Ambiente e natura

Le balene senza difesa: respinta la proposta di una riserva nell’Atlantico

Le balene senza difesa: respinta la proposta di una riserva nell'Atlantico

Per la terza volta dal 2012 è stata presentata alla commissione baleniera internazionale (IWC) la proposta della creazione di un santuario delle balene. Un’area di 20 km quadrati nell’Oceano Atlantico meridionale dove questi straordinari mammiferi possono stare al riparo dalle persecuzioni dell’uomo. Per la terza volta la proposta è stata respinta.

La IWC è stata fondata nel 1946 per favorire la caccia dei cetacei, ne fanno parte ad oggi 88 Paesi. Negli anni la direzione degli interventi della commissione è passata (almeno formalmente) dal favorire al regolamentare le azioni delle baleniere, dato che la popolazione mondiale delle balene è diminuita drasticamente. Nel solo 20esimo secolo sono stati uccisi 2,9 milioni di esemplari. Il 71% di questi negli Oceani del sud del mondo.

Ma facciamo un passo indietro. Sembra sempre la solita storia, tutti sappiamo della caccia alle balene, magari abbiamo visto qualche video di Greenpeace o documentari in merito, e magari ci siamo anche scandalizzati per le barbarie che subiscono impunemente questi animali. E nulla cambia. Questo ennesimo no ne è la prova. Per essere approvata servivano il 75% dei voti favorevoli: solo 38 su 64 hanno votato per il si.

La proposta del santuario delle balene nell’Atlantico meridionale è promossa da Brasile, Argentina, Gabon, Sud Africa e Uruguay, spalleggiati da diversi Paesi africani, asiatici e piccole isole, che hanno imparato a sfruttare la presenza delle balene facendo eco turismo. I contrari Giappone, Russia, Norvegia e Islanda (da tenere a mente quando si sceglierà la prossima meta per le vacanze e per fare pressione sui governi).

Esistono già due oasi di pace per le balene, una nell’Oceano Indiano, e l’altra nell’Oceano Antartico. Perché sarebbe importante crearne una terza? Non è solo il bracconaggio a creare scompensi nella popolazione dei cetacei, ma anche l’inquinamento, l’innalzamento delle temperature, l’inquinamento acustico e i detriti marini. Il santuario vuole essere un’area dove poter sviluppare una ricerca scientifica non violenta e in ambiente naturale, favorire la coordinazione internazionale attraverso il IWC che avrebbe parte attiva nel progetto.
Aumentare la consapevolezza che è possibile attivare uno sfruttamento delle migrazioni delle balene non aggressivo e feroce grazie al turismo sostenibile, creando anche nuovi posti di lavoro, e supportare le ricerche nazionali condividendo i dati e massimizzare gli interventi.

Un’area dove le balene non solo possono sopravvivere, ma anche e soprattutto ripopolarsi e prosperare.

La commissione si riunisce ogni due anni. A presto quindi una nuova campagna di sensibilizzazione e raccolta firme. L’appuntamento è per il 2018.



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