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Nelle farmacie è arrivata la cannabis prodotta a Firenze. Ecco come fare per ottenerla

cannabis terapeuticaÈ entrato in vigore il 15 dicembre il decreto del Ministero della Salute sulla cannabis terapeutica. Il documento, oltre a individuare nel Dicastero le funzioni di organismo statale per la coltivazione della cannabis, contiene un allegato tecnico rivolto ai medici e ai farmacisti per consentirne l’uso in maniera omogenea in tutta il territorio dello stato. Unico produttore dello stupefacente nel nostro Paese rimane al momento lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.

ANCORA DUE ANNI DI PROGETTO PILOTA. Resta ancora possibile ottenere l’autorizzazione all’importazione di cannabis medicina nel caso la produzione nazionale non si dimostrasse sufficiente. Il progetto pilota, in questa prima fase della produzione durerà 24 mesi, durante i quali saranno effettuate le verifiche del raggiungimento dei risultati attesi. Le Regioni e le Province autonome dovranno predisporre le richieste di fabbisogno per l’anno 2017 entro il 31 maggio del 2016. Quelle relative al 2016, invece, potranno essere presentate entro il 31 gennaio 2016.

PRESCRIZIONI ANCORA TROPPO DIFFICILI DA OTTENERE. Ma come sarà possibile ottenere la cannabis terapeutica? Il problema fondamentale è proprio questo. La normativa dimostra di non essere assolutamente al passo con la ricerca scientifica, dove si moltiplicano gli studi che evidenziano le proprietà della cannabis anche nella cura di patologie considerate lievi come i dolori muscolari non gravi o i disturbi del sonno, sottolineando come la canapa sia quasi sempre preferibile ai farmaci solitamente utilizzati (antidolorifici e sonniferi ad esempio) in quanto sostanzialmente priva di effetti collaterali. Se è vero, infatti, che formalmente è sufficiente una normale ricetta da parte del medico curante per ottenere la cannabis, il problema è che in Italia siamo ancora al punto in cui viene considerata come una terapia compassionevole da fornire a pazienti alle prese con gravissimi dolori e sui quali i farmaci “normali” non hanno effetto.

UN DECRETO NON AL PASSO CON LA RICERCA SCIENTIFICA. Secondo la legge che ancora regolamenta l’accesso alla cannabis per i malati italiani (il decreto Turco del 2007), la cannabis è prescrivibile dal medico curante solo nel momento in cui sia riscontrata l’inefficacia di tutti gli altri farmaci in commercio, e solo per una ristrettissima lista di patologie. Siamo insomma ancora ben lontani da una normalizzazione della canapa come farmaco, e distanti anni luce dalla legalizzazione a scopi medici intrapresa da molti stati americani, dove essa è accessibile in modo semplice e per tutti quegli scopi terapeutici sui quali la scienza ha già dimostrato una sua efficacia farmacologica.

TUTTE LE PROBLEMATICHE ANCORA NON RISOLTE. Ma i problemi non si fermano qui. L’ Associazione Cannabis Terapeutica (ACT) e la Società Italiana di Ricerca sulla Cannabis (SIRCA) hanno inviato una lettera al ministero della Salute e all’Ordine dei medici sollevando una serie di criticità “gravemente pregiudiziali all’avvio di una seria applicazione del progetto”. Le contestazioni principali sono quattro: si vieta l’uso degli estratti, si obbligano le farmacie, che già distribuiscono la cannabis, a dotarsi di macchinari costosissimi, sono state escluse patologie come Parkinson, Alzheimer, Epilessia, Chron e SLA, ed il fatto che risulti vietato guidare (e lavorare in certi casi) per almeno 24 ore dopo l’ultima somministrazione.

SERVE CON URGENZA UNA VERA LEGGE QUADRO. Come evidenziato sul sito cannabisterapeutica.info, l’Italia dimostra di non essere ancora un paese per malati, e lo si capisce subito a partire dalla forma legislativa, quella del decreto, scelta per l’ennesima volta quando si tratta di legiferare in materia di cannabis e medicina. Nel momento in cui le evidenze scientifiche a livello mondiale mostrano ormai in modo incontrovertibile i benefici prodotti dalla cannabis come farmaco, in Italia la legge mostra ancora lacune enormi, che rendono di fatto la possibilità di cura una chimera per migliaia di malati. Quando tempo servirà ancora alla politica per comprendere che serve urgentemente una legge quadro che sia seria e al passo con la scienza ed i diritti dei malati?



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