Operazione Spazzamare: raccolte 10 tonnellate di rifiuti dai nostri mari
I mari e gli oceani di tutto il mondo sono colmi di rifiuti che, oltre a inquinare le acque, mettono a rischio la sopravvivenza di molte specie marine.
Per porre parzialmente rimedio a questo immenso problema, la Guardia costiera ha organizzato una delle più grandi operazioni di pulizia dei nostri mari: si tratta dell’iniziativa “Spazzamare”, nata nell’ambito di Clean Sea LIFE, progetto promosso dall’Unione Europea per sensibilizzare sul tema dei rifiuti marini.
Grazie all’impegno dei sub della Guardia costiera e di quasi mille volontari, durante la Giornata mondiale degli oceani celebrata lo scorso 8 giugno, con l’operazione “Spazzamare” sono state recuperate oltre 10 tonnellate di rifiuti dai fondali marini di tutta la Penisola.
Tra la spazzatura raccolta nella profondità dei nostri mari da Nord a Sud è stato trovato di tutto. Molta plastica e resti di attrezzatura da pesca, come ci si poteva aspettare, ma anche rottami di ogni tipo, autovetture e motorini, elettrodomestici, mobili, sanitari.
Purtroppo anche tante mascherine, entrate da poco nelle nostre abitudini quotidiane e immediatamente trasformate in ennesimo rifiuto che, se non correttamente smaltito, finisce inevitabilmente nell’ambiente.
Un’operazione senza precedenti e che ha consentito di raggiungere un grande risultato, ma è chiaro che per tutelare gli ecosistemi marini e terrestri occorre fare di più.
I rifiuti che ogni giorno finiscono nell’ambiente sono uno dei più grandi problemi ambientali del nostro tempo e costituiscono un’immensa minaccia alla biodiversità, all’economia e alla salute di tutti gli esseri viventi, compresi noi esseri umani.
Plastiche, microplastiche, attrezzature da pesca e altri rifiuti danneggiano i fondali, feriscono e uccidono gli animali marini che li ingeriscono o ne rimangono intrappolati e provocano danni anche alla nostra salute, poiché molti di noi si nutrono di specie che hanno ingerito frammenti di plastica.
Inoltre, le operazioni di pulizia hanno costi molto elevati: si calcola in Europa si spendano 630 milioni di euro all’anno solo per ripulire le coste.
La maggior parte dei rifiuti marini provengono da terra poiché abbandonati o smaltiti in modo scorretto. Si stima che ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica raggiungano il mare e, purtroppo, la quantità di rifiuti che produciamo sembra essere destinata ad aumentare.
Tutti noi però possiamo fare qualcosa per invertire questo trend. Innanzitutto, possiamo scegliere di acquistare prodotti privi di imballaggi o con imballaggi minimi, come il dentifricio e lo shampoo solidi, alimenti sfusi, bevande e detersivi alla spina.
In secondo luogo possiamo diminuire o addirittura eliminare il ricorso a prodotti usa e getta. Anche in questo caso, le alternative non mancano e il mercato offre diverse soluzioni. Esistono, ad esempio, opzioni ecologiche e sostenibili per sostituire la carta da cucina, gli assorbenti e i tamponi usa e getta, le stoviglie in plastica monouso e altri prodotti che utilizziamo ogni giorno, inclusa la mascherina, che possiamo scegliere in tessuto lavabile.
Oltre a ridurre la produzione di rifiuti alla fonte, ricordiamo che moltissimi prodotti di scarto possono in realtà trasformarsi in risorse grazie al riuso creativo e che la spazzatura deve essere smaltita in modo corretto attraverso la raccolta differenziata.
Infine evitiamo di abbandonare i nostri rifiuti in natura durante una passeggiata, un pic nic o una giornata al mare e, anzi, impegniamoci a raccogliere almeno una parte dell’immondizia che troviamo sulle nostre spiagge e nei nostri boschi. Basta davvero poco per aiutare l’ambiente e la nostra salute.
Fonte: People for planet