “bonanza marinbera” – un periodo tra gli anni ’70 e ’80 in cui l’esportazione di cannabis negli Stati Uniti si è concentrata particolarmente nel deserto de La Guajira, dove è stato girato il film – era, secondo noi una storia interessante che non è mai stata raccontata», così il regista Ciro Guerra spiega perché “Oro verde”, al cinema dall’11 aprile, non è un film come tutti gli altri.
Guerra e Cristina Gallego, già insieme nel bellissimo “L’abbraccio del serpente”, hanno scelto di mostrare la storia di una famiglia indigena wayuu, un clan con a capo una donna, che si trova coinvolta nel boom del successo del commercio di marijuana ai giovani americani negli anni 70, affrontando così anche il ruolo, spesso dimenticato, delle figure femminili nel business del narcotraffico. Inoltre, aggiungono gli autori «Nell’arte colombiana c’è una glorificazione della violenza, una fascinazione per il potere e gli aspetti più brutali delle storie, nessuno sembra volersi avventurare in una profonda riflessione su questo. Questa rappresentazione unilaterale ci è apparsa problematica».
Insomma, “Oro verde” è un viaggio cinematografico alle origini del narcotraffico come non l’abbiamo mai visto prima.