La potentissima “nuova droga ghiacciolo”: l’ice-o-lator secondo la stampa italiana
La "nuova droga ghiacciata", che sarebbe "conservata in acqua": il terrorismo psicologico della stampa italiana su un sequestro di hashish a Roma
Leggere certi articoli, anche per chi è ormai abituato ad ogni genere di bufala e mistificazione, fa più che altro tenerezza. Perché ci immaginiamo il solerte giornalista che corre dal caporedattore con il pezzo dal tono scandalistico appena finito, sperando di alzare un polverone nella città dove il proprio giornale viene pubblicato, grazie ad “una nuova droga” definita, a seconda della testata, come “droga ghiacciolo”, “premium frozen”, “olio di canapa da conservare a bassa temperatura marchiato Spritz”, per arrivare a “nuova droga ghiacciata” e “nuova droga sottozero”.
Ma cosa avranno mai sequestrato i Carabinieri a Roma per dar vita a tutti questi titoli scandalistici? Del semplice Ice-o-Lator, un hashish di alta qualità, che viene prodotto da anni e anni usando dei secchi, sacchi a maglie piccole (micronizzati), acqua e ghiaccio, che dunque, di “nuova droga”, non ha assolutamente nulla.

ICE-O-LATOR CONSERVATO IN ACQUA??
La confusione è alta, tanto che diverse testate nazionali, e anche un’agenzia internazionale, mostrando foto di panette di hashish sequestrato, scrivono che l’avrebbero trovato “conservato al freddo all’interno di un contenitore con acqua” collegato ad un termometro. Ora, conservare del fumo nell’acqua è la cosa più sbagliata che si possa fare, quindi, o hanno confuso il metodo di produzione di sostanza con quello di conservazione, o non si capisce bene cosa possano aver scritto.
Infine una nota sul quantitativo: le diverse testate giornalistiche, oltre che sul far terrorismo mediatico, sono d’accordo sul fatto che il sequestro abbia riguardato 8,7 kg di hashish. Però alcuni arrivano a scrivere che si tratta di 200mila “dosi”. Immaginando che per “dose” si intenda una canna, significa che i conti non tornano: 8,7 kg sono 8700 grammi, quindi, volendo esagerare, di dosi se ne potrebbero ricavare 27mila, usando uno 0,3 per ogni canna, che sono praticamente un decimo delle 200mila immaginate.