Non solo cannabis. Gli Usa stanno diventando meno repressivi grazie ai referendum
Nei referendum statunitensi dello scorso 4 novembre, i temi della giustizia e dell’equità sociale hanno trovato sostenitori in entrambi gli schieramenti politici. Gli elettori hanno lanciato un chiaro segnale di sdegno a un sistema giudiziario che manda in galera più persone negli Stati Uniti che in tutti gli altri paesi del mondo. Anche qui molti cominciano a pensare che ridurre le pene per i reati minori e fare maggior uso di servizi sociali, sanitari e riabilitativi porti a risultati migliori rispetto alla scelta di armare ulteriormente la polizia. Nonostante la sconfitta dei Democratici nelle contemporanee elezioni di mezzo mandato, il risultati dei referendum dimostrano una presa di coscienza di alcune ingiustizie nell’applicazione delle leggi, e anche il capo del Dipartimento di Giustizia Eric Holder ha dichiarato che troppe persone restano troppo tempo in prigione solo per un’applicazione iniqua della legge da parte di polizia e magistratura.
STOP ALLE PRATICHE POLIZIESCHE DISCRIMINATORIE. La recente vittoria dei referendum promossi dai movimenti e dalle lobby per la legalizzazione della cannabis va quindi collocata in una più ampia richiesta di giustizia da parte dei cittadini. Al successo delle iniziative di legalizzazione terapeutica e ricreativa in Alaska, Oregon e Washington D. C. si aggiunge infatti, in numerosi altri stati, contee e città, l’approvazione delle proposte di riduzione delle pene per reati minori, fra i quali la detenzione di cannabis. New Mexico, Michigan, Maine e Massachusetts si sono espressi in tal senso e ora c’è grande attesa per le future decisioni della Grande Mela. Intanto pare che il New York Police Department abbia smesso di praticare il buy-and-bust, teatralità di strada dove il poliziotto si divertiva a fingersi acquirente per poi arrestare lo spacciatore incredulo. Questo cambio di rotta è conseguenza di un impegno del sindaco Bill de Blasio per rieducare gli atteggiamenti eccessivamente disinvolti del NYPD. Che comprendono anche lo stop-and-frisk, altra performance di strada dove i poliziotti possono fermare e perquisire a propria totale discrezione qualsiasi umano circolante nei quartieri di New York. Di solito ispanici e afroamericani che poi risultano innocenti nell’ottanta percento dei casi, come dimostrano i dati storici di questa pratica poliziesca. E non solo a New York: nella capitale, il 90 percento degli arresti per detenzione di cannabis riguarda afroamericani e quindi anche a Washington la vittoria del referendum sulla legalizzazione assume un significato di giustizia sociale.
MENO REPRESSIONE, PIU’ PREVENZIONE. Ora il sindaco di New York, inizialmente freddo nei confronti delle iniziative di depenalizzazione dei piccoli reati, è tirato per la giacca a modificare le leggi locali in materia di microcriminalità, limitazioni ai poteri della polizia e, ovviamente, legalizzazione della cannabis. Il risultato più prossimo sarà la riduzione della pena per possesso a una semplice multa. I procuratori locali si stanno già esprimendo chiaramente in tal senso: da luglio a oggi il distretto giudiziario di Brooklyn ha respinto le accuse portate dalla polizia nel 34 percento dei casi, in gran parte relativi a detenzione di cannabis. Questo articolo del New York Times racconta il nuovo atteggiamento dell’amministrazione De Blasio nei confronti della perseguibilità dei consumatori di cannabis. Anche in California sono passate le iniziative di depenalizzazione, e il Los Angeles Times racconta in questo articolo di persone finalmente liberate dopo oltre un anno di prigione per semplice possesso di eroina. Ora la discussione si sposta sulle modalità di prevenzione e riabilitatazione, con l’aiuto di nuovi soldi provenienti dalle tasse sulla cannabis e dai risparmi sulle risorse finora dedicate a perseguire penalmente consumatori e ladri di galline.