AntiproibizionismoHigh times

Onu: la riduzione del danno per un nuovo approccio agli stupefacenti

Per la prima volta nella storia la riduzione del danno viene inserita in una risoluzione approvata dalla Commissione stupefacenti dell'Onu

Onu riduzione danno
Il mondo cambia e con esso la politica sulle droghe che, da un approccio repressivo che criminalizza i consumatori, si sposta a livello internazionale verso la tutela delle persone, dei loro diritti e della salute pubblica. Ne è testimonianza il fatto che il tema della riduzione del danno sia stato inserito per la prima volta in una risoluzione Onu, in questo caso approvata durante la 67essima sessione dei lavori della Commission on Narcotics Drug.

STUPEFACENTI, GUERRA ALLA DROGHE E ALLE PERSONE

La “guerra alla droga” che è l’impostazione internazionale derivata dagli ultimi 70 anni di proibizionismo sfrenato, non è altro che una guerra a chi in realtà la droga la consuma: non tocca gli enormi monopoli che mafie e criminali hanno sulla gestione degli stupefacenti e non si occupa dei cittadini che li assumono, se non per mandarli in galera pensando così di risolvere un problema che in realtà si autoalimenta in un circolo vizioso senza fine. Miliardi di euro spesi per autoalimentare controlli e repressione in quello che si è trasformato in un corto circuito sociale: al consumo di stupefacenti la risposta è la prigione, mentre la droga circola come in ogni società umana dall’alba dei tempi, i criminali guadagnano miliardi, e spendiamo soldi pubblici per inasprire i controlli e mandare ancora più innocenti in galera.

Oggi, le politiche di diversi Paesi vengono modificate per sottrarsi a questa logica assurda, considerando il consumo di stupafecenti, al massimo, come un problema sanitario. Tradotto: se usi stupefacenti, invece che mandarti in carcere, ti affianco degli specialisti esperti che possano assisterti in caso di bisogno.

“Il termine ‘riduzione del danno’ si riferisce a politiche, programmi e pratiche che mirano a minimizzare gli impatti negativi sulla salute, sociali e legali dell’uso di droghe, delle politiche e delle leggi sulle droghe. La riduzione del danno è fondata sulla giustizia e i diritti umani”, dà come definizione la Harm Reduction International, che è una Ong che lavora sul campo a livello internazionale.

Quando il commissario tedesco per le droghe Burkhard Blienert più di due anni fa manifestò le intenzioni della cosiddetta coalizione semaforo di voler precedere ad una regolamentazione della cannabis, sottolineò che, a differenza di altri Paesi, la ragione essenziale di questa riforma non era di carattere economico, ma sociale: “Mi preoccupo di proteggere e aiutare le persone, non di punirle. Con la vendita controllata e regolata della cannabis in Germania, faremo la storia europea”, sentenziò, evidenziando che: “l’approccio del nuovo governo vuole essere rivoluzionario e porterà un “vero cambiamento di paradigma nella politica delle droghe e delle dipendenze”.

In Italia, sul tema, l’attuale Governo ha un approccio completamente diverso, come dimostrano i disegni di legge o i tentativi recenti di eliminare lieve entità dal reato di spaccio, inasprendo le pene e rischiando di portare in galera ancor più semplici consumatori di quanti già oggi finiscano nelle carceri più affollate d’Europa, le nostre, dove un detenuto su tre è in carcere per reati correlati alla droga, la maggior dei quali legati alla cannabis. O la riforma del codice della strada passata alla Camera che porterebbe al ritiro immediato della patente a un consumatore di cannabis anche nel caso avesse fumato giorni prima rispetto ai controlli, pazienti compresi.

LA RIDUZIONE DEL DANNO ALL’ONU

Antonella Soldo Onu
Antonella Soldo all’Onu

A questa sessione della Commissione Onu era presente anche Meglio Legale, che, per la prima volta, ha partecipato con status consultivo. “Questa sessione si è conclusa con un risultato importante, dato da diversi Paesi, Italia compresa”, sottolinea la portavoce dell’associazione, Antonella Soldo. “l’obiettivo è quello di potenziare gli strumenti di riduzione del danno a scapito della repressione. A difendere questa posizione insensata, ormai sono rimasti solo la Russia e la Cina. Il dibattito è stato stimolato da Paesi come Colombia e Stati Uniti che hanno fatto il puto della situazione sull’abuso di oppiacei spiegando che con la repressione non riescono ad arginare il fenomeno. Ci sono scenari geopolitici che stanno cambiando e gli oppiacei sintetici saranno sempre più un problema, dopo che i Talebani hanno interrotto la produzione di oppio e quindi di eroina, e sono sempre di più le mafie internazionali che puntano su quelli sintetici, come il Fentanyl, che sono molto più pericolosi. Paesi che stanno affrontando questo dramma, come gli Usa, hanno proposto di seguire la strada della riduzione del danno. In Italia è già presente nei Lea, i servizi essenziali di assistenza, e speriamo che Mantovano, che era presente, porti a casa l’idea di investire più risorse nella riduzione del danno per rafforzarla”.

“Con un clamoroso voto in plenaria, il primo dopo 50 anni di decisioni prese sempre con il metodo del consenso, la Commission on Narcotic Drugs delle Nazioni Unite di Vienna ha rotto l’ipocrisia che le aveva sempre impedito anche solo di nominare le parole Riduzione del Danno.” Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe che rappresenta alle Nazioni Unite, ha commentato così la notizia che la Commissione Droghe dell’approvazione della risoluzione in cui, con uno storico voto 38 a 2 (contrarie solo Cina e Russia) viene inclusa esplicitamente la riduzione del danno fra le azioni utili alla risoluzione della crisi di overdose.

Sono poche parole che però, messe nere su bianco, rendono più vicina la fine della “Guerra alla droga” che lascia prosperare le mafie e mette in galera i consumatori, per passare finalmente a una società che educa le persone e, se serve, dà loro una mano.

L’auspicio, per il nostro Paese, è che si riparta dai lavori della Conferenza nazionale sulle dipendenze del 2021 voluta dall’allora Ministra Fabiana Dadone a 12 anni dalla precedente, visto che l’attuale ordinamento italiano secondo l’Onu viola i diritti umani.

 



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