Non solo terra
Scegliere il giusto suolo in cui far crescere le vostre piante determina la qualità della cannabis che raccoglierete. Conoscere le differenze tra diversi substrati e additivi può aiutare a far crescere il vostro bagaglio di esperienze e migliorare i vostri risultati.
Cosa scegliere
Quando si seleziona il substrato di coltivazione, non si devono considerare solo i rapporti N-P-K (azoto, fosforo e potassio), ma anche la capacità del mezzo di trattenere l’acqua e fornire aerazione per consentire una corretta azione capillare sia nei periodi umidi che in quelli asciutti. La nostra consueta rubrica “Prime Armi” si occuperà in questo numero di spiegare le nozioni basilari al fine di saper scegliere il miglior substrato in base alle proprie esigenze.
Suolo
Selezionare un buon substrato di coltivazione è il primo step per ottenere un buon raccolto, badate bene che ogni tipo di coltivazione domestica, che sia indoor e outdoor ha inizio con la scelta del seme e del metodo di coltura. Comprare del terriccio a buon mercato o scegliere di utilizzare la terra che si trova in giardino non è mai una buona scelta per chi si cimenta nell’autoproduzione le prime volte. Spendere qualche euro in più per acquistare dei substrati altamente performante, rappresenta un’ottima scelta per chiunque voglia ottenere il massimo da una coltivazione, senza incorrere in problemi che metterebbero a rischio qualsiasi raccolto.
Affidatevi all’esperienza
Il mio consiglio è sempre quello di affidarsi al personale di un qualsiasi growshop, che saprà sicuramente indicarvi il miglior prodotto adatto alle vostre esigenze.
Iniziamo la nostra guida elencandovi diversi tipi di substrati adatti ad ogni tipo di coltivazione, ricordando che i substrati colturali più comuni si possono suddividere in due principali categorie: substrato composto da una miscela di terriccio, contenente tutti gli elementi essenziali di natura organica (conosciuto anche come suolo), e substrato per coltivazioni idroponiche, come argilla espansa o la lana di roccia (in questo caso si tratta di substrati inerti, privi di alcun contenuto nutrizionale).
Il terriccio
È il substrato più largamente utilizzato in assoluto, non vi è cosa più naturale di far crescere una pianta direttamente in terra! Normalmente i terricci che si trovano in vendita nei growshop sono tutti altamente indicati per la coltivazione di cannabis. Le migliori marche di fertilizzanti infatti, producono in larga parte anche dei propri substrati, già pre-fertilizzati con l’aggiunta di perlite e pieni zeppi di oligoelementi, senza contare un rapporto N-P-K- adatto alle varie fasi di coltivazione.
Un buon terriccio è ricco di torba e morbido al tatto, favorisce il drenaggio dell’acqua anche grazie all’aggiunta di vermiculite e risulta molto poroso al tatto, per permettere un buon attecchimento delle radici e favorire il passaggio d’aria.
Esistono sul mercato substrati più o meno fertilizzati, sta al coltivatore saper scegliere il giusto mezzo di coltura in base alle proprie esigenze.
Fibra di cocco
Il Coco o più correttamente la fibra di cocco, può essere miscelata in substrato personalizzato o può essere utilizzato in coltura idroponica, poiché è classificato come mezzo inerte, il che significa che contiene quasi zero micro minerali o oligoelementi.
Un buon consiglio è di usare una piccola parte di cocco e perlite intorno al fondo del vaso, ciò favorirà il passaggio d’aria tra le future radici. Sul mercato, la fibra di cocco è disponibile sotto forma di blocchi rigidi ottenuti da gusci di cocco e fibre fatti a pezzi e disidratati, pronti all’uso. In alternativa altre aziende vendono sacchi interi di fibra pronta all’uso. Il cocco è adatto alla coltivazione di cannabis grazie al suo rapporto umidità – ventilazione del 70:30. Molti coltivatori alle prime armi che coltivano su terreno, commettono spesso l’errore frequente di innaffiare in eccesso le piante. Per fortuna, nel caso del cocco, le fibre permettono un adeguato drenaggio dell’acqua in eccesso, miscelare piccole parti di fibra di cocco con del terriccio pre-fertilizzato rappresenta un’ottima scelta per evitare future problematiche e mantenere il substrato areato. Per quanto riguarda gli inconvenienti, il principale problema di questo tipo di substrato consiste nella sua tendenza ad asciugarsi più velocemente, richiedendo quindi irrigazioni più frequenti.
Composizione del suolo
Come abbiamo accennato, un suolo adatto alla coltivazione della Cannabis non dev’essere né troppo soffice né troppo compatto. Un substrato equilibrato non deve trattenere troppa acqua (come invece accade nei terreni troppo compatti), ma non deve neppure asciugarsi troppo velocemente (come accade nei terreni troppo soffici). Un terreno saturo d’acqua non permette alle radici di respirare, mentre uno troppo drenante ostacola la corretta idratazione delle piante di Cannabis. I sacchi di terriccio dovrebbero sempre indicare se si tratta di un substrato umido o asciutto. Fate sempre attenzione alle indicazioni riportate sulle confezioni e cercate una buona via di mezzo.
Perlite
La perlite è una sostanza inerte che deriva dall’ossidiana, un tipo di roccia vulcanica. Con il passare del tempo, questo tipo di roccia assorbe umidità dall’ambiente circostante e, dopo essere stata estratta, viene frantumata in pezzi più piccoli. Una volta schiacciata, l’ossidiana viene esposta a temperature estreme (850–900°C) per consentire all’umidità contenuta al suo interno di evaporare, costringendo così la roccia ad espandersi rapidamente. Il risultato è un materiale simile ai popcorn, incredibilmente leggero e con un aspetto bianco brillante con la capacità di trattenere l’umidità e di asciugarsi di nuovo. Questo mezzo economico e semplice non ha alcun valore nutrizionale, quindi è perfetto da miscelare in piccole parti con il terreno. Il mio consiglio è quello di sgretolare della perlite in cima al vaso, essa è infatti un indicatore affidabile della quantità di acqua presente nel substrato, se la perlite assumerà un colore verde scuro e la parte superiore della superficie diventerà viscida, allora è molto probabile che vi sia una quantità eccessiva di acqua all’interno del vaso.
Argilla espansa
Utilizzato nei sistemi di coltivazione idroponici e all’interno di terreni di coltura per creare camere d’aria, questi additivi semplici ma efficaci vengono utilizzati per il giardinaggio e l’abbellimento commerciale. Quando acquisti palline di argilla espansa, dovrai lavarle accuratamente fino a quando tutta la polvere marrone color sabbia non sarà completamente scomparsa, questa operazione è vivamente consigliata per chi utilizza dei metodi di coltivazioni idroponici, ma non risulta essenziale in altre tipologie di colture. Un buon consiglio è quello di aggiungere uno strato di argilla espansa, alto almeno due centimetri, alla base dei vasi. Ciò consentirà un ulteriore drenaggio e assicurerà che ci sia abbastanza aria fresca per le radici. Durante l’irrigazione, le sfere di argilla favoriranno notevolmente il drenaggio dell’acqua. Inoltre, puoi fare lo stesso sulla parte superiore del terreno utilizzando un pugno di sfere di argilla per prevenire l’accumulo di acqua e la comparsa di micro organismi.
Lana di roccia
È un substrato inerte e sterile, ciò significa che non trattiene alcun tipo di nutrimenti, che trattiene facilmente i liquidi, ed è composto da un materiale piuttosto flessibile che permette alle radici di crescere liberamente, oltre ad offrire un buon supporto alle piante. Prima di essere usata, la lana di roccia dev’essere immersa per 24 ore in un vassoio contenente acqua con pH uguale a 5,6. La lana di roccia tende per natura ad avere un pH piuttosto elevato e, di conseguenza, dev’essere abbassato. È un substrato particolarmente apprezzato per i risultati che offre e, oggi, è uno dei prodotti più richiesti nel settore dell’idroponica. Un impianto idroponico tende ad offrire risultati considerevolmente migliori rispetto ad un sistema composto da un substrato in terra. Tuttavia, si tratta di una tecnica colturale molto più costosa che richiede impegno e competenze maggiori. Nella maggior parte dei casi, i coltivatori alle prime armi dovrebbero evitare di adottare questo sistema.