L’ONU lancia una colletta per evitare catastrofe ambientale
Occorre trovare 20 milioni di dollari per portare una nave in porto sicuro prima che si spezzi in due e riversi in mare più di un milione di barili di petrolio

È molto raro che questo succeda, ma visto che non si sa a chi chiedere, l’ONU lancia un appello al pubblico generale.
Occorre trovare 20 milioni di dollari per prevenire una catastrofe ambientale, economica e umanitaria, lungo le coste dello Yemen. C’è qui una petroliera FSO abbandonata a se stessa che va a zonzo da circa sei anni, senza controlli o manutenzione di qualsiasi genere, e che sta per spezzarsi in due.
I soldi serviranno per scaricare più di un milione di barili di petrolio (circa 160 milioni di litri) dalla nave e per trascinarla in un posto sicuro. La nave, che ironicamente si chiama Safer, è essenzialmente un relitto corroso ancorato lungo le coste dello Yemen da 30 anni, non distante dal porto di Hodeida controllato dai ribelli Houthi.
Le operazioni di manutenzione sono terminate nel 2015 e l’allarme su corrosione e perdite è stato dato a partire dal 2016. Ma gli appelli si sono intensificati negli ultimi tre anni. Lo scenario più orribile è quello in cui Safer potrebbe addirittura esplodere.
C’è molta urgenza, perché si stima che per eseguire tutte le operazioni necessarie di messa in sicurezza ci vorranno circa 4 mesi. I costi totali per la messa in sicurezza della Safer sono circa 140 milioni di dollari.
Sessanta milioni di USD l’ONU li ha già procurati ma non si sa dove prendere il resto. Di qui l’idea di chiedere almeno 20 milioni alla popolazione mondiale in modo da poter completare una prima serie di lavori i cui costi si aggirano sugli 80 milioni. Gli altri 60 verranno raccolti in seguito per i lavori meno urgenti.
Mille volte di più della cifra chiesta dall’ONU.
Se il petrolio dovesse finire in mare, circa 126mila famiglie di pescatori perderanno la loro fonte primaria di reddito in una nazione devastata dalla fame e dalla guerra.
La pesca subirà danni per almeno 25 anni.