Microflora e microfauna del suolo
Per produrre un grande numero di piante, i coltivatori spesso coltivano in suoli sterili. Tale ecosistema artificiale crea una sorta di “centro di terapia intensiva”. Come ai pazienti in una corsia di ospedale, alle piantine devono essere offerte praticamente tutte le sostanze necessarie ai loro fabbisogni biologici; sostanze che in normali condizioni avrebbero trovato in natura. E partendo proprio da questa considerazione vorrei con questo ciclo di interventi chiarire quale sia l’importanza che riveste il microambiente radicale e la microbiologia del suolo per la coltivazione biologica, che cerca di distinguersi da quella convenzionale pur operando nelle medesime condizioni di possibili stress e attacchi patogeni di qualsivoglia natura. Per esempio se si cerca di ridurre il più possibile lo shock del trapianto, le piantine sono in ogni modo sottoposte a uno stress generalizzato. Devono immediatamente rigenerare il loro sistema radicale nel nuovo suolo, dopo di che possono effettivamente evitare gli effetti dannosi di questo stress. Ma per fortuna ora grazie a dei preparati specifici di microrganismi che riproducono la “magia” di un suolo fertile è possibile sopperire a questi stress e nel contempo migliorare la salute generale della pianta rendendola anche più efficace nel suo lavoro metabolico, come pure nell’assorbimento di nutrimenti e fattori di crescita.
L’Associazione simbiotica tra radici e funghi micorrizici è la causa di questo successo poiché favorisce una maggiore disponibilità di acqua e nutrienti che i funghi sono in grado di offrire. Perciò tale associazione permette di “gestire” in maniera positiva gli stress, e combattere marciumi o malattie fungine (botrite, oidio, fusarium, sclerotinia ecc.) che la pianta deve affrontare in suolo oppure in fuori suolo e dovuti a particolari condizioni di umidità e temperature proibitive. Quando i funghi micorrizici colonizzano la radice di una pianta ospite, il loro intreccio di ife [strutture vegetative di funghi filamentosi] si estende oltre l’area di azione delle radici della pianta ospite e funziona come un sifone che assorbe nutrienti e acqua. Queste colonie possono estendersi fino a 10 metri di distanza dalla radice e alcune associazioni tra radici e ife micorrize possono costituire una rete fino a cento volte più ampia del sistema radicale di piante non micorrizate. Il sistema radicale di una pianta ben colonizzata può essere ricoperto da ife fungine a tal punto che le radici possono non entrare in contatto con il terreno. I benefici di tale associazione simbiontica sono tanti. Le radici micorrizate sono in grado di assorbire dal suolo quei nutrienti che normalmente non sarebbero disponibili per la pianta [o lo sarebbero in maniera molto limitata, pensiamo al fosforo immobile].L’architettura e l’accrescimento radicale delle ife nel suolo, infatti, aumenta l’assorbimento di acqua e nutrienti, soprattutto del fosforo, attraverso il sistema radicale. La presenza delle micorrize consente poi una più alta tolleranza alla siccità alle alte temperature e ad alcune tossine. Le micorrize infine formano una barriera fisica intorno alle radici più attive nell’assorbimento, barriera che riduce la possibilità di infezioni dovute ad alcuni patogeni del suolo.[antagonismo fisico] Inoltre, non solo le micorrize, ma tutta una serie di microrganismi (Glomus spp., Trichoderma harzianum, Bacillus subtilis, Streptomyces, Pseudomonas, ecc.) hanno una azione diretta su moltissime specie di funghi patogeni del terreno quali ad esempio Fusarium , Phytophtora, Pythium , Rhizoctonia, Sclerotinia, Rosellinia, Verticillium.
Alcuni dei sopraindicati microrganismi hanno anche un’azione diretta, su patogeni che colpiscono la parte aerea della pianta, quali, solo per citarne alcuni, Botrytis cinerea , Marciume acido, Oidio e su molti funghi produttori di micotossine o responsabili di marciumi della post raccolta. Non solo la morfologia della pianta ospite viene modificata dall’instaurarsi dell’inoculo, ma anche la fisiologia risulta profondamente alterata. Basti pensare al fatto che il volume di radici può diventare fino a 500 volte superiore alle piante non micorrizate. Brevemente, la pianta ospite cede al fungo zuccheri e vitamine, mentre il fungo assorbe e trasferisce alla pianta gli elementi minerali. Infatti lo sviluppo considerevole delle ife nel terreno permette di esplorare un volume di suolo notevolmente maggiore di quanto può fare la singola radice, anche lontano dalla zona di assorbimento della radice stessa, aumentando notevolmente la quantità di sostanze nutritive raggiungibili. Non solo, ma le micorrize sono in grado di solubilizzare e quindi assorbire le forme organiche o minerali presenti nel suolo in composti insolubili, non direttamente utilizzabili dalle piante, rendendoli disponibili per il terreno e le radici. Anche il ritorno di sostanza organica al suolo viene incrementato con la micorrizazione, accompagnato anche da un maggior rilascio di N, P e K, fattori di crescita ed enzimi.
E’ importante notare che le micorrize non stimolano la crescita, ma eliminano le inibizioni alla crescita e agli stress dovuti ad incurie. Aiutando la pianta a superare situazioni stressanti, le micorrize aiutano le colture a crescere con il loro pieno potenziale. Le piante dovrebbero essere inoculate quindi prima del trapianto, in maniera che le micorrize possano immediatamente iniziare a svilupparsi sulle nuove radici. Per incoraggiare la colonizzazione delle radici delle piantine da parte delle micorrize, si offrono generalmente le seguenti indicazioni:
• Mantenere un’adeguata irrigazione durante i primi periodi d’impianto. Troppa acqua spinge la pianta a far crescere radici succulente di colore bianco che raramente sviluppano un’associazione con le micorrize;
• Fertilizzare in maniera adeguata. Se le piante non sono troppo fertilizzate, la colonizzazione delle micorrize sulle giovani radici avrà luogo in maniera molto rapida;
• Evitare la compattazione del suolo, in quanto può ridurre l’accesso dei funghi all’ossigeno e all’acqua, rendendo praticamente impossibile la loro diffusione e la conseguente raccolta e trasferimento di nutrienti alla pianta ospite;
• Utilizzare un attivatore con melasso di barbabietola (fonte di amminoacidi, vitamine e zuccheri) con proteine del latte che nutrono primariamente i batteri positivi ed i funghi micorrizici senza che questi prelevino energie, nutrimento dagli essudati radicali e minerali disciolti nel suolo.