Omofobia, intolleranza e pregiudizi, non siamo ancora riusciti a sconfiggerli
In un mondo che predica l’uguaglianza tra tutti gli uomini,purtroppo aleggia ancora il fantasma della discriminazione. Ufficialmente non esiste,eppure è intorno a noi. La discriminazione, è causata dal pregiudizio, ovvero un particolare atteggiamento di risposta, positiva o negativa, nei confronti di una persona qualora appartenga ad una determinata categoria di persone. Pregiudizio nel senso letterale del termine vuol dire “giudicare prima”, intendendo prima di conoscere qualcosa, qualcuno od una situazione.
Il pregiudizio scaturisce dall’errata concezione che tutto ciò che è diverso dalla nostra cultura sia sbagliato, ma in realtà è proprio la non conoscenza dell’altro che ci fa paura perché a qualcuno sembra che vogliano intaccare il nostro ordine costituito ed i nostri modi di vivere, imponendo i loro.
Gli esseri umani possono differire per razze in base alle caratteristiche somatiche o meglio in base a un certo numero di caratteristiche somatiche che in genere compaiono insieme come il colore della pelle, il colore degli occhi, la forma del cranio, delle labbra, il tipo di capigliatura.
All’inizio dell’ottocento hanno cominciato a diffondersi dottrine che attribuivano alla razza tratti del carattere e del comportamento che non erano collegate per niente con le differenze somatiche. Queste dottrine si fondavano su in insieme di credenze:che vi sia una corrispondenza tra caratteristiche somatiche e tratti mentali e morali che sono anch’essi trasmessi in modo ereditario e che non si possono modificare;che l’organizzazione sociale rifletta la divisione dell’umanità in razze distinte;che vi sia una gerarchia naturale tra le razze e che questo giustifichi il dominio e lo sfruttamento da parte delle razze superiori su quelle considerate inferiori. Ma la diversità può non essere solo fisica, ma anche spirituale, morale, nelle tradizioni, nella cultura. In altre parole il pregiudizio non è rivolto solo agli stranieri ma anche ai diversi (il bambino down spesso dileggiato dai compagni, il cerebroleso, la ragazza madre in un piccolo paese, etc). Esso sorge sempre da un ‘errata considerazione dell’altro e dalla mancanza di rispetto per l’uomo, nonché da un animo poco sensibile e da una scarsa apertura mentale.
L’intolleranza si basa sui pregiudizi e quest’ultima altro non è che l’intransigenza verso (o la mancata accettazione di) persone o opinioni che esprimano punti di vista differenti dai nostri. Può manifestarsi con atteggiamenti o azioni di ostilità nei confronti di tali opinioni o della persona che le esprime; può sfociare in atteggiamenti razzistici, sessistici e in generale di avversione verso orientamenti e preferenze sessuali, posizioni religiose, politiche. Più in generale, il termine “intolleranza” viene usato per definire situazioni che portano una persona a non essere a proprio agio e può anche riferirsi a comportamenti. L’intolleranza comprende due grandi problematiche sociali: il razzismo e l’omofobia. Il razzismo storicamente rappresenta un insieme di teorie, rivelatesi poi errate, con fondamenti e preconcetti anche molto antichi, manifestatisi in ogni tempo con pratiche di oppressione e segregazione razziale, che sostengono che la specie umana sarebbe un insieme di razze, biologicamente differenti, e gerarchicamente ineguali. Omofobia è una parola composta e significa letteralmente paura dell’uomo.
La paura di cui si parla è generalmente intesa come “paura del diverso”, di quello che non si comprende, ed è per questo motivo che non può essere ritenuta una malattia ma una semplice presa di posizione. Una presa di posizione che porta all’omofobia deriva da episodi personali o estrazione culturale che hanno impedito (o impedito di comprendere) il livello di possibile amalgama di cultura, usanze o atteggiamenti sociali. In senso filosofico avere paura dell’uomo può anche semplicemente essere inteso come “avere timore dei suoi comportamenti”, della sua scarsa capacità di controllo, di improvvisi raptus pericolosi, della fragilità e dell’emotività che, in un carattere debole, possono diventare esplosivi, devastanti. la paura intesa dunque come timore. L’omofobia viene raccontata attraverso i suoi atti sui media ma solo quando serve per far risaltare la nostra “normalità” e la loro “anormalità” e non viene mai chiamata con il suo nome. Basti pensare che in Russia solo nel 1999 l’omosessualità ha cessato di esser considerata una malattia mentale e fino al 1996 era considerata un crimine.
L’orientamento sessuale, razziale, religioso o culturale di ciascuno di noi è il prodotto di una serie di variabili e di casualità. Nessuno ha diritto di sentirsi superiore ad un altro solo perché fa parte dell’orientamento ben accetto dal Potere e dalla Chiesa, perché non vi è alcun merito nell’essere eterosessuale piuttosto che omosessuale, nell’essere bianco piuttosto che nero, nell’essere cristiano piuttosto che mussulmano. L’omofobia è come il razzismo, come l’antisemitismo, come l’intolleranza e il pregiudizio: un atteggiamento incivile. Di tutto ciò non né devono parlare solo coloro che si sentono chiamati in causa in prima persona, poiché il problema riguarda soprattutto coloro che spesso e volentieri si autodefiniscono persone normali e perbene.
Siamo noi, persone che credono nell’uguaglianza degli esseri umani a pre scindere da qualunque segno di distinzione, che dobbiamo oggi parlare di omofobia, intolleranze e pregiudizi, gridarne le inaccettabilità e vergognarcene.
Silvia Crema