Qual è il miglior tipo di coltivazione per la cannabis: indoor o outdoor?
La Cannabis, come ogni altro vegetale, ha adattato la sua esistenza ai vari ambienti di crescita, differenti per clima e terreno, con modificazioni nello sviluppo, per poter sfruttare al meglio le caratteristiche dell’ambiente in cui si è trovata. La selezione operata dall’essere umano di certi individui (di cannabis) rispetto ad altri è stata fatta per i particolari tipi di utilizzo della pianta (soprattutto fibra e resina) e per le sue possibilità di resa in un particolare ambiente. Tradizionalmente, nei paesi con un clima equatoriale o tropicale la quantità e la qualità della resina prodotta hanno favorito il suo utilizzo come pianta psicoattiva; mentre nei paesi con un clima temperato si è favorita la selezione di varietà per la massima produzione di fibra tessile di alta qualità (senza badare troppo al contenuto di resina). Nel secolo scorso sono iniziate la proibizione e la persecuzione volute dagli stati uniti (il minuscolo è per disprezzo) contro questa pianta straordinaria, proibizione e persecuzione estese in tutto il mondo e che continuano ancora con accanimento, soprattutto nei paesi dove il cittadino non è considerato in grado di (o non si vuole che possa) operare scelte responsabili, tipo il paese dove ci troviamo.
I motivi per mettere al bando la Cannabis sono sempre stati un mucchio di menzogne, spesso contraddittorie fra loro e spesso da riferirsi ad altre sostanze. La persecuzione da parte dei governi, spesso costretti ad accettare di proibire la coltivazione della Cannabis per qualsiasi utilizzo, ha creato un inutile disagio sociale ed ha portato una fascia della popolazione a rifiutarsi di accettare un divieto iniquo e mirato ad interessi monopolistici.
La persecuzione verso le persone che intendevano (ed intendono tuttora) utilizzare Cannabis ha fatto sì che queste persone prendessero delle precauzioni per la propria sicurezza, e coltivassero Cannabis cercando di nasconderla al “potere”. In un ambiente chiuso le possibilità di essere visti si riducono in modo enorme. La coltivazione in interni, con luce artificiale, ha costi elevati e le uniche produzioni convenienti possono essere quelle di infiorescenze femminili con un alta percentuale di resina per scopi medicinali, salutisti o ricreativi, e la produzione di talee e di sementi selezionate. Oltre al lavoro di ricerca applicato allo studio della pianta.
La coltivazione indoor nasce dunque per difesa al proibizionismo, ma ben presto ci si rese conto che offriva numerosi vantaggi:
– Per primo il minor rischio che le piante vengano viste da chi non dovrebbe. Anche in climi non proibizionisti delle meravigliose sommità fiorite di cannabis potrebbero far gola a chiunque.
– Chi vive in un centro urbano spesso non dispone nemmeno di un fazzoletto di terra o di un luogo soleggiato; l’aria è impregnata di sostanze nocive, per gli umani e per le piante; la luce del sole si confonde con l’illuminazione elettrica. La possibilità di allestire un ambiente chiuso, in cui le piante possano crescere senza problemi è sicuramente in questo caso da considerare.
– C’è il grosso vantaggio di non dipendere dalle stagioni: si può seminare, fare talee, raccogliere infiorescenze mature in qualunque periodo dell’anno.
– Il raccolto non sarà più uno soltanto, ma nel corso dell’anno si potranno avere da un minimo di tre, fino a cinque-sei raccolti.
– I tempi per la creazione e la stabilizzazione di nuove varietà potranno essere di molto ridotti.
– Ci potrà essere la sicurezza del patrimonio genetico dei semi ottenuti, mentre in esterni c’è sempre la possibilità che il vento porti polline di origine sconosciuta.
– Il controllo (e la responsabilità) dell’ambiente è totale. Questo significa poter garantire alle piante le condizioni ottimali in ogni momento del loro sviluppo. La qualità potrà essere superiore rispetto ad una pianta che abbia dovuto attraversare una stagione a volte sfavorevole o avversità di qualunque genere.
C’è da aggiungere che con lo studio della crescita della Cannabis in interni si è arrivati rapidamente a capire quali sono le esigenze della pianta per una produzione particolare. Questa conoscenza, applicata ad un buon grado di sensibilità e di conoscenza dell’ambiente, potrebbe oggi portare i migliori risultati per produzioni in pieno campo, economicamente molto più redditizie e potenzialmente molto più salutari e rispettose dell’ambiente.
Se fosse possibile coltivare Cannabis senza essere perseguitati, in natura gli elementi di crescita delle nostre piante non sarebbero magari così perfettamente bilanciati come potremmo credere di riuscire a realizzare in indoor, ma sarebbero disponibili liberamente, diversamente per ogni luogo di coltivazione e diversi ogni stagione. Proprio dalla diversità si creano i miglioramenti della specie…
Le stesse qualità coltivate indoor, se seguite con cura e con un clima adatto, in esterni si sono sempre dimostrate migliori (non più forti, migliori). La Cannabis ha un patrimonio genetico molto complesso, ed ogni varietà, se introdotta in un particolare ambiente, si adatta alle diverse condizioni nel giro di poche generazioni, creando nuovi fenotipi, diversi dalla varietà originale. Se non ci fosse questa inutile, stupida e tanto dannosa proibizione, in ogni particolare microclima potrebbe svilupparsi una particolare varietà (ne esistono purtroppo sempre meno: le varietà tradizionali, con un patrimonio genetico unico e sviluppatosi dopo lunghe selezioni, stanno scomparendo rapidamente: o per campagne governative di distruzione o per essere sostituite da varietà a resa maggiore, ma di diversa qualità).
Dalla diversità genetica le possibilità di utilizzo di questa pianta miracolosa potrebbero essere sicuramente ancora aumentate… ma si ritiene ancora di considerare criminale chi detiene più di un grammo di THC! Nonostante la Cannabis coltivata indoor possa avere caratteri organolettici superiori alla maggioranza dei raccolti fatti in esterni, per me rimane un ripiego. La Canapa sarebbe, ed è, contenta di poter crescere in pieno sole, sotto gli occhi di tutti e senza essere infamata da tante menzogne sul suo conto.