Negli Stati Uniti è corsa allo strain più potente
Inauguriamo la nuova rubrica “Breeder’s War” (ovvero La guerra dei breeder) con questo articolo.
Quando si pensa al mondo della Cannabis ed alle sottoculture annesse, che si affacciano sul mondo brandendo una cima, si pensa ad un folto gruppo di cultori, appassionati o semplici estimatori, uniti e con un unico scopo: la legalizzazione!
Eppure dobbiamo sfatare questo mito, partendo dalla base, ovvero dai produttori di genetiche di Cannabis, i così detti Breeder.
Se ogni coltivatore ha i propri metodi e peculiarità allo stesso modo, questi maestri della genetica coltivano le proprie idee prima di creare un nuovo Strain (varietà). Di fatto, negli ultimi 10 anni sono cambiate tante cose nel business della Cannabis, sopratutto negli Stati Uniti. Dopo la concessione di licenze statali e locali per la coltivazione, molti breeders riunendosi in gruppi, hanno dato vita a nuove seedbank, partendo dal patrimonio genetico made in U.S.A. e tendendo sempre più a soppiantare le varietà ibridate in Europa a partire dagli anni 80′.
La crescente industria della Cannabis in più Stati, ha permesso a numerosi produttori americani di avere accesso ad un mercato sempre più vasto, che non comprenda prettamente dei consumatori per uso terapeutico, anzi. Molto spesso in California, vengono aggirate le leggi che permettono la concessione dei certificati per il consumo terapeutico di Cannabis. Infatti, basta trovare un medico compiacente ed avere circa 200$ in tasca, per avere il tuo bel foglietto che ti dia accesso ai dispensari. Proprio per questo da alcuni anni assistiamo ad un vero e proprio boom di varietà con picchi di THC, in alcuni Stati degli U.S.A. che superano di gran lunga le medie Europee anche dei migliori Coffee Shop olandesi.
Ancora una volta il mercato ha condizionato i breeder d’oltre oceano, che a differenza dei colleghi del vecchio continente, non puntano a mantenere delle genetiche quanto più pure possibili. Bensì incrociano a loro volta delle vere e proprie power plant, con varianti ad alto contenuto psicoattivo contribuendo così alla creazione di numerose varianti, ma senza pensare al patrimonio genetico originale che si va perdendo durante le ibridazioni.
Al prossimo appuntamento con Breeder’s War.