Mobilità 2.0: la fine della classica automobile
Uno dei simboli della nostra epoca è l’automobile. Essa ha dato forma al nostro modo di vivere fino al punto che gli spazi urbani sembrano essere progettati più per i veicoli a quattro ruote, piuttosto che per le persone. L’automobile cela dietro di sé interi settori economici e una vera e propria filosofia di approccio al territorio. Ripensare il modo di vivere contemporaneo significa, innanzitutto, ripensare il modo in cui spostiamo quotidianamente noi stessi – i nostri corpi – e a come spostiamo le merci.
Il concetto di via di comunicazione si applica tanto a strade e ponti quanto a reti telefoniche e informatiche. Ma mentre l’informazione è in un certo senso immateriale, lo spostamento di persone e merci è la cosa più materiale che esista. Un modello di rete intelligente, quello di internet, si sta infatti applicando sempre più all’ottimizzazione delle reti fisiche come quella dei trasporti. La nostra società occidentale ha nell’automobile e negli idrocarburi due dei suoi pilastri fondamentali. I cambiamenti che avvengono in questi ambiti sono tutt’altro che da sottovalutare: l’infrastruttura in cui transitano i nostri corpi e le nostre merci è più importante dell’infrastruttura in cui transitano le informazioni. E se quest’ultima appare radicalmente diversa da come appariva 25 anni fa, la prima è invece praticamente uguale.
Sono 3 le tendenze che stanno mettendo in discussione il vecchio modello automobil-centrico basato sugli idrocarburi e il possesso di mezzi di trasporto individuali: macchine elettriche, veicoli che si guidano da soli e veicoli non posseduti da privati cittadini ma condivisi secondo il modello della sharing economy.
Mentre le macchine che si guidano da sole sono sempre più una realtà, anche il trasporto di merci su gomma sta incominciando a prendere in considerazione l’idea di sfruttare i vantaggi dell’automazione. Una flotta di camion ha da poco concluso con successo una sperimentazione a livello europeo di guida autonoma. Una dozzina di mezzi pesanti di vari produttori, tra cui Scania, Daimler e Volvo sono partiti da Paesi Bassi, Svezia e Germania per completare assieme il loro viaggio con destinazione Rotterdam. L’iniziativa è parte della European Truck Platooning Challenge, organizzata dal governo olandese. Alcuni di questi veicoli hanno attraversato i confini di più di 4 Paesi percorrendo in autonomia la bellezza di duemila chilometri. Oltre alla guida in autonomia del singolo veicolo, l’innovazione consiste nel cosiddetto “platooning”, ovvero il processo che permette ai camion di mettersi autonomamente in formazione tra loro per viaggiare insieme. Ciò avviene grazie a una connessione wi-fi tra gli stessi, grazie a cui si può lasciare uno spazio molto più piccolo tra i veicoli rispetto a quando gli esseri umani sono al volante. Il platooning può ridurre il consumo di carburante fino al 15%, evitare l’errore umano di causare incidenti e ridurre il traffico causato dai mezzi pesanti.
L’Olanda è particolarmente all’avanguardia anche in materia di superamento della dipendenza del trasporto dagli idrocarburi. Infatti ha iniziato il cammino legislativo per arrivare a vietare, dal 2025, la vendita di automobili con alimentazione a benzina o a gasolio. Nello scorso dicembre, inoltre, il Paese, assieme ad altre quattro nazioni e otto stati del Nord America avevano formato la Zero-Emission Vehicle Alliance per arrivare entro al 2050 alla esclusiva vendita di automobili eco-compatibili.
Tesla è il principale produttore di auto elettriche, noto per aver portato il marchio di fabbrica dell’innovazione della Silicon Valley nel mondo più tradizionalista dell’automotive. L’ultimo modello della casa, chiamato Model 3, ha totalizzato più di 200mila preordini nelle prime 24 ore di disponibilità. Ora si è arrivati a più di 400mila. Si tratta di centinaia di migliaia di persone che hanno pagato in anticipo 1.000 dollari per un veicolo elettrico che potrebbero non ricevere prima di 2 o anche 3 anni. La domanda di auto elettriche è quindi oggi più forte che mai. Model 3 non costa poco, 35mila dollari, ma è sicuramente il primo passo verso una democratizzazione dei veicoli elettrici, che fino ad oggi, oltre a essere marginali nel mercato delle auto, non avevano quell’appeal che i loro vecchi cugini a benzina sanno offrire così bene. Il futuro delle auto elettriche, secondo Tesla, non è solo ecologico: può essere addirittura figo. Si tratta davvero di un cambiamento culturale che il mercato sembra recepire.
Infine c’è Uber, il discusso servizio di taxi non convenzionale: tutto il polverone che sta sollevando rappresenta l’esempio più chiaro di come l’innovazione digitale sia in grado di sconvolgere il tradizionale mondo dell’automobile e dei servizi a essa collegati, come i taxi. Uber e servizi di car sharing come Enjoy o Bla bla car, pur con le loro differenze, dimostrano che il possesso di auto private non è più una necessità, almeno per gli abitanti delle grandi metropoli.
Resta da capire se queste tendenze porteranno effettivi cambiamenti o se si tratta ancora soltanto di nicchie. L’idea stessa di come ci spostiamo influenza radicalmente il tipo di società che vogliamo e stiamo costruendo. In fatto di mobilità non esistono soluzioni pronte all’uso, ma tanti piccoli cambiamenti, che come i tasselli di un puzzle, andranno a formare l’immagine del trasporto futuro. La buona riuscita di questo processo, tuttavia, unisce l’innovazione puramente tecnologica all’idea di società che siamo pronti a mettere in campo. Non si tratta infatti solo di problematiche tecniche e infrastrutturali, ma essenzialmente politiche e, in senso molto stretto, culturali.