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L’Onu chiede la fine della guerra alla droga

L’Alto commissariato per i diritti umani dell'Onu ha pubblicato uno storico rapporto in cui sottolinea il fallimento della guerra alla droga, invocando politiche a favore dei diritti umani

Onu ohcrh
Mentre in Italia il governo ha proposto una legge per inasprire le pene sulle droghe leggere anche nei casi di lieve entità, l’Onu, con uno storico rapporto, torna ad invocare la fine guerra alla droga sottolineandone gli effetti nefasti.

IL REPORT DELL’ALTO COMMISSARIATO PER I DIRITTI UMANI

L’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OHCHR) ha infatti pubblicato un report in cui mette in evidenza innanzitutto che la guerra alla droga – lanciata in Usa dal Nixon nel 1971 – è diventata innanzitutto una guerra contro le persone che la utilizzano.

“Gli approcci punitivi al controllo della droga, che in alcuni paesi comprendono la militarizzazione delle risposte delle forze dell’ordine per contrastare il problema della droga, hanno comportato una rapida escalation nell’uso della forza letale e continuano a facilitare la commissione di molteplici e gravi violazioni dei diritti umani, da inutili e uso sproporzionato della forza per le esecuzioni extragiudiziali, con relativa impunità”, mettono infatti nero su bianco gli esperti, sottolineando che “l’uso non necessario e sproporzionato del sistema di giustizia penale per affrontare i reati legati alla droga, ha portato a una crescita esponenziale della popolazione carceraria”.

Insomma, come scriviamo da tempo, la guerra alla droga che in Europa è diventata una “guerra alla cannabis”, in questi decenni ha coinvolto soprattutto i piccoli spacciatori e i consumatori, intasando le carceri e creando un cortocircuito a livello di diritti umani e di risorse economiche – spropositate -utilizzate, senza risolvere il problema, visto che la quantità di stupefacenti in circolo continua ad aumentare.

L’ONU CHIEDE DI “ADOTTARE ALTERNATIVE ALLA CRIMINALIZZAZIONE”

La raccomandazione degli esperti dell’Onu è dunque quella di “adottare alternative alla criminalizzazione, alla tolleranza zero e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso e una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”, denunciando in modo esplicito il fallimento delle politiche proibizioniste portate avanti fino ad oggi e rimettendo al centro le politiche che puntano sui diritti umani e sulla riduzione del danno.

134 organizzazioni non governative di tutto il mondo, a seguito del rapporto dell’OHCHR, hanno firmato una dichiarazione collettiva che esorta “la comunità internazionale ad agire in base all’innovativo appello del capo dei diritti umani delle Nazioni Unite per una riforma sistemica della politica sulla droga”.

Non più tardi di un anno fa gl esperti dell’Onu in materia di diritti umani avevano invitato la comunità internazionale a porre fine alla cosiddetta “guerra alla droga” e a promuovere politiche antidroga saldamente ancorate ai diritti umani. L’occasione era stata la giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga del 26 giugno 2022 evidenziando che: “I dati e l’esperienza accumulati dagli esperti delle Nazioni Unite hanno dimostrato che la guerra alla droga mina la salute e il benessere sociale e spreca risorse pubbliche senza riuscire a sradicare la domanda di droghe illegali e il mercato delle droghe illegali”.

Secondo gli esperti infatti: “L’uso e la dipendenza dalle droghe non dovrebbero essere trattati come una questione penale, ma piuttosto come un problema di salute da affrontare attraverso misure basate sui diritti, tra cui l’educazione alla salute pubblica, la fornitura di trattamenti di igiene mentale, assistenza e sostegno, riabilitazione e programmi di transizione/reinserimento”.

IN ITALIA SI VA NELLA DIREZIONE OPPOSTA

La posizione italiana in materia era già stata fortemente criticata dal Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite (CESCR) che aveva stigmatizzato “l’approccio italiano che punisce il consumo di droghe”, a fronte dell’”insufficiente disponibilità di programmi di riduzione del danno”.

Ma, nonostante questo, le ultime proposte di legge in materia vanno nella direzione opposta, come quella proposta da FDI che vuole inasprire la pena detentiva prevista per i reati di lieve entità connessi alle droghe, rischiando così di far collassare le carceri italiane già sovraffollate di semplici consumatori



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