Animals

Non basta un agnello per fare una Pasqua

Non basta un agnello per fare una PasquaCon l’avvicinarsi della Pasqua sono soliti comparire immagini e articoli che inneggiano allo scempio delle macellazioni di massa degli agnelli. Truce quanto vera realtà che letteralmente si consuma ogni anno, con cadenza lunare durante quella che è la festa cristiana per eccellenza (che poi siano effettivamente tutti credenti è un altro paio di maniche).

La maggior parte della popolazione occidentale ha una visione antropocentrica, dove il ruolo dell’animale è quello di essere a disposizione dell’uomo. Come compagnia, aiutante nei lavori di fatica e, più spesso, come alimento. E se è vero che l’uomo in questa filosofia si pone su un gradino superiore è altrettanto vero che la sofferenza, la paura e il dolore accomuna tutte le specie viventi, perché sono emozioni ancestrali che risvegliano una coscienza più vecchia di noi.

Aldilà quindi della scelta strettamente personale di mangiare o meno carne animale, la questione della mattanza degli animali ci dovrebbe umanamente toccare. Ci sono una serie di norme che regolano non solo la macellazione, ma anche l’allevamento degli animali e il loro trasporto. Regole che servono per garantire igiene degli ambienti, qualità delle carni e rispetto della vita.

Basterebbe forse mettere sullo stesso piano cani, gatti, conigli, suini, ovini, bovini eccetera? Alcuni di questi animali sono comunemente definiti “da compagnia” mentre altri sono culturalmente associati ai tagli presenti nel banco frigo del supermercato. Forse è per questo che cambiamo il nome allo stesso animale di cui leggiamo le avventure ai nostri figli o di cui gli simuliamo il verso per farlo divertire.  Se mangi un cappone non è come masticare il gallo che canta chicchirichì e il manzo non è può essere proprio lo stesso che fa muuu

Non so quanta ipocrisia ci sia di fondo, e non ho nemmeno l’ardire di definire cosa sia giusto o sbagliato.

Però sfido chiunque a deglutire con gioia pasquale un pezzo di agnello arrosto dopo aver visto gli innumerevoli video che documentano i maltrattamenti disumani che questi animali soffrono. Credo che si possa decidere se mangiare o meno carne. Ma credo allo stesso modo che non si possa volere mangiare della carne che è stata di un animale strappato dalla madre a un mese di vita, probabilmente ammassato per ore insieme ad altri esseri terrorizzati come lui, portati in una stanza intrisa di morte. Quando va bene stordito prima dell’esecuzione, o altrimenti lasciato morire agonizzante.

Visto che viviamo in una società e in un’era contraddistinta da una possibilità di scelta quasi illimitata, credo il limite al diritto di mangiare carne animale debba convivere con il diritto a una vita dignitosa e a una morte meno cruenta possibile per gli animali. Non solo a Pasqua.

Per chi volesse questo è un link per un menù pasquale non alternativo, semplicemente rispettoso.



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