myHipHop Draft 2013: BlackJeekous
Continua la nostra nuova rubrica a cadenza settimanale, myHipHop Draft 2013! Chi segue il basket conosce il sistema del Draft NBA: giovani rampanti cestisti che si avvicinano allo spettacolare mondo del basket statunitense, quasi sempre arrivati dai college nei quali si formano non solo umanamente, ma anche atleticamente. In qualche modo, dunque, questi college rappresentano la stessa gavetta che i giovani rapper e producer fanno tra palchi e lavori, ufficiali e non. Da oggi in poi, una volta a settimana, proporremo le nostre scelte del Draft, ovvero quelli che reputiamo essere le migliori prospettive qualitative del rap nostrano. Insomma chi, secondo noi, ha tutte le carte in regola per poter ben figurare nel mondo dell’NBA/rap italiano.
BLACKJEEKOUS:
AVATAR, 24 ANNI, MC/PRODUCER, NARDO’ (LECCE)
NOMEA, 24 ANNI, MC, NARDO’ (LECCE)
La nostra nuova scelta del Draft in realtà è un duo, ma con le idee talmente chiare e analoghe in tema di musica e di rap da sembrare un sol uomo. Loro sono Avatar, mc e producer, e Nomea, rapper, entrambi provenienti da Nardò (Lecce): nel 2010 hanno unito le forze nel progetto BlackJeekous, convincendo sin dall’esordio di “Waiting Room vol.1“. La loro impronta è forte e orientata al classic rap, sfumato spesso nei suoni in levare molto graditi a Nomea; i due sono anche co-fondatori della crew/famiglia/net label HHabitat Records, una delle più prolifiche ed interessanti del nostro Paese. Non resta che conoscerli un po’ meglio: ecco i BlakJeekous!
BlackJeekous nasce nel 2010 in provincia di Lecce: insomma, com’è nascere e crescere artisticamente in un posto più o meno distante dal baricentro musicale italiano?
Ovviamente difficile! L’essere lontani dalle realtà più importanti del Rap e della musica italiana in generale porta con sè un sacco di difficoltà che per certi versi possono rivelarsi anche utili e costruttive. In che senso? Questa situazione “ci spinge a spingerci”, a studiare senza sosta e a coltivare l’Hip Hop in maniera più genuina che costruita, così come dovrebbe essere a nostro avviso. Poi… inutile dire che qui da noi l’Hip Hop arranca, si fa fatica a suonare ma fondamentalmente ciò che non uccide, fortifica. Per forza di cose, quindi, pensiamo prima all’arte e poi al “patinare” con il labor limae (spesso la gente fa il contrario).
In questo senso, quanto è stato importante creare quella che è in primis una net label, ma soprattutto una famiglia unita dalla stessa concezione di musica e di rap, ovvero la HHabitat Records?
Prima che una netlabel HHabitat è una crew nel senso stretto del termine. Nasce dalla naturale ricerca del “potenziato”, di quello che “suona come piace a me”, dello spirito affine. Siamo otto teste (Black Jeekous – Bluesteady Triptik – Fulvio Kami – Meta – Bertobeatz) ed un unico cuore pulsante, amici di vecchia data e di antiche jams, un collettivo che si avvale di un proprio spazio per spingere la propria musica. Il caso ha voluto che crescessimo tutti con la stessa attitudine e gusti simili a dispetto della provenienza da differenti scuole e località salentine. Che dire altro? Gnegna!
Solo negli ultimi mesi si contano un lavoro di gruppo, il “Disco per l’estate”, e due progetti singoli, “Amori e disamori” di Nomea e “Tra noi//Take1” di Avatar. Ciò che vi ha sempre contraddistinto, oltre alla qualità, è l’assiduità nelle pubblicazioni: come nasce quest’approccio? Preferite più lavori brevi, magari non ufficiali, piuttosto che pochi ma più corposi?
Viviamo le nostre giornate in funzione di questa Cosa. Al di là delle storie della vita, ognuno di noi riesce a ritagliarsi uno spazio per garantirsi i propri momenti creativi e produttivi, assicurandosi così quella continuità che ci contraddistingue. Delle serie… abbiamo sempre un sacco di lavori in bozza fino a quando non si fa il punto della situazione, si fanno delle scelte, ci si confronta e insieme si arriva ad una conclusione: un lavoro nuovo. La qualità per noi è sinonimo di costanza, ricerca e gusto nel fare. Poi ascoltiamo un sacco di musica figa e sconosciuta!
Avatar è anche la mente musicale del duo, ma lungo gli anni vi siete avvalsi anche di beat di producer esterni. Il comune denominatore, è uno spiccato classic taste, mutuato spesso dal soul. E allora, come giudicate le ultime derive hip hop, sempre più orientato ad ibridazioni ed elettronica?
Per quel che ci riguarda potresti suonare anche un mandolino con una racchetta da tennis, se hai il “soul” và tutto benissimo! Noi siamo legati ad un certo tipo di suono, ben vengano sperimentazioni intelligenti, se lo sono.
Definendo in pillole la vostra musica, a me verrebbe da dire che è hip hop fatto col cuore, che studia e rispetta le radici del movimento. Voi, come la definireste?
Hip Hop. Musica. Arte. Noi stessi.
Domanda di rito per questa rubrica: cosa pensi del momento del rap italiano? Molti tuoi coetanei si stanno avvicinando all’hip hop: che consigli daresti loro per non prenderla come moda passeggera, ma come un modo per conoscere e apprezzare le radici di questa cultura?
L’Hip Hop prima che una forma di espressione artistica è un modo di vivere. In Italia, in questo periodo, l’Hip Hop va di moda e non sempre viene fuori gente che vive l’Hip Hop. Certo, ognuno lo concepisce a suo modo ed è bene che sia cosi, ma anche allo schifo c’è un limite! Alcune cose andrebbero rinominate e catalogate per quello che sono e non fare di tutta l’erba un fascio quando il più delle volte manca anche l’erba. Non critichiamo a priori chi riesce a svoltare (l’invidia non ci appartiene) ma se si “arriva” l’importante è tenere sempre presente da dove si è partiti e dove si sta andando. Ai nostri coetanei, il consiglio che ci sentiamo di dare è: se vi state avvicinando all’Hip Hop, fate un passo indietro e ripensateci altrimenti…
Studiate! Studiate! Studiate!
_______________________
Le precedenti puntate di myHipHop Draft: