Nel post-pandemia è boom di ecovillaggi
Con la pandemia sono cresciute le persone interessate a questo stile di vita. Ecco cosa aspettarsi, tra duro lavoro e miti da sfatare
Quanti nell’ultimo periodo hanno pensato di cambiare vita? Andare all’estero, prendere un van, trasferirsi dalla città alla campagna?
Una delle alternative che molti hanno preso in considerazioni sono gli ecovillaggi.
Questi luoghi così ricchi di pregiudizi: ”Ci stanno gli hippy o i comunisti”, “Si fuma dal mattino alla sera e si fanno cose indicibili dentro!”, “Son sette, isole felici….”. In questi anni in cui racconto queste realtà comunitarie le ho sentite e ne ho lette di tutti i colori.
In verità la vita qui è molto impegnativa: ci sono i ritmi della terra, che non stanno ad aspettare quelli umani, l’essere in relazione con altre persone 24 su 24, 7 giorni su 7, persone con abitudini, stati d’animo e approcci che possono essere diversi dal mio, e l’equilibrio da trovare tra bisogni individuali e bisogni comunitari. Solo per dire tre grandi sfide del vivere comunitario.
MA PARTIAMO DALL’INIZIO: COS’È UN ECOVILLAGGIO
Un ecovillaggio è una forma di comunità intenzionale: un gruppo di persone che ha un sogno, un’intenzione e una visione condivisa. Ogni gruppo di persone, quindi ognuno degli oltre 100 ecovillaggi in Italia, ha un proprio sogno e soprattutto una propria modalità per raggiungerlo. Questo significa che ciscuno è diverso dall’altro: ci sono quelli con un’economia totalmente in comune, altri con un’economia mista, alcuni possono fare dell’agricoltura la principale fonte di sostenibilità economica, mentre altri il fare corsi di formazione.
Possiamo però dire, come dice la parola stesso eco-villaggio, che queste realtà condividono alla base un desiderio di sostenibilità ambientale, di ecologia, di aggregazione, di vita lenta e di stare a contatto con la natura.
Per me l’ecovillaggio è un laboratorio dove si sperimentano quotidianamente nuove forme decisionali, agricole, economiche, di gestione del conflitto, di proprietà. Alcuni di queste esperimenti vanno a buon fine e si diffondono in maniera forte, penso al mondo della facilitazione che sta contaminando anche il mondo delle aziende o all’autoproduzione, mentre altri falliscono.
Posso e possiamo solo essere felici se l’interesse verso questi laboratori è in crescita.
Basta vedere il numero di post e iscritti nei gruppi Facebook sull’argomento oppure chiamare un qualsiasi ecovillaggio e farsi raccontare della mole di mail e chiamate di persone interessate a questo stile di vita.
E a te perché interessa il mondo degli ecovillaggi? Cosa ti spinge a voler vivere questa esperienza?