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Il nuovo governo vorrebbe vietare la cannabis light?

cannabis light
Il nuovo governo non è ancora stato formato, ma è già arrivata la prima proposta di legge che vorrebbe vietare la cannabis light.

La legge è stata proposta in Senato il 13 ottobre, ma è una legge che risale al 2019, il cui primo firmatario è il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Abbiamo recuperato il testo della legge e ne abbiamo parlato con l’avvocato Zaina, per capire cosa aspettarci.

“Era una proposta già campata in aria ed era stata fatta nel 2019, in prossimità della pronuncia della sezioni penali unite della Cassazione”.

LA LEGGGE PROPOSTA DA GASPARRI PER VIETARE LA CANNABIS LIGHT

Partiamo dalla presentazione della legge sulla cannabis light, dove viene citato uno studio di Serpelloni, il capo del DAP ai tempi di Carlo Giovanardi che nel 2020 è stato condannato in primo grado a 7 anni e sei mesi di carcere per concussione quando era dirigente della Ausl di Verona. “Serpelloni viene citato come un luminare in materia e questo dà la cifra del livello tecnico: senza nulla togliere a Serpelloni possiamo dire che ci sono scienziati più qualificati di lui che viene citato perché sulle stesse posizioni”.

Riguardo il testo della legge si parte dalla prima modifica, dove viene scritto che “la coltura della canapa deve essere finalizzata in via esclusiva”. Secondo Zaina: “È chiaro che questa previsione è sorpassata dagli eventi perché già le Sezioni Unite hanno parlato di tassatività degli eventi contenuti nell’articolo 1 e nell’articolo 2 della 242 del 2016, e quindi è un’aggiunta che non ha nessun significato”.

Anche l’aggiunta al comma 3 dell’articolo 1 dell’espressione “per gli usi consentiti dalla legge” secondo l’avvocato “è un’affermazione in politichese che non significa niente”.

Poi, sempre all’articolo 1, ci sarebbe l’aggiunta del 3bis, che recita: “Le disposizioni di cui alla presente legge non si applicano all’importazione, alla commercializzazione e alla vendita al pubblico di prodotti costituiti da infiorescenze di canapa o contenenti tali infiorescenze, per usi diversi da quelli previsti dal presente articolo e dal comma 2 dell’articolo 2 e, in ogni caso, per uso direttamente o indirettamente ricreativo”. Anche questo, secondo l’avvocato Zaina, “è un principio superato dal fatto che la legge 242 si applica a coltivatori e produttori.

Poi anche all’articolo 2 viene aggiunto un comma 3bis, questo: “Sono vietati la vendita e l’utilizzo delle infiorescenze della canapa per uso umano”. Secondo Zaina, tolto il fatto che se venisse vietata la vendita delle infiorescenze a uso umano, si rischierebbe di bloccare anche la vendita ad uso medico che oggi viene effettuata presso le farmacie, resta il fatto che l’uso umano delle infiorescenze non è mai stato approvato, ecco perché vengono proposte ad uso tecnico, e quindi non si capisce come potrebbe essere vietato.

Infine c’è l’aggiunta del comma 1bis all’articolo 9, che recita: “A tutela dei consumatori, la raffigurazione della pianta o della foglia della canapa non può essere utilizzata a fini pubblicitari per rappresentare usi diversi da quelli previsti dal 3 comma dell’articolo 1 e dal comma 2 dell’articolo 2 né può essere associata a messaggi ambigui, tesi a uniformarla e confonderla con le altre varietà di cannabis, diverse da quella disciplinata dalla presente legge”. Questa, secondo l’avvocato, “è pura demagogia”.

In conclusione, secondo l’avvocato, è una legge che “ignora le modifiche che sono state apportate con la sentenza delle Sezioni Unite che hanno stabilito dei principi, e il legislatore, prima di intervenire, deve prenderne atto”.



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