Monocolture intensive di nocciole: anche le Marche si mobilitano contro le multinazionali
Il centro Italia è ostaggio delle monocolture intensive di nocciole che forniscono prodotto per le multinazionali, Ferrero in testa. Ma le comunità territorio si stanno organizzando per creare una rete di resistenza fondata su principi di sostenibilità e su pratiche rigenerative.
La Cooperativa di Comunità, ad esempio, rappresenta uno speciale modello di aggregazione sociale in grado di costruire risposte condivise a bisogni collettivi, mettendo a disposizione la propria creatività, le proprie capacità, il proprio saper fare. Due anni fa un gruppo eterogeneo e ampio ha costituito la Cooperativa di Comunità del Ceresa. Tra i promotori l’Ecomuseo del Ceresa e tra i fondatori il presidente della Comunanza Agraria di Forca, persone residenti e/o originarie dell’area del Monte Ceresa (Roccafluvione, Montegallo, Acquasanta Terme e Arquata del Tronto), rappresentanti di associazioni, piccoli agricoltori e una rappresentante della Brigata di Solidarietà Attiva Marche.
Ci sono voluti mesi di assemblee e confronti al fine di affinare obiettivi e “fare comunità”. Ne è scaturito un programma di lavoro incentrato inizialmente su attività volte alla cura del territorio e alla produzione di prodotti agricoli di valore aggiunto come frutti rossi e canapa. Ma, fin da subito, è stato centrale il tema dei castagneti. La Cooperativa, dopo i dovuti momenti formativi, ha realizzato una serie di progetti:
– ha recuperato sentieri per più di sessanta chilometri in collaborazione con il CAI di Ascoli Piceno e l’associazione Arquata Potest;
– ha realizzato un Arquata Summer Camp per i bambini delle aree S.A.E. (Soluzioni Abitative in Emergenziali) in collaborazione con Arquata Potest, Pescara del Tronto onlus, la Coop. Donne in Arquata e Ass. Villa Cagnano;
– ha avviato una piantagione di circa 400 piante di lamponi e 100 miste (mirtilli, more, ribes), in località Agelli di Roccafluvione.
I proventi di tutte le attività, dopo aver generato e remunerato il lavoro, non vengono ripartiti tra i soci ma riversati nella comunità di riferimento inverando le parole mutualismo e solidarietà.
Oggi, pur nelle difficoltà della pandemia, il progetto castagneti ha cominciato a prendere forma. È partita la rigenerazione e la raccolta in circa 11 ettari di castagneti sia produttivi che da ripristinare. Il progetto condiviso con la Comunanza Agraria di Forca di Montegallo si inserisce in un territorio colpito gravemente dal sisma e attraversato come tutto il pianeta da crisi economica combinata alla crisi ambientale. L’obiettivo dichiarato è costruire alternative concrete alla GDO, in particolare nell’ottica della costruzione di comunità, che unisca produzione, trasformazione, distribuzione e consumo. Ovviamente questo percorso non può che confliggere frontalmente con la infrastrutturazione iperbolica delle grandi opere, l’economia turistica estrattiva, l’utilizzo scenografico del territorio. Ed in particolare si pone in alternativa alle monocolture industriali impattanti che si fanno strada spinte da multinazionali come la Ferrero.
Coniugare ambiente e lavoro dentro una sperimentazione dal basso in un percorso con le comunità locali per riappropriarsi del loro territorio è la sfida. Che in fondo è la sfida alla mercificazione di ogni cosa che il capitale ci impone.
a cura di Brigate di solidarietà attiva – Terremoto centro Italia
Nate nel 2009, promuovono pratiche di mutualismo come modo per stimolare l’auto-organizzazione nelle aree del centro Italia colpite dal sisma