Moder: c'è un lato oscuro anche nell'underground (intervista)
Una breve chiacchierata con un vecchio amico, Moder. Romagnolo, Lato Oscuro della Costa, uno che di palchi nell’underground se ne è fatti davvero tanti, con la sua crew e da solo, che sa cosa vuol dire fotta e rispetto. Eppure è “sottovalutato” e ‘sta cosa gli è andata talmente poco giù che ci ha fatto un progetto musicale sopra. Sottovalutato EP, primo atto, è un mini disco semplicemente diretto. Non gira attorno ai discorsi, arriva al nocciolo della questione. Lo fa pure con quell’atteggiamento che può infastidire, perché si sa, parlare così apertamente della realtà spesso è scomodo.
Moder, dei “sottovalutati” ci hai parlato molto. Basta sentire le tue canzoni (in particolare credo che il pezzo con Brain e T-Robb sia il più rappresentativo in tal senso). Ora che il tuo EP è stato promosso, che ti abbiamo visto in tele a Deejay Tv, qualcosa è cambiato? Sei sempre sottovalutato?
Ahahhahahah! Non sei il primo che me lo chiede, molti mi dicono: sottovalutato un cazzo, sei andato in televisione! Comunque mentirei dicendo che non è cambiato nulla: dopo l’uscita dell’ep sono successe un sacco di cose stupende. Ad alcune non credo ancora (l’articolo su “La stampa” e DeejayTv su tutte). Qualcosa si è mosso (e ringrazio tutte le persone che mi hanno supportato in questi anni e gli addetti ai lavori che hanno dato più visibilità a questa idea) ma di fatto non è che abbia svoltato ;). In conclusione sì, credo di essere ancora “sottovalutato”: ogni piccolo passo in avanti mi è costato fatica, impegno, dedizione, tempo, delusioni. In qualche caso tutto il tempo che ho dedicato alla musica ha inevitabilmente incrinato alcuni rapporti umani: “abito in un pezzo di provincia dove quello che ottieni ti deriva da un’ennesima rinuncia“, diceva Primo. Ecco, “Sottovalutato” è uno sfogo necessario, lo sfogo di chi ha letteralmente sputato sangue per questa roba. Ricordo che quando chiudevo le strofe dell’ep era come liberarsi di un peso, era come urlare. Forse questa volta è cambiato il fatto che quest’urlo è stato ascoltato e condiviso più del solito. Questo momento mi ricorda molto il periodo “Artificious”, il primo disco ufficiale dei Lato Oscuro della Costa, che fu un buon biglietto da visita per un gruppo di ventenni: quel disco ci fece conoscere e suonare molto, ma diede vita a delle aspettative soprattutto in noi stessi… le aspettative quando sono troppo alte non possono essere soddisfatte e creano solo stress e ansia… Ora sono abbastanza grande per gestire la cosa, ai tempi forse non ero in grado o forse Il Lato Oscuro è stato un gruppo sfortunato, dentro c’era tanto talento che forse è venuto fuori meglio nei progetti solisti. Penso a Tesuan e Nada (ora Godblesscomputers): i loro dischi sono una figata, cercateli!
Bisogna ammettere che con un EP sei riuscito ad ottenere già un certo tipo di visibilità, che talvolta non si raggiunge nemmeno con un disco intero. Pensi che sia merito del grande lavoro di squadra? C’è scritto Moder sulla copertina, ma di fatto si tratta di un progetto decisamente “corale”…
È assolutamente un progetto corale! Sono contentissimo che si percepisca. L’idea era molto semplice: fare un progetto lontano dall’individualismo proprio di un certo hip hop. Il fatto di mettere insieme il talento “sottovalutato” di tante persone ha portato l’ep a un livello più alto. Tutto questo mantenendo l’identità di ogni singolo artista. Forse in questo modo le caratteristiche di ognuno vengono evidenziate ancora di più. Quando mi hanno chiamato a fare il live a “The Flow” infatti sono andato con alcuni dei feat. (purtroppo il tempo non permetteva di fare tutto l’ep) perché il progetto non è solo mio e volevo trasparisse questa “coralità”. Ci è piaciuto così tanto lavorare insieme che è nata la “Sottovalutati Army” che porta la stessa idea dal vivo, capito il livello??? :). Mi prendo una riga per nominarli tutti uno per uno: Alien Dee, Brain, Blodi B, Dj Bless, Claver Gold, Dj 5L, Henri Sharra, Dj T-Robb, Godblesscomputers. GRAZIE REGAZ senza di voi non esisterebbe questo ep e niente di ciò che è successo!
Molti artisti dell’underground sognano l’affermazione totale (o almeno rispetto al grande pubblico), scordando talvolta che “successo” e “affermazione” spesso coincidono anche con “sacrificio” e talvolta addirittura con “compromesso”. La domanda è: qual è il tuo obiettivo con la musica? Fin dove ti spingeresti? E una volta raggiunto un ipotetico successo di consensi, cosa cambierebbe?
Oggettivamente chiunque fa musica o arte in generale lo fa per comunicare e sarebbe ipocrita dire che non mi interessa un riscontro di pubblico. In futuro non so cosa succederà. Se continuerò a fare musica lo farò perché avrò qualcosa da dire a me stesso e agli altri. Come sai io nella vita sono sempre a contatto con l’arte per lavoro: sono organizzatore e direttore artistico del CISIM, un centro culturale attivissimo a Lido Adriano, nella provincia di Ravenna e credo che non vorrei mai “fare soltanto il rapper”. Questa mia condizione mi permette di occuparmi e conoscere cose diversissime dal rap, ma che entrano a far parte di me e quindi dei miei testi e del mio percorso artistico. Credo non cambierebbe molto anche con un consenso crescente di pubblico: le mie passioni e i miei obiettivi sarebbero gli stessi… solo con più soldi, ahhahahahaahha. Aggiungo una riflessione: il mondo hip hop si fa fagocitare ciclicamente dalle multinazionali della discografia alla ricerca spasmodica del consenso… credo che sarebbe interessante provare strade differenti. Esistono altre scene musicali – vedi il punk o l’indie rock – che sono riuscite a creare circuiti “alternativi” in grado di attrarre fette consistenti di pubblico e in cui gli artisti non hanno bisogno di essere mainstream per vivere di musica. Esistono realtà simili anche nell’hip hop, come la Blue Nox. Tutto questo per dire che in fondo si può vivere di musica anche senza essere il fenomeno fashion del momento. Ovviamente è molto più faticoso prendere sentieri non ancora battuti ma citando Esa “coltivo dove tutti han detto che non cresce un cazzo“.
Devo ammettere di rispecchiarmi molto nel tuo EP. I tuoi pensieri sono i pensieri di molti di noi, veterani dell’hip hop underground, che fanno il rap da una vita (in alcuni casi lo hanno proprio “inventato” o “importato” nelle proprie zone). Siamo simili, di sicuro. E proprio per questo sentimento di vicinanza, cosa vuoi dire a tutto il popolo dell’hip hop underground là fuori?
Ormai è una vita che ci si vede in giro per le jam e questo è di per sé qualcosa di grandissimo. Se pensi che senza questa cosa forse neanche ci saremmo mai salutati… In realtà non ho molto da dire… l’hip hop per me è una cosa molto personale, non saprei dare consigli a nessuno. Io quando vedo un microfono su un palco voglio salirci come quando da piccolo giravo in skate e vivevo per trovare uno spot nuovo. Quando vedo un b-boy, un writer, un dj all’opera, sento di fare parte di qualcosa. Questa roba scandisce la mia vita da più di dieci anni, nel bene e nel male è una parte importante di me, continua a farmi incazzare e sognare, è una malattia che auguro a tutti.
Naturalmente, aspettiamo il secondo atto di questo Sottovalutato EP, anche perché c’è voglia, almeno da parte mia, di sapere come andrà a finire questa tua guerra personale in musica. Vuoi dirci già qualcosa in merito? Collaborazioni, tempi previsti, attitudine?
Questa mia guerra forse non finirà mai, mi conosci e sai che sono un polemico cronico e forse scrivo proprio perché ho sempre avuto la sensazione che il mio posto dovevo guadagnarmelo a costo di ferirmi. L’idea del prossimo atto di “Sottovalutato” sta prendendo forma ma non ho ancora pensato alle collaborazioni. Nel frattempo ho iniziato a scrivere anche per il mio primo disco solista ufficiale. Rispetto alle tempistiche sono sempre stato un ritardatario quindi meglio non dare date, tanto so che poi non le rispetterò mai.
Grazie Zeth per le domande, per lo spazio, per tutti questi anni passati sui palchi e per tutto quello che fai per l’hip hop. Grazie a chi leggerà questa chiacchierata. Spero vi piacerà.