Legends

Mike Bloomfield

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Identikit
Nome e cognome: Michael Bernard Bloomfield
Nazionalità: Stati Uniti
Gruppi: Butterfield Blues Band, Electric Flag
Album di maggior successo: Super Session

Michael Bernard Bloomfield nasce a Chicago il 28 luglio 1943 dall’unione tra un ricco industriale del settore ristorazione e una ex reginetta di bellezza. Privilegiato bambino della Chicago degli anni ‘60, il suo destino era quello di frequentare le migliori scuole e portare avanti l’attività del padre, diventare un uomo d’affari. Forse sono questi presupposti che ne fanno un adolescente emarginato e indifferente, immerso nella musica multiculturale che riempiva le strade di Chicago negli anni ‘50.

A 13 anni riesce a farsi regalare una chitarra, invaghito del suono roots-rock di Elvis Presley e Scotty Moore. Frequenta in tenerissima età i blues club della zona sud di Chicago dove si esibiscono Muddy Waters, Otis Spann e Magic Sam. Era solito chiedere di salire sul palco per unirsi alla band di turno con la sua chitarra, un ricco ragazzino bianco che bazzicava i quartieri per neri integrandosi con una comunità che ben presto avrebbe imboccato la strada della rivolta.

Bloomfield diventa un reietto, con la sua nuova famiglia, quella del Blues, trova altri come lui, tutti giovani bianchi stufi della segregazione razziale. Poul Butterfield, Nick Gravenites, Charlie Musselwhite e Elvin Bishop tutti decisi a sfidare bluesman affermati e ben più esperti di loro. Diventa direttore di un club di Chicago il Ficklie Pickle, dove si esibiscono vecchie glorie. Continua ad esibirsi come turnista dentro e fuori i club della sua città.

Nel 1964 suona a New York e viene notato dal leggendario produttore Jhon Hammoond, che vola a Chicago per metterlo sotto contratto.

Nel 1965 viene ingaggiato da Bob Dylan per l’album Highway 61 Revisited con il quale ottenne i primi grandi riconoscimenti e una visibilità finalmente importante. Segue Dylan anche durante il Newport Folk Music Festival dove Bob sconvolge i puristi del Folk emettendo con le chitarre elettriche suoni decisamente rock and roll. Nel 1965 esce anche l’album omonimo The Paul Butterfield Blues Band, pubblicato dall’elektra Records. La band è composta da Mike (chitarra) Paul Butterfield (armonica e voce) Elvin Bishop (chitarra) Mark Naftalin (organo) e Jerome Arnold (basso). Diventa uno dei chitarristi più influenti del panorama nazionale. Con il secondo album della Butterfield Blues Band, Est-Ovest, inaugura l’era delle lunghe improvvisazioni psichedeliche strumentali.

Nel 1967 lascia il gruppo e si trasferisce a San Francisco per fondare gli Electric Flag, insieme a Barry Goldberg, una delle prime “horn-bands” del Rock. La loro musica mescola con disinvoltura elettronica, psichedelia, country, ragtime e blues. Il loro primo album è A Long Time Comin del 1968, anche se il progetto tuttavia non ebbe vita lunga per via di una cattiva gestione, della droga e di personalismi vari.

UNSPECIFIED - CIRCA 1970:  Photo of Michael Bloomfield  Photo by Michael Ochs Archives/Getty Images

Nel 1968 esce una pietra miliare del rock, registrato a New York l’album Super Session: Mike in coppia con Al Kooper realizza un lavoro libero da vincoli commerciali, partorito dalla capacità d’improvvisazione dei musicisti. Raffiche veloci, incredibili flessioni di corda, attacco preciso, sono il biglietto da visita della chitarra di Bloomfield in quella che si può considerare la sua registrazione di maggior successo.

Nel 1969 lavora con Muddy Waters per l’album Fathers and Sons. Toccato l’apice si concede all’attività solista, senza ritrovare il successo ottenuto con Super Session. L’album solista di Bloomfield, It’s Not Killing Me delude i fan, un blues-rock troppo acquoso. La fine degli anni ‘70 coincide con gravi problemi di droga e di salute, che lo vedono spesso lontano dal palco.

Nel 1981 viene trovato morto nella sua macchina a San Francisco a causa di un’overdose da eroina. Al momento del decesso Miky aveva 38 anni ma la sua dipendenza risaliva ai primi anni ‘70 quando aveva addirittura smesso di suonare. Era stato lui stesso a dire che: «Quando hai a che fare con l’eroina il tutto il resto passa in secondo piano, anche la chitarra».

Nel 2003 Rolling Stone lo ha collocato al 22° posto tra i 100 più grandi chitarristi di tutti i tempi. Ha segnato il blues-rock degli anni ‘60 e ‘70, chitarrista, pianista e compositore ha prodotto una discografia infinita. Gli album Super Session e Highway 61 Revisited con Bob Dylan sono rimasti assoluti capolavori.



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