Notturno – Gianfranco Rosi
Se avete visto Roma in “Sacro GRA” e Lampedusa, isola-simbolo della crisi dei migranti, in “Fuocammare” attraverso lo sguardo di Gianfranco Rosi, non sarete certo voi a perdervi “Notturno”, il nuovo docufilm del regista girato nel corso di tre anni in Medio Oriente sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano.
Il documentario, in sala a partire dal 9 settembre, racconta, attraverso incontri e immagini, la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, fino all’apocalisse omicida dell’Isis.
Storie diverse alle quali la narrazione conferisce un’unità che va al di là dei confini. La guerra non appare direttamente, ma se ne sente la presenza opprimente, un peso tanto gravoso da impedire di proiettarsi nel futuro: il conflitto, la violenza e la distruzione, risuona nei canti luttuosi delle madri, nei balbettii di bambini feriti, nella messinscena dell’insensatezza della politica recitata dai pazienti di un istituto psichiatrico. In primo piano, come sempre accade con Rosi, c’è l’umanità che qui si ridesta ogni giorno da un notturno che pare infinito, lungo il confine che separa la vita dall’inferno.