Onda antiproibizionista
Almeno 20 miliardi di euro il fatturato annuo garantito alla criminalità organizzata italiana dal mercato illegale delle droghe proibite, nonostante le decine di migliaia di forze di polizia impiegate e i miliardi di euro spesi.
Quattro milioni di consumatori abituali, quattrocentomila piccoli spacciatori, oltre ottocentottanta mila persone coinvolte in procedimenti penali e amministrativi per possesso di droga, ventottomila detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti. È la fotografia italiana dei costi civili, economici e sociali delle politiche proibizioniste sulle droghe. Senza dimenticare i danni alla salute provocati dalla droga cattiva e dalla criminalizzazione del drogato.
Basterebbero questi dati per imporre un dibattito nell’opinione pubblica, a cominciare dalle classi dirigenti, per affrontare l’urgenza di una radicale inversione di rotta.
Invece no, c’è concesso un paio di volte l’anno di vedere da Vespa pontificare Giovanardi in una puntata dove l’unica alternativa consentita è “favorevole o contrario al consumo di droga?”. E anche sui giornali, se ne parla solo nel momento in cui accade il fatto di cronaca nera, con il “drogato” che viene sbattuto in prima pagina proprio nel momento in cui è più debole, privato della sua identità per rappresentare una categoria impersonale.
Finisce così che si venga arrestati per aver acquistato semi di canapa, condannati ad anni di galera per pochi grammi, con migliaia di immigrati costretti ad essere “clandestini” e passare da una condanna per aver venduto cd pirata a quella per spaccio.
In realtà, mai come oggi i proibizionisti sono deboli, non hanno futuro.
Pensateci, sono appesi a Gasparri, ad un Giovanardi che non si sente ridicolo neanche quando si vanta di aver dimezzato in due anni il consumo di droga in virtù di una indagine statistica che ha visto l’88% degli interpellati non rispondere alle domande. Basta che Vasco scriva la nuda verità sul suo profilo facebook per farli tremare.
Il momento che sta vivendo l’Italia è di quelli per cui può davvero succedere di tutto: può arrivare il peggio, oppure esplodere, tutta insieme, la ragionevolezza delle riforme.
Accadde già negli anni ’70, quando in un pugno di anni si ottenne il divorzio, la riforma del diritto di famiglia, l’obiezione di coscienza, il voto ai diciottenni, la chiusura dei lager manicomiali, l’aborto. Oggi può accadere lo stesso, anche una svolta antiproibizionista. Non dimentichiamo che già nel 1993 abbiamo nuovamente sorpreso il mondo allorché il 54% degli italiani disse si al referendum contro il carcere per i consumatori di droga.
A livello internazionale, intanto, di fronte ad un consumo di oppiacei che per l’Onu è salito del 35 per cento in 10 anni, raggiungendo quota 17,35 milioni di persone, quello di cocaina del 27% (17 milioni) e quello di cannabis dell’8,5 % (160 milioni), è accaduto il fatto nuovo della Global Commission on drug policy. Che un ex Segretario generale dell’Onu e decine tra le più autorevoli personalità della politica, dell’economia e della cultura dichiarino il fallimento del proibizionismo e si propongano la riforma delle convenzioni internazionali non è cosa da poco.
C’è un’onda che si muove e può spingere anche noi italiani, a patto di volerla cavalcare.
Il proibizionismo non funziona e non conviene, è una forma di repressione sociale di massa che provoca morte e garantisce fiumi di denaro a terrorismo e narcomafie.
Per batterlo, noi abbiamo voluto offrire a tutti un’occasione per stare insieme ed organizzare il “da fare”. E allora, ritroviamoci a Roma dal 22 al 24 settembre.
Ti aspettiamo…
Mario Staderini
Segretario Radicali Italiani