Mindfulness: l’arma in più contro lo stress
La mindfulness è una pratica molto utile per gestire l’ansia. Trae origine dalla meditazione buddista, ma attenzione a non confondere le due cose
Difficile non aver sentito parlare di mindfulness. Quasi ogni giorno leggiamo un nuovo articolo che riporta i numerosi benefici per la salute, o studi che mostrano come i suoi effetti siano evidenti anche nelle scansioni cerebrali, o, ancora, ci imbattiamo in un centro dedicato sotto casa.
In effetti, sono sempre di più le persone che in questa pratica hanno trovato un modo per concentrarsi, combattere lo stress e le conseguenze di una vita forsennata e che condividono con gli altri questa scoperta ampliandone il pubblico interessato.
Oggi è così mainstream che proliferano le app che insegnano a praticarlo e le aziende lo utilizzano per aumentare la produttività dei propri dipendenti. Siamo di fatto tempestati da messaggi che ce la propongono come una specie di trattamento di benessere per la mente in soccorso alle nostre vite frenetiche, messaggi curiosamente sponsorizzati proprio da chi contribuisce a rendercele tali.
Quando il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh si dedicò a diffondere questa pratica in Occidente, auspicava che nelle nostre vite dessimo consapevolezza mentale al nostro atto di respirare, camminare, guidare, mangiare, lavorare. Così facendo avremmo fatto della meditazione uno stile di vita riportando l’attenzione sull’essere a discapito del fare.
IL SUCCESSO DELLA MINDFULNESS
Alla base della popolarità della mindfulness c’è l’interesse per le sue applicazioni terapeutiche sia in ambito psicoterapeutico che delle neuroscienze.
Nel 1979 Jon Kabat-Zinn fondò presso la scuola medica dell’Università del Massachusetts, la prima clinica per la riduzione dello stress in cui venne utilizzata la mindfulness, assimilandola e utilizzandola come paradigma autonomo. Da allora migliaia di studi hanno mostrato l’efficacia della mindfulness per ridurre lo stress, per migliorare il tono dell’umore e per essere meno vulnerabili alle dipendenze.
La mindfulness infatti attiva le zone del cervello associate a una sana regolazione delle emozioni, alla felicità e a un atteggiamento positivo. Di conseguenza può aiutare a gestire le emozioni forti, donare felicità e ottimismo e persino rafforzare il sistema immunitario. Ecco perché le persone quando la praticano sperimentano una salute migliore, meno stress e migliore concentrazione.
Praticare la mindfulness inoltre è facile: non bisogna comprare attrezzature, usare strumenti specifici o imparare tecniche complicate. Nel concreto viene praticata sedendosi con gli occhi chiusi, a gambe incrociate su un cuscino o su una sedia, con la schiena dritta. L’attenzione viene posta sulla respirazione e sulla scansione del corpo, spostando l’attenzione dalla testa ai piedi e notando le sensazioni fisiche che sorgono. Se ci si distrae dal respiro, si nota passivamente che la mente vaga. Allora si torna a concentrarsi sul respiro. I meditatori iniziano con brevi periodi di 10 minuti di pratica al giorno. Praticando regolarmente, diventa più facile mantenere l’attenzione focalizzata sul respiro. Alla fine la consapevolezza del respiro può essere estesa alla consapevolezza dei pensieri, delle parole, dei sentimenti e delle azioni.
MEDITAZIONE E MINDFULNESS NON SONO LA STESSA COSA
L’approccio della mindfulness deriva ed è basato sulla meditazione di consapevolezza – una delle principali tradizioni meditative del buddismo classico – e consiste nel proporre un livello introduttivo, iniziale di pratica di meditazione che sia adeguato e adatto a contesti quotidiani. Non ha come obiettivo quello di favorire un’esperienza trascendente quanto quello di migliorare la chiarezza mentale.
La meditazione vera e propria è la pratica di esercitare la propria mente per un certo periodo di tempo, ed è presente nelle culture antiche di tutto il mondo, spesso collegata a pratiche religiose.
Al mondo esistono diverse forme in cui praticare la meditazione e la mindfulness è solo una di queste. Anche se potrebbe passare come una moda, i suoi benefici però sono tangibili. Per questo, sebbene non sia adatta a tutti – sono diversi i casi in cui una simile pratica è controproducente –, è una pratica che ci ricorda quanto sia importante saper godere dei momenti senza già pensare ai prossimi.
A cura di Mena Toscano