Novara: 297 cittadini comprano i terreni per fermare le trivelle dell’ENI
Sono sempre belle le storie di resistenza collettiva. Spesso si svolgono nel corso di anni, in paesi piccoli, che l’ENI e le altre ditte del petrolio (o qualsiasi altra multinazionale) pensano di potere conquistare con un po’ di chiacchiere, qualche atto di supposta generosità o, più spesso, con la sola prepotenza.
Ma a volte trovano pane per i loro denti. Come a Carpignano Sesia. Un paesino di 2500 abitanti in provincia di Novara che da anni combatte contro le trivelle, con alti e bassi. E per chi combatte questi prepotenti petrolieri, ne sono certa, ci sono stati tanti giorni di quasi felicità alternati a giorni di sconforto.
Ma sono andati avanti, per due, tre, quattro, cinque anni. E non si arrendono. La storia sembrava finita, ma l’ENI non rinuncia. E neppure i residenti.
Gli abitanti di Carpignano, riuniti nel Comitato DNT (Comitato Difesa del Nostro Territorio) per ribellarsi alla prepotenza della multinazionale hanno deciso di compare collettivamente il terreno che si vuole trivellare. Sono in 297. Vogliono mostrare al cane a sei zampe, che sono in tanti a non volerlo qui. E in caso ci dovesse essere esproprio forzato, l’ENI dovrà vedersela con 297 persone, e non con un proprietario solo.
Il pozzo Carpignano Sesia faceva – anzi fa – parte del Progetto Carisio, voluto dall’ENI in partnership con la Petroceltic d’Irlanda al 47.5% ciascuna e al 5% della microscopica Compagnia Generale Idrocarburi.
La storia inizia nel 2012. Anche se non si sa neanche con certezza, alcune stime parlano di 280 milioni di barili di petrolio da estrarre in un territorio di 728 chilometri quadrati. Appena circolata la notizia in tanti iniziano a spendere tempo ed energia, in modo del tutto volontario, per evitare la petrolizzazione dell’area. Dopo incontri informativi, richieste a provincia, regione e petrolieri di ascoltare il territorio, raccolta firme, manifestazioni, lettere, report tecnici stilati da professionisti, prese di posizione, non siamo ancora arrivati alla parola fine.
In questi anni sono stati in tanti a dire di no, incluse la Regione Piemonte, la Provincia di Novara, la ASL di Novara, e vari Comuni del circondario: Carpignano Sesia, Arborio, Barengo, Briona, Fara, Fontaneto D’Agogna, Gattinara, Ghemme, Ghislarengo, Lenta, Lozzolo, Novara, Prato Sesia, Romagnano Sesia, San Nazzaro Sesia, Sillavengo, Sizzano.
Ovviamente, in questo no c’è anche la grande maggioranza delle persone che vivono a Carpignano. Nonostante tutto, nel gennaio del 2017 l’ENI ha ricevuto parere positivo dalla Commissione VIA (l’Ente del Ministero dell’Ambiente che attribuisce i permessi di estrazione) per trivellare a Carpignano. Menomale che l’ENI ha sempre affermato di volere il dialogo con il territorio e di rispettare i cittadini.
Adesso il permesso positivo si trova sul tavolo del Ministero per l’ambiente, in attesa dell’approvazione finale. E la storia non finisce qui. A pochi chilometri di distanza c’è il nuovo progetto “Cascina Alberto” prima della Northern Petroleum e ora passato alla Shell.
Anche loro dicono di volere arrivare ad un consenso con il territorio. A tutti le mie solite parole: non credete ad una sola parola di quello che i petrolieri vi diranno. Vogliono solo venire a trivellare. Non gliene importa niente né di Novara, né del Piemonte, né dell’Italia o di nessun’altro. Gli interessa solo il denaro.
articolo tratto dal blog ufficiale di Maria Rita D’Orsogna