Nixon ha criminalizzato la cannabis sapendo che non era particolarmente pericolosa
Ha dell'incredibile la registrazione di Nixon diffusa in questi giorni dove l'ex presidente Usa, protagonista della Guerra alla droga, spiega di non sapere nulla di cannabis, se non che non sia particolarmente pericolosa
È la personificazione del proibizionismo, colui che ha lanciato la guerra alla droga, in realtà una guerra alla cannabis, per come la conosciamo oggi, ma sapendo bene che non è una sostanza «particolarmente pericolosa». Ha dell’incredibile la registrazione tenuta segreta fino ad oggi e svelata dal New York Times nella quale l’ex presidente Usa Richard Nixon, parlando con lo staff della Casa bianca in un colloquio informale ma registrato, lo ammette candidamente.
«NON SO NULLA DI MARIJUANA, SO CHE NON È PARTICOLARMENTE PERICOLOSA»
Lui, che in una conferenza stampa del 1971 aveva definito la droga come il nemico pubblico numero uno della nazione, inaugurando la stagione occidentale – mai finita – della criminalizzazione del consumo degli stupefacenti, della cannabis parlava così: «Lasciatemi dire che non so nulla di marijuana. So che non è particolarmente pericolosa, in altre parole, e la maggior parte dei ragazzi è a favore della sua legalizzazione. Ma d’altra parte, è il segnale sbagliato in questo momento».
L’audio è stato scoperto tra migliaia di ore di registrazioni ufficiali della Nixon Library dall’attivista per la legalizzazione del Minnesota Kurtis Hanna, che ha detto al New York Times di essere rimasto scioccato nel sentire l’ex presidente «dire l’esatto opposto di ciò che pensavo credesse».
La stampa Usa fa notare che non è la prima volta che emergono prove che suggeriscono che le opinioni private del presidente Nixon sulla cannabis non erano in linea con la posizione intransigente della sua amministrazione. L’assistente di Nixon John Ehrlichman, che venne arrestato per il suo coinvolgimento nello scandalo Watergate, ha ammesso in un’intervista del 1994 che le motivazioni dell’amministrazione dietro la guerra alla droga erano politiche, non guidate da preoccupazioni per la salute pubblica.
Avete letto bene? Abbiamo mandato in galera migliaia e migliaia di ragazzi che hanno avuto la sola colpa di fumare un fiore, e l’abbiamo fatto perché secondo Nixon la cannabis era scomoda politicamente e perché la sua debole presidenza aveva bisogno di un nemico intorno al quale radunare le truppe. L’altro ieri era la cannabis, ieri gli immigrati, oggi abbiamo l’imbarazzo della scelta.
CHE SENSO HA VIETARE CANAPA E CANNABIS LIGHT IN ITALIA NEL 2024?
La cosa che fa rabbrividire è il paragone con le posizioni odierne del governo Meloni, che vuole vietare la cannabis light e la canapa industriale per principio, perché dà loro fastidio e non perché ci siano dietro ragioni di salute o sicurezza. Anzi, le ragioni economiche sarebbero tutte dalla parte del settore, come spiegato dalle associazioni canapicole e da quelle agricole nazionali, come Coldiretti, Confagricoltura, CIA e Copagri, che non sono certo organizzazioni insurrezionaliste ma continuano a chiedere al governo un passo indietro.
La ciliegina sulla torta? Giorgia Meloni è appena stata premiata dal sovranista Musk all’Atlantic Council, e nel suo discorso ha citato proprio Regan parlando di patriottismo. La libertà e i nostri valori occidentali, così come l’orgoglio, sono «le armi che i nostri avversari temono di più», ha detto la premier che ha citato l’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan: «Dobbiamo capire che nessun arsenale, nessuna arma al mondo è formidabile quanto la volontà e il coraggio morale di uomini e donne liberi».
Chissà che non lo capisca anche lei, valorizzando il “valore occidentale” della libera impresa nel settore della canapa, dove migliaia di cittadini, imprenditori e uomini liberi, lotteranno con “volontà e coraggio morale” per difendere le proprie aziende e il proprio futuro.