(non diventiamo) Una generazione di zombie
In un volumetto che lessi tanto tempo fa Konrad Lorenz, il padre dell’etologia, diceva che uno degli 8 peccati capitali della società contemporanea fosse l’uso di antidolorifici, una delle pratiche più deleterie che potessimo acquisire in ragione del fatto che dopo millenni in cui il dolore è stato accettato e trattato come un allarme necessario della natura umana, si edulcorava ed assumeva il ruolo differente di handicap, rispetto alla funzione originaria di marcatore sintomatico di un disagio. Si introduceva la pratica di agire sui sintomi, anziché ricercarne le cause.
L’ho presa un po’ larga perché amo Lorenz e perché l’incipit offre lo spunto per parlare dei molti modi che oggi usiamo per sedarci, dall’uso di psicofarmaci all’esasperazione di pratiche, ed identificazione in modelli imposti che altro non hanno se non la funzione di distaccarci da una realtà che altrimenti non riusciremmo più a tollerare.
I bambini che si inchiodano alla PlayStation, gli adolescenti che si ammazzano di alcool, i malati di giuoco che si fottono il magro stipendio alle slot machine, gli esempi potrebbero continuare… Hanno in comune il desiderio di sedazione che accompagna le tappe di un inconsapevole via crucis che a volte può persino suscitare invidia.
Così come l’introduzione degli antidolorifici ha trasformato i campanelli d’allarme naturali del nostro corpo in qualcosa da sopprimere, poiché ne elimina gli effetti spesso senza occuparsi delle cause, anche i modelli estetici di riferimento hanno alla fine modificato la nostra percezione del bello che si è omologata. Gli interventi estetici che trasformano i volti in maschere ridicole sembrano suggerirci che a nessuno piace la sua faccia e preferisce renderla il più possibile simile alle altre. Anziché essere orgoglioso della propria unicità.
“Oltre il cancello” dove le regole che vigono altro non sono che la trasposizione di quelle all’esterno, adattate all’alienazione che consegue una condizione di cattività gestita malissimo, la sedazione è una necessità, per i reclusi ma anche per le guardie, tutti prendono dosi massicce di psicofarmaci, distribuiti generosamente dall’amministrazione penitenziaria ed i non reclusi hanno il privilegio di poterli mescolare con l’alcool. L’unico modo per scampare alla diffusa pratica della sedazione farmacologica, per chi è in galera è fare attività fisica e farne il più possibile, seppur le condizioni non sono proprio ottimali.
Diciamo che per non diventare una generazione zombie è tardi, ciò che possiamo organizzare è una resistenza intelligente, che nella peggiore delle ipotesi perderà imbattuta.