«Nessun’altra pianta ha questa varietà di effetti farmacologici», la cannabis secondo la IACM
La IACM (Inernational Association for Cannabinoid Medicines) da 19 anni si batte per il miglioramento della situazione legale riguardo la cannabis e i suoi componenti farmacologici più importanti, promuovendo la ricerca e facendo informazione, soprattutto a livello scientifico.
Lo fanno ad esempio con l’ormai mitico bollettino, che racchiude gli studi scientifici più recenti e viene pubblicato ogni due settimane. E’ disponibile anche in italiano e la traduzione è a cura del dottor Francesco Crestani.
L’altro strumento con il quale la IACM racconta i progressi medici e scientifici nel campo della cannabis è la conferenza che ogni due anni si tiene in Germania. Quest’anno i saluti iniziali sono stati fatti dal dottor Manuel Guzman dell’Università Complutense di Madrid, pioniere nelle ricerca sugli effetti della cannabis contro il cancro. Nei 3 giorni si sono succeduti ricercatori, medici e professori di livello internazionale, che hanno affrontato la cannabis a livello scientifico nei suoi vari aspetti. Dal dottor Roger Pertwee che ha affrontato il tema del potenziale terapeutico della pianta, passando per lo speech del dottor Ethan Russo, direttore della ricerca e sviluppo presso l’International Cannabis and Cannabinoids Institute (ICCI), che ha fatto il punto della situazione tra gli studi passati e futuri, fino all’intervento del presidente della IACM, Franjo Grotenhermen.
Il secondo giorno ha visto, tra gli altri, una panoramica sugli estratti a base di CBD fatta dal ricercatore olandese Arno Hazekamp e le relative problematiche, e due studiose americane, Ziva Cooper e Bonni Goldstein che hanno affrontato il tema della cannabis nel mitigare la crisi dovuta agli oppioidi in USA e l’uso di cannabis a livello pediatrico. L’ultimo giorno hanno spiccato gli interventi del dottor Guillermo Velasco su cannabis e trattamento del cancro e quello di Daniele Piomelli, che di recente ha fondato la rivista scientifica Cannabis and Cannabinid Research, dedicato alle applicazioni cliniche relative al Sistema Endocannabinoide.
Anche quest’anno c’è stata una rappresentanza italiana, che ha visto l’esposizione di due diversi poster scientifici, uno a cura del dottor Lorenzo Calvi, che riguardava l’irradiazione di infiorescenze con i raggi gamma per sanificarle, e uno a cura della dottoressa Viola Brugnatelli, fondatrice di Cannabiscienza e nuova ambasciatrice della IACM per l’Italia, e del dottor Gastone Zanette, ideatore del primo corso universitario sulla cannabis presso l’Università di Padova, che analizzava il cambiamento del panorama medico-scientifico italiano, proprio alla luce del corso di Padova e di quelli di formazione per il personale medico-sanitario che Cannnabiscienza offre online.
All’ultima edizione, che si è tenuta dal 31 ottobre al 2 novembre, siamo andati anche noi. E così, per capire meglio quali siano gli obiettivi di questa associazione, che ogni due anni richiama ricercatori giovani e veterani da ogni parte del mondo e unendo esordienti ai mostri sacri in materia, abbiamo chiesto direttamente al presidente, il dottor Franjo Grotenhermen, che, affetto da una patologia che non gli permette di restare in piedi per più di un’ora al giorno, ha svolto come di consueto il suo intervento da sdraiato.
Cos’è la IACM?
IACM è un’associazione scientifica e quello che stiamo provando a fare è di far avanzare le tematiche relative alla cannabis da un punto di visto scientifico, organizzare conferenze e favorire lo scambio di conoscenze, dare informazioni al pubblico e infine supportare la ricerca.
Dopo tutti questi anni passati a studiare la cannabis, ci può dire cosa rappresenta per lei la cannabis?
E’ una pianta con uno spettro farmacologico davvero ampio e non ce n’è nessuna altra che abbia questa varietà di effetti. Può aiutare i pazienti non solo per il trattamento del dolore, che è una delle cinque grandi aree di intervento, ma anche in patologie neurologiche, patologie psichiatriche, anoressia e nausea e infine per le patologie infiammatorie. Potremmo avere almeno un centinaio di patologie che potrebbero essere trattate con la cannabis, che però non funziona per tutti i pazienti: ad esempio sul dolore funziona in genere in 1 paziente su 3.
Stiamo assistendo alla rivalutazione delle potenzialità della cannabis, e nel 2020 i paesi membri dovranno votare le raccomandazioni dell’OMS sulla sua riclassificazione. Che ne pensa?
La classificazione degli stupefacenti non è fatta in base a motivi scientifici, ma politici. La cannabis ad oggi non è classificata correttamente. Ha degli effetti collaterali, ne ho parlato (il riferimento è al suo intervento durante la conferenza, ndr), e ha benefici. Può essere benefica o può essere dannosa. L’alcol è una sostanza più problematica degli oppioidi, la cannabis lo è meno del tabacco. E comunque non si può risolvere il problema delle droghe con il proibizionismo, non è la maniera giusta per affrontarlo.
Da un lato abbiamo più di 30mila studi sulla cannabis, dall’altra ci sono medici e farmacologici che chiedono più studi sulla composizione chimica e i principi attivi. Lei che idea ha?
Abbiamo molti studi e conosciamo gli effetti collaterali acuti e cronici meglio di qualsiasi altra medicina, così non avremo sorprese come accade invece per altri medicinali che vengono immessi sul mercato e dopo qualche hanno devono essere ritirati per effetti collaterali gravi; queste cose le sappiamo molto bene. E le risposte future arriveranno solo continuando a fare ricerca.
Fonte: cannabisterapeutica.info