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Nitro – Danger (recensione)

816Srcxo3EL._SL1423_La prima volta che vidi Nitro fu ad una finale del tecniche perfette. Attorno aveva tanti amici ma lui se ne stava zitto, concentratissimo. Aveva 16 anni, se non sbaglio. Quella sera in finale tra l’altro c’era un certo Moreno e aveva spaccato parecchio (dite ciò che volete ma non siate ipocriti), e tanto per la cronaca alla fine ha vinto quello che mi era piaciuto di meno. Qualche tempo dopo me lo sono trovato in TV, a sputare rime (e a sputare – letteralmente – sul palco), facendosi giudicare da certa brutta gente dopo ormai qualche anno di battaglie e di finali raggiungendo un’inaspettata e probabilmente meritata finale.

Da quel momento ho sentito parlare sempre più spesso di Nitro e se prima mi era capitato di dovermi andare a cercare – come faccio spesso con i giovani MC – qualcosa di inedito, qualche featuring, qualche pezzo, all’improvviso erano quei pezzi a cercare me, a partire dal grandissimo exploit avuto con la strofa tratta proprio dal mixtape di Spit. Ricordo ancora l’entusiasmo con il quale i suoi amici a Vicenza mi dissero una sera che Nitro sarebbe stato l’unico featuring ufficiale dello street album di Fabri Fibra: “Casus Belli”. Il pezzo in questione si chiamava “Felice Per Me”; era appena stato inciso e io già ero venuto a conoscenza  di alcune delle rime che avrei sentito da lì a pochi mesi, in quella che fu un’ennesima conferma di un talento puro e per fortuna tra i molti di questa generazione di rapper pronti ad esplodere (si pensi ad esempio a gente come Anagogia). Ricordo bene anche il mio di entusiasmo quando ho poi sentito quel “tutti bravi a dire che ti meriti di più e quando ottieni ciò che meriti non lo meriti più”.

Lunghi capelli biondi, un look a metà tra Kurt Cobain e Axl Rose, adesso Nitro è in Machete, probabilmente il collettivo giusto per lui. Un gruppo di artisti che abbiamo spesso osannato per le loro capacità indiscusse di promozione e autoproduzione a 360° di sé stessi, capace in poco tempo di mettere d’accordo in tanti e riempire di date il proprio calendario ma che come tanti altri artisti di successo sono spesso vittime di critiche alle volte ingiustificate. In giro è pieno di MC scarsi che quando li critichi ti danno dell’hater, il vero hating, spesso (ma non sempre) ingiustificato, colpisce soprattutto chi ha successo, questo è un fatto. Non serviva un genio per immaginare che di lì a poco avremmo assistito alla pubblicazione del suo primo disco, successivo solo a quello di Enigma e precedente a quello di altri Macheteros, scelta frutto probabilmente di una più ampia cassa di risonanza del rapper Vicentino, trovatosi forse a dover preparare un disco suo con tempistiche molto diverse rispetto a quelle ipotizzate qualche anno prima. In quel momento Nitro lo trovavo sugli scaffali dei centri commerciali e delle librerie e quel ragazzo silenzioso che avevo visto qualche anno prima si è trovato a dover fare i conti con la fama, la metropoli e con gli instore.

Spesso i campioni di freestyle non sanno scrivere, questo è un altro fatto. Ascoltando”Danger” si ha l’impressione che Nitro si senta a suo agio più davanti a un foglio bianco che davanti a un avversario sul palco e questo è un complimento speciale se si pensa che scrivere e realizzare un disco in una situazione di attesa come quella che gli gravitava attorno dopo gli ottimi esordi con Machete dev’essere stato ancora più difficile. Lui che si era già presentato come eccezionale MC in extrabeat, in “Danger” sorprende per la personalità dimostrata al microfono. Il rap di Nitro volteggia tra un’autoreferenzialità che non è scanzonata e arrogante ma al contrario è cupa e fiera, con vene spiccatamente autodistruttive e disilluse, in alcune occasioni misogine e una grande ricchezza di riferimenti a letture, cinema, arte e musica. Metricamente impeccabile, immagine rock e attitudine 100% hip hop, sui beat ruvidi di Shocca, Squarta, Stabber, Salmo, Strage, Danny The Cool, Deleterio, Belzebass, Karma 22 e Davide Ice, Nitro in “Danger” dimostra di sapere come muoversi e di avere perfettamente consapevolezza del mezzo che sfrutta, in un momento in cui avrebbe potuto tirare fuori una vera bomba ma anche sbagliare tutto, incastrandosi in un personaggio tutto rabbia, extrabeat e punchlines. Se i due singoli “Danger” e “Back Again” sono 100% potenza e flow,  pezzi come “Margot” o “0” dimostrano un’attitudine alla scrittura viscerale nella quale ci si rispecchia, nonostante la sua giovane età mentre altri, come “Storia di un presunto” e “Without You” dimostrano un tentativo di dare ampiezza al disco con parti più intime e personali, in alcuni tratti quasi cantate.

“Danger” ha il solo difetto di essere un disco troppo veloce. E non parlo solo di durata, l’impressione è che ci si poteva prendere ancora un po’ di tempo per perfezionarlo in alcuni passaggi e in alcuni tratti che stonano un po’. Ma questa, in fin dei conti – oltre ad essere tratto distintivo dei tempi che corrono – è peraltro la caratteristica di tutti i prodotti della Machete, un team che per fortuna non ci lascia mai periodi troppo lunghi senza uscire con qualcosa di nuovo. Dai tempi del nostro primo incontro non è passato che qualche anno e personalmente sono felice di non essermi sbagliato e di sapere che l’entusiasmo che avevo un tempo è stato e verrà ripagato. In questo periodo storico in cui tutti si sentono in diritto di dire la loro, sarà solo il tempo a stabilire dove c’è talento e dove c’è la possibilità di scolpire il proprio nome sulla roccia piuttosto che sulla sabbia. Nel caso di Nitro, che non dobbiamo dimenticare essere un classe ’93, possiamo affermare con grande tranquillità che qualsiasi dubbio sul suo conto è facilmente spazzabile, non che ce ne siano poi molti. Starà a lui riuscire sempre a rinnovarsi, forte della consapevolezza nei propri mezzi e nella sua attitudine. Promosso a pieni voti.

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Robert Pagano



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