myHipHop Draft 2013: Bluesteady Triptik
Continua la nostra nuova rubrica a cadenza settimanale, myHipHop Draft 2013! Chi segue il basket conosce il sistema del Draft NBA: giovani rampanti cestisti che si avvicinano allo spettacolare mondo del basket statunitense, quasi sempre arrivati dai college nei quali si formano non solo umanamente, ma anche atleticamente. In qualche modo, dunque, questi college rappresentano la stessa gavetta che i giovani rapper e producer fanno tra palchi e lavori, ufficiali e non. Da oggi in poi, una volta a settimana, proporremo le nostre scelte del Draft, ovvero quelli che reputiamo essere le migliori prospettive qualitative del rap nostrano. Insomma chi, secondo noi, ha tutte le carte in regola per poter ben figurare nel mondo dell’NBA/rap italiano.
BLUESTEADY TRIPTIK:
IRHU, 27 ANNI, PRODUCER, OTRANTO
BONBOOZE, 28 ANNI, PRODUCER, OTRANTO
GSQ, 27 ANNI, PRODUCER, OTRANTO
Sotto il nome Bluesteady Triptik si cela il talento artistico di tre ragazzotti salentini, unitisi in crew nel nome santo del beatmaking nel 2010. Irhu, Bonbooze e Gsq hanno radici e provenienza comuni, ma soprattutto una concezione peculiare e quanto mai affine della produzione musicale: uno stile che non prescinda da paradigmi e stilemi, ma che sfumi sinuoso in sonorità minimali, wonky, funk, nu soul. L’hip hop rimane la spina dorsale della loro ricerca stilistica, culminata lungo gli anni in tantissimi progetti musicali: il primo che porti il nome Bluesteady è datato 2010, quell'”Awake Beats vol.1” seguito poi da numerosi ep e tape solitari o in collaborazione (“Bluesteady Jeekous” alias Bluesteady + Black Jeekous, “Amori e Disamori” di Irhu con Nomea, oppure gli ultimi lavori di Gsq, l’ep “Melt” e l’album “Luv Mvment” ed “Elektroits” di Bonbooze). Non ci resta che conoscerli meglio: per voi, abbiamo sentito Irhu:
++ Un team di tre producers, di sicuro qualcosa di poco usuale per l’hip hop italiano. Chi meglio di voi può dirci come si fa ad amalgamare gli ideali artistici di tre teste musicali?
Irhu: Gioca a nostro favore il fatto di essere amici da molto tempo, siamo cresciuti insieme in anni in cui nessuno di noi aveva internet (terronia docet) e reperire informazioni sulla cultura e movimento hip hop era difficile; avevamo però dalla nostra la voglia di fare e conoscere e soprattutto il buon vizio di condividere tutto: fanze, cassette, vinili, cd, qualsiasi cosa potesse servire a farci maturare, era a disposizione di tutti. Poi col tempo e con la vita che incalza ognuno ha preso strade diverse, conosciuto persone, arricchito il proprio bagaglio di esperienze. Tuttavia non abbiamo mai smesso di restare in contatto e di darci consigli e dritte dalla musica, alle tecniche per fare musica; conseguentemente ci siamo influenzati a vicenda conservando però ognuno il proprio stile, il proprio modus operandi. Abbiamo affinato la tecnica sui pads dell’Mpc ciascuno per proprio conto, dato che siamo stati spesso distanti per lunghi periodi, salvo poi ritrovarsi in session di produzione folli e attingere l’uno alle conoscenze dell’altro.
Ascolta “Luv Mvment” di Gsq
++ La vostra è una unione piuttosto recente e seppure l’esordio discografico sia datato 2010, è già forte la vostra impronta caratteristica. In un mondo in continua evoluzione come quello del beatmaking italiano, credete sia necessario avere una visione propria e peculiare della produzione?
I: È vero, non è molto tempo che siamo in ballo: il primo Mpc lo prese Gsq nel 2008 (un Mpc 1000) e l’idea di produrre con quella macchina, dopo averne ascoltato le potenzialità ( Gsq – Cosmic Dream ep 2008), ci piacque talmente tanto che presto anch’io e Bonbooze ci siamo attrezzati. Abbiamo cercato nel tempo un nostro stile peculiare, riversando su quelle fredde macchine tutta l’anima e l’amore possibili; è evidente che siamo partiti dal ”passato” per trovare il materiale per le nostre strumentali: i vinili. Ogni drum, ogni sample è pescato dai solchi dei nostri dischi, una ricerca pressoché infinita ma che ripaga e soprattutto arricchisce culturalmente e spiritualmente; quando poi non troviamo ciò che ci serve lo creiamo noi con i synth, usando la bocca, la voce, costruendo artigianalmente piccole percussioni, registrando quello che ci capita a tiro. In un mondo in continua evoluzione, non solo dal punto di vista musicale, è fondamentale avere un’idea propria da coltivare, curare, far evolvere nelle forme più disparate. Oggi manca in molti beatmakers il ”marchio di fabbrica”, perché tutti vogliono produrre a valanga ed essere subito competitivi, non ponendosi nemmeno il problema di sembrare replicanti. Non è un effettiera come la Sp 404 o Ableton 9 a fare la differenza, ma è il ”come” si usano: sei tu, a fare la differenza.
Ascolta “Melt EP” di Gsq
++ In un momento florido per l’hip hop italiano, a diventare mainstream è stata praticamente solo la figura del rapper. L’interesse sui producers è, come sempre da queste parti, piuttosto fiacco, seppure si trovino casi come il vostro di grande qualità. È una cosa che avete notato anche voi? Come si combatte lo scetticismo tutto italiano verso il beatmaking?
Negli ultimi anni le cose sono migliorate, non generalizzerei su questo punto. Ci sono belle realtà in Italia dove puoi trovare un pubblico attento, esigente e voglioso di divertirsi; pensiamo alla Toscana, Sicilia, Campania, Emilia, Lombardia, Piemonte (in Puglia ci stiamo attrezzando). Tuttavia siamo lontani dal riuscire a creare attorno alla figura del Beatmaker un vero e proprio mercato che permetta ai giovani e a chi c’è dentro da anni di guadagnare, di lavorare. La piovra Siae e i suoi meccanismi datati 1941 non aiutano affatto, se a questo si aggiunge il degrado culturale in cui questo paese è caduto, non c’è da essere pienamente positivi; troppi giovanotti non hanno la più pallida idea di cosa ci sia stato prima di Fabri e Nesli, o di cosa ci sia oltre Fedez, Emis Killa. Probabilmente nemmeno Emis Killa lo sa, poveretto. La stessa musica italiana degli anni 70 andrebbe rivalutata, Madlib campiona Morricone, J Dilla ha campionato Il Banco del Mutuo Soccorso, svegliamoci! Un pubblico ignorante non ti permette, ad esempio, di suonare del buon jazz, o fare una succulente beats sessions senza che si svuoti il locale : ”Metti Guetta o Skrillex ??”, ma vaffanculo!
++ Domanda di rito per questa rubrica: cosa pensate del momento del rap italiano? Molti vostri coetanei si stanno avvicinando all’hip hop: che consigli dareste loro per non prenderla come moda passeggera, ma come un modo per conoscere e apprezzare le radici di questa cultura?
Dato che per noi il rap e l’hip hop sono due cose diverse il consiglio è semplice : non ascoltate rap, italiano soprattutto. Ascoltate musica d’ogni genere, fate delle ricerche, leggetevi i testi, andate a fondo nelle cose, non fermatevi alla superficie, sfruttate il web in maniera intelligente.
Ascolta “Elektroits” di Bonbooze
Ascolta “Amori e Disamori” di Irhu con Nomea
++ Cosa bolle nel pentolone musicale dei Bluesteady Triptik? Il progetto di un disco ufficiale insieme vi affascina?
Abbiamo parecchia carne sulla brace : 2 Ep di Gsq, altri 2 di Bonbooze, il primo album solista di Irhu e svariate collaborazioni, coi soci Blackjeekous e Meta in primis. Per quanto riguarda un album ufficiale Bluesteady, ci stiamo pensando da tempo, abbiamo il problema di vivere in posti diversi, vorremmo trovarci tutti e 3 in uno stanzone e non uscirne per settimane.
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A cura di Nicola Pirozzi
Le precedenti scelte del myHipHop Draft:
Oyoshe
Killa Cali
Baco Krisi
The Essence
Valerio Nazo
BlackJeekous
Sace