Milano vuole coltivare cannabis e sembra fare sul serio: aperto il tavolo tra istituzioni ed esperti
Poco più di un mese fa la giunta comunale di Milano ha approvato a larga maggioranza una mozione per avviare la coltivazione di cannabis terapeutica sotto il controllo comunale. Ora arriva la prima pratica con l’insediamento del tavolo di lavoro a cui partecipano l’assessore Lipparini, il capogruppo di Forza Italia e primo firmatario della proposta Alessandro De Chirico e altri esperti – tra docenti e medici – dell’Università di Milano.
Lo scopo del tavolo tecnico, secondo le parole dello stesso De Chirico, è quello di “individuare nel territorio cittadino alcune aree pubbliche per la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico”. Il confronto è cominciato martedì e nel giro di poche settimane dovrebbe produrre un documento da sottoporre all’attenzione del sindaco Giuseppe Sala.
La mozione era stata approvata con 30 voti favorevoli e 7 contrari, impegnando il sindaco Giuseppe Sala ad attivarsi per avviare la coltivazione di cannabis terapeutica nel territorio comunale. La mozione individua nel Parco Sud – il più grande parco agricolo d’Europa – e nelle cascine di proprietà comunali i luoghi dove dare il via alla coltivazione.
L’obiettivo di De Chirico, che presentando la mozione approvata dal consiglio comunale si è attirato anche le critiche del proprio partito, è quello di rompere il monopolio della produzione di cannabis terapeutica, che attualmente viene prodotta solo allo stabilimento farmaceutico militare di Firenze, in modo da permettere alla Lombardia – che già rimborsa le spese relative ai farmaci a base di cannabis ai pazienti residenti in regione che ne hanno diritto – di risparmiare.
«La cannabis terapeutica – ha sottolineato De Chirico – è necessaria per tanti malati che chiedono questo tipo di medicinali per le più svariate patologie. Si stima che il fabbisogno nazionale sia di due tonnellate per più di 20mila utilizzatori. Lo stabilimento militare di Firenze ne produce 100 kg, altri 700 kg vengono importati e pagati a peso d’oro da Germania e Canada e il resto alimenta lo spaccio gestito dalla criminalità organizzata».