Non surgical modifications

Con il termine “body modification” o “body art” intendiamo quella particolare forma artistica che prevede una modificazione volontaria e consapevole del proprio corpo, attraverso varie pratiche.
Il tatuaggio e il body piercing sono sicuramente i due aspetti più conosciuti, più diffusi e probabilmente più accettati della body art, ma sicuramente non i più estremi. In questi anni, un numero sempre maggiore di persone si sta avvicinando alla cultura della modificazioni corporee e la richiesta di un certo tipo di pratiche sta incrementando. Possiamo sostanzialmente dividere tali pratiche in non chirurgiche (non surgical modifications) e chirurgiche (surgical modification).
Tatuaggi, piercing, branding e scarification possono essere considerate modificazioni non chirurgiche, in quanto relativamente invasive, invece quando si fa riferimento a modificazioni chirurgiche si intendono tutte quelle procedure che comportano un intervento più “drastico” sul corpo umano: impianti, transdermals, genital modifications, tongue splitting, subincisioni e amputazioni.

Il tatuaggio è una delle più antiche pratiche di decorazione corporea e, negli ultimi anni, sta oramai divenendo un vero e proprio fenomeno di massa, come anche il body piercing. Anelli all’ombelico, brillantini al naso o al labbro sono molto diffusi, ma ultimamente si stanno scoprendo nuovi materiali, nuovi gioielli e nuove soluzioni sempre meno invasive. Ad esempio, una delle ultime novità sul mercato sono i “microdermal”, gioielli piccolissimi (appena 6.3 mm di lunghezza, 2.3 mm di larghezza e 2.3 mm di altezza) la cui forma consente di posizionarli in posti dove normalmente non si potrebbe eseguire un piercing e il risultato finale è una sola estremità visibile. Sono prodotti in Titanio Implant Grade, perciò la guarigione risulta molto semplice e veloce, garantendo ottimi risultati. Vengono inseriti tramite una piccolissima incisione praticata con un bisturi circolare o un ago e posizionati nel derma.

Altra particolare forma di body piercing sono i cosiddetti “surface piercing”, ovvero fori superficiali: vengono eseguiti su superfici piatte del corpo umano, come ad esempio collo, petto, fronte, sopracciglio. Normalmente si utilizzano barre che il piercer prepara appositamente per il cliente, creando quindi un gioiello studiato per ogni singolo individuo. Per praticare il foro, si preferisce all’uso del normale ago un piccolo bisturi da biopsia circolare, applicando la tecnica del punch and taper (bisturi e inseritore). La guarigione di questi fori risulta molto lenta, difficile e in alcune parti del corpo non sempre garantita.

Altra pratica piuttosto diffusa delle modificazioni non chirurgiche è il “branding”, che consiste in una cicatrice provocata dall’applicazione sulla pelle di materiale incandescente (solitamente metallo), causando un’ustione che si tramuta poi in cheloide. Ci sono diversi modi di praticare il branding, quello tradizionale comporta l’uso di una lamina di metallo, mentre oggi si preferiscono altri strumenti quali la cautery pen. I tempi di guarigione del branding sono molto lunghi e li risultati non sempre corrispondono alle aspettative.

Infine, altra pratica non chirurgica è la “scarification”, che caratterizza quasi tutte le culture tribali. In occidente questo tipo di modificazione risultava, fino a non molto tempo fa, legata all’ambiente S&M e al gioco dei ruoli, mentre oggi molte persone si interessano a questa pratica per fini esclusivamente estetici. Consiste nell’uso creativo e artistico delle cicatrici in modo tale che il risultato sia esteticamente e spiritualmente appagante: cicatrici in rilievo, preferibilmente cheloidi, sono il miglior risultato auspicabile, ma nella maggior parte dei casi il risultato finale sono solamente delle cicatrici ipotrofiche. Esistono vari tipo di scarification: cutting, skin removal, chemical scarification.

Il “cutting” è una delle forme più diffuse di scarificazione e consiste nel “disegnare” sulla pelle un’immagine predefinita utilizzando una lama chirurgica o bisturi. L’incisione praticata solitamente non supera i 3 mm di profondità, a seconda della zona del corpo interessata e consiste in un taglio piuttosto netto che non comporta quindi la rimozione di pelle. Proprio in questo differisce dallo “skin removal” o “skin peeling”. Anche in questo caso vengono utilizzate lame chirurgiche per praticare l’incisione, ma lo scopo è quello di asportare porzioni di pelle. Inizialmente si eseguono singole incisioni per delimitare la parte da asportare, come nel cutting, anche se in questo caso la profondità della ferita risulta minore. Quindi, con l’aiuto di una particolare pinza si rimuove il tessuto. È sconsigliato asportare grosse quantità di pelle, dato che questa rappresenta la prima barriera, oltre che la più importante tra noi e gli agenti esterni. Il risultato finale è, comunque, molto simile a quello del cutting. In entrambi i casi riveste una grande importanza il modo in cui viene curata la ferita. Ogni operatore suggerisce al cliente il modo più appropriato, secondo le proprie esperienze, è per questo molto importante affidarsi ad un professionista se si decide di optare per questo tipo di modificazione.

La “chemical scarification”, invece, non prevede, se non in rari casi, l’uso di taglienti, ma semplicemente di sostanze chimiche. Sebbene molte di esse siano caustiche abbastanza da provocare profonde lesioni cutanee e quindi cicatrici, la scelta della sostanza da utilizzare risulta di fondamentale importanza. Anche se potrebbero risultare di ovvio utilizzo, acidi e basi (come ad esempio la soda caustica) non devono mai assolutamente essere utilizzate per una scarificazione chimica, dato che non se ne può controllare la posizione e lo spargimento sul tessuto. Sono preferibili agenti ossidanti, che risultano più facilmente controllabili e il cui tempo d’azione è molto più lento rispetto ad acidi e basi, abbassando notevolmente il rischio di ustioni nel resto del corpo. Questa pratica deve essere sempre e comunque preceduta da un accurato ed attento studio delle varie sostanze chimiche utilizzate e non risulta quindi praticabile da operatori non qualificati.
fonte: bmezine.com
GIORGIA
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