Negozio leggero: la spesa senza imballaggi
Il franchising italiano che ha lanciato la vendita di prodotti sfusi e con il vuoto a rendere
Chi è solito orientare i propri acquisti in base alla qualità delle materie prime, al processo produttivo ecosostenibile, al trattamento dei lavoratori equo e giusto, alle caratteristiche etiche dell’azienda che le produce, alle modalità di trasporto e dello smaltimento in linea con il rispetto dell’ambiente sa bene che c’è vita oltre i supermercati e i centri commerciali, oltre i prodotti da agricoltura industriale o iperconfezionati.
Dai mercati contadini, alle piccole botteghe, ai gruppi di acquisto, sono diverse le soluzioni per chi tutti i giorni sceglie una filosofia di vita per un consumo più consapevole. Di queste realtà alternative, fanno parte anche i negozi sfusi, alla spina e zero waste, di cui, per fortuna, si sente sempre più parlare e che per molte persone sono diventati un riferimento nell’acquisto di generi alimentari, detersivi, cosmetici, pet food e molto altro.
In questo genere di negozi è possibile portare i propri recipienti da casa e riempirli con la quantità desiderata di prodotto, altrimenti sono presenti diverse soluzioni come contenitori riutilizzabili, principalmente in vetro, da acquistare solo la prima volta e da riutilizzare quelle seguenti.
IL PRIMO FRANCHISING SENZA IMBALLAGGI
Una delle prime esperienze in Italia, ma anche in Europa, è il Negozio Leggero, nato a Torino nel 2009 con l’obiettivo dichiarato della riduzione dei rifiuti e di promuovere un ripensamento collettivo del nostro modo di fare la spesa. Oggi Negozio Leggero è un franchising con oltre venti punti vendita fisici e uno shop online.
Ideatore del progetto è l’ente di ricerca ambientale Ecologos che negli anni è riuscito a disimballare oltre 1.500 prodotti di qualità, a filiera controllata e provenienti da produttori medio-piccoli che garantiscono condizioni di lavoro eque.
La vendita alla spina permette di acquistare prodotti di qualità senza imballaggio, alleggerendo la produzione dei rifiuti domestici. Acquistando prodotti sfusi inoltre si minimizzano anche gli sprechi perché si compra solo ciò di cui si ha realmente bisogno.
Attraverso il lavoro di ricerca è possibile monitorare costantemente quanto incide a livello ambientale la mancata produzione di imballaggi: ad esempio, in un anno l’eliminazione delle confezioni sulle sole vendite di vino e detersivo porta un risparmio complessivo di risorse pari a 104.290 kWh di energia, 34 tonnellate di CO2 non emessa in atmosfera e oltre 9,8 milioni di litri di acqua che non sono stati utilizzati per la produzione e lo smaltimento del packaging in eccesso.
Scegliere sfuso, inoltre, non è solo semplice e sostenibile, ma anche conveniente: chi acquista risparmia in media dal 30% al 70% rispetto all’equivalente confezionato.