Ombrina Mare: l’Italia pagherà per aver fermato le trivelle in Abruzzo
Sul caso Ombrina Mare l'arbitrato internazionale ha dato ragione al colosso inglese Rockhopper, ma la costa dei Trabocchi in Abruzzo è libera dalle trivelle, e questo non ha prezzo
La società inglese Rockhopper Exploration ha vinto l’arbitrato internazionale contro l’Italia riguardante la piattaforma petrolifera Ombrina Mare, che avrebbe dovuto sorgere al largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti, all’altezza di San Vito.
L’Italia dovrà pagare 190 milioni di euro per aver violato il Trattato sulla Carta dell’Energia, un accordo da cui oggi diversi paesi vogliono retrocedere perché autorizza le multinazionali a fare causa per mancati introiti contro leggi dello Stato. Il versamento dovrà essere effettuato entro 120 giorni.
Dopo la mobilitazione popolare, era stato il Ministero dello Sviluppo nel 2016 a fermare le autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi offshore, in mare, entro le 12 miglia dalla costa, cioè poco più di 22 chilometri.
La decisione lascia un sapore amaro: questo arbitrato, composto da tre uomini non italiani e vicini al mondo dell’industria e del petrolio, non si è mai preoccupato di coinvolgere i residenti, di capire il perché delle battaglie della società civile, di sottolineare quanto più bella e più sana sia la Costa dei Trabocchi oggi, rispetto a ciò che la Rockhopper ne avrebbe fatto.
L’Italia pagherà, ma non abbiamo perso. La lezione di democrazia che è stata data in dieci anni di battaglie è qualcosa di straordinario. Davide ha fermato Golia e di questo dobbiamo essere orgogliosi.
Abbiamo salvato l’Abruzzo intero dalle trivelle, una cosa rarissima in tutto il panorama dell’attivismo internazionale.