myHipHop Draft 2013: Baco Krisi
Continua la nostra nuova rubrica a cadenza settimanale, myHipHop Draft 2013! Chi segue il basket conosce il sistema del Draft NBA: giovani rampanti cestisti che si avvicinano allo spettacolare mondo del basket statunitense, quasi sempre arrivati dai college nei quali si formano non solo umanamente, ma anche atleticamente. In qualche modo, dunque, questi college rappresentano la stessa gavetta che i giovani rapper e producer fanno tra palchi e lavori, ufficiali e non. Da oggi in poi, una volta a settimana, proporremo le nostre scelte del Draft, ovvero quelli che reputiamo essere le migliori prospettive qualitative del rap nostrano. Insomma chi, secondo noi, ha tutte le carte in regola per poter ben figurare nel mondo dell’NBA/rap italiano.
BACO KRISI, 20 ANNI, MC, MILANO
Classe 1993, nato e cresciuto a Milano, Baco Krisi si avvicina al rap grazie ad artisti come Joe Cassano, Inoki e Neffa, ed esordisce nel 2010 con il mixtape “Nuove regole”. Grazie al suo ultimo EP “Reazione a catena” (disponibile in free download) è saltato agli occhi del pubblico e della critica, dimostrando di essere una giovane promessa del rap italiano, e noi di myHipHop.it abbiamo fatto una bella chiacchierata con lui per conoscerlo meglio.
Ciao Jacopo, benvenuto sulle nostre pagine! con il brano per il Crazeology Contest hai già ricevuto tanti consensi di critica e pubblico tanto che sei stato scelto fra i 10 finalisti del concorso su quasi 800 partecipanti. Per chi non ti conoscesse, quando, come e perchè nasce artisticamente Baco Krisi?
Mi sono avvicinato alla cultura hip-hop tramite i graffiti, qui a Milano, intorno al 2005 e, dopo averne provati diversi, ho scelto il nome “Baco” per ragioni puramente estetiche (triste ma vero). Krisi è invece lo pseudonimo che ho deciso di adottare per il rap. Inizialmente si trattava di due nomi che usavo distintamente a seconda di ciò che mi trovavo a fare, poi ho deciso di unirli dato che per le mia crescita personale hanno entrambi un valore importante. Tra il 2009 e il 2010 ho realizzato il mio primo mixtape (Nuove Regole) registrato e missato in maniera molto grezza presso l’home studio di Roman (membro della crew zero2).
Nel 2010 è nata la crew VSNR (Visionari) insieme a Trap e Peach, della quale sono tutt’ora membro e con la quale sto sviluppando un progetto che si concretizzerà presto in un ep/disco.
Nel 2012 è uscito un Ep di 8 tracce, “Merda Di Tarda Notte”, che ho realizzato con due carissimi amici e ottimi mcs (Cri-F e CasoPerso) e successivamente il mio Ep solista (Reazione A Catena).
In questi anni ho suonato in vari contesti, partecipato a qualche battle di freestyle (prima che ammettessi a me stesso di essere scarsissimo haahah), collaborazioni e fatto uscire qualche brano inedito ma ancora non posso dire di avere all’attivo un progetto organico ed “ufficiale”.
Hai un suono che si può definire classico, e spesso e volentieri emerge il fatto che le tue metriche sono studiate e non lasciate al caso: tu però, con le tue parole, come definiresti il tuo rap?
Per risponderti con una citazione “vengo fuori dalla scuola classica del rap grezzo” , ma odierei essere definito “classico” perché adoro sperimentare nuove sonorità e sono aperto a influenze di altri generi musicali, odio i puristi del rap! Per quanto riguarda i miei testi invece direi che sono diviso tra due aspetti diversi di questa musica: quello tecnico ( giochi di parole, metrica, figure retoriche, punchlines, doppi sensi..) e quello introspettivo, il cosiddetto “conscious”. Se un mc ha un’ottima attitudine ma non mi trasmette nessun contenuto finisce per annoiarmi così come mi annoierebbe un mc geniale con una tecnica scrausa; per questo motivo cerco sempre di trovare un equilibrio tra i due elementi. Una definizione precisa del mio rap non saprei e non vorrei dartela, preferisco che siano gli ascoltatori a giudicarlo.
Milano è la capitale del rap italiano ormai da un paio d’anni a questa parte: è più difficile riuscire a farsi notare se si arriva da una città come la tua?
Credo che la difficoltà sia la stessa per tutti, anzi, forse proprio per questa concentrazione di appassionati al genere può risultare più facile far girare il proprio nome qui piuttosto che in un contesto provinciale. Credo che comunque (nonostante i soliti giochini di potere e le raccomandazioni varie) chiunque abbia delle capacità, prima o poi trovi il modo di emergere, sia che abiti in un paesino dimenticato da Dio sia che abiti in una grande metropoli. In parte, anche se mi scoccia dirlo, questo lo dobbiamo tutti al web.
“Non ho molto rispetto per i rapper milanesi”: ti riferisci a un tipo di suono o ad una certa attitudine?
Un po’ a entrambe le cose. Quella barra voleva essere un una provocazione. Parlando con un amico di un’ altra città, una sera, mi sono sentito dire “certo che tu non suoni come gli altri rapper milanesi”. Non so dirti bene a cosa si riferisse ma dopo averci riflettuto mi sono reso conto di non essere in perfetta sintonia né con le sonorità né con il modo di porsi degli altri “emergenti” di Milano. Non mi piace essere accostato allo stereotipo del fighetto che fa rap per tendenza e riempie i testi di banalità, così ho voluto dire esplicitamente che preferisco prendere le distanze da questo genere di persone, almeno a livello musicale.
Detto ciò ho anche un molti amici milanesi che fanno rap e meritano il mio più sincero rispetto.
Cosa ha ispirato il tuo disco “Reazione a catena”?
Reazione a Catena è un progetto piccolo e grande al tempo stesso. Ho usato per la prima volta strumentali originali, abbandonando i beat americani, così da cucirmi il suono su misura e potermi confrontare direttamente con i produttori. Si tratta di sole 7 tracce ma dentro ci ho racchiuso ogni aspetto di me. Mi sono ispirato al contesto nel quale vivo, alla mia generazione, ai miei coetanei, alle persone care che mi supportano ma anche alle mie insicurezze che tento di combattere con il rap, ai miei dubbi, le mie ansie, cercando di usare una chiave ottimista e far passare un messaggio positivo ( in un ritornello dico “Viene da pensare quanto è bella la vita e quanto ci sia da imparare da ogni ferita”, in un altro invece “lo sbattimento porta al risultato”). Il concept di base resta “facciamo in modo che il messaggio inneschi una reazione a catena e continui a girare all’infinito”, un po’ come succede oggi con il tam-tam delle condivisioni sui social network.
Ho visto che oltre al Crazeology Contest hai partecipato anche ad altri concorsi che ultimamente sono in voga nella rete: pensi che siano una vera e potenziale vetrina o che comunque la gavetta nel 2013 si faccia ancora sui palchi?
La scena è quasi satura e per emergere sugli altri può essere utile avere la possibilità di competere anche attraverso i web contest, non ci trovo nulla di male. Ma è altrettanto vero che se tutto si limitasse a delle situazioni dove non c’è alcun tipo di rapporto diretto tra le persone sarebbe tristissimo. Io adoro suonare dal vivo, che si tratti di centri sociali “marci” o di discoteche “pettinate”. Se non esistesse questo aspetto dell’hip-hop saremmo dei nerd più che degli mcs, perciò, a mio modesto parere, la gavetta non si può definire tale se non viene fatta con un microfono in mano e un dj al fianco.
Oltre ad essere un valido MC, ho notato che sei legato molto anche al writing: ci racconti qualcosa di questa tua passione?
Ho avuto la fortuna di ricevere qualche dritta in materia di graffiti da Lord Bean quando si occupava di un laboratorio di writing presso un centro di aggregazione giovanile nel 2006. Da quell’esperienza ho cominciato ad essere ossessionato dalle lettere in tutti i sensi; adoro la grafica e la calligrafia, tento sempre di fondere questi elementi e dare armonia ed originalità ai miei lavori. Le colorazioni sono qualcosa di secondario, quello a cui do più rilievo è la forma delle lettere in sé e gli incastri che si creano tra loro. Sono partito dai wildstyle sulle orme dei mostri sacri come i KD, gli MSK o le crew della mia città (CKC, TDK, VMD’70, VDS..) ma ora credo di aver costruito uno stile personale, in continua evoluzione. Oggi faccio parte della crew “Get Da Fuck Up” insieme a Seir e Bios. Siamo tutti e tre appassionati da ogni aspetto del writing ma ultimamente stiamo trascurando la parte più “vandala” e curiamo invece maggiormente i progetti in hall of fame. Purtroppo le bombolette costano e io sono un poveraccio, inoltre trovare muri liberi in città è una vera e propria impresa, ma se fosse per me dipingerei tutti i giorni! È senz’altro una passione che continuerò a sviluppare parallelamente a quella del rap.
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A cura di Francesco Theak
Le precedenti puntate di myHipHop Draft: