Mete alternative: Uzbekistan da scoprire
Abbiamo chiesto a una guida di Viaggi Solidali, che ha vissuto nella mitica Samarcanda per lungo tempo, di raccontarci questo paese dal grande fascino e ancora poco visitato
L’Uzbekistan è probabilmente uno dei paesi più isolati al mondo. Si trova in Asia centrale. Non ha sbocchi sul mare e la steppa la fa da padrone in una terra tanto arida quanto ricca di giacimenti di gas naturale. È un paese giovane: prima di raggiungere l’indipendenza nel 1991, per quasi 70 anni ha fatto parte all’ex Unione Sovietica, la cui impronta è ancora marcata tanto da prevaricare su ogni forma di islamizzazione; per dare conto di questa peculiarità basti pensare che, nonostante l’Uzbekistan sia un paese islamico a tutti gli effetti, qui è possibile bere alcol ovunque come ovunque sono i rimandi a un’impostazione tipica del regime. Formalmente è una repubblica presidenziale, dove il Presidente è sia capo di stato sia capo del governo, ma in realtà vige una “dittatura democratica” considerato che anche il leader dell’opposizione sostiene pubblicamente il partito di governo.
Molto del suo fascino risiede nel suo glorioso passato. La sua storia si intreccia con la via della seta, l’antica rotta commerciale che collegava la Cina al Mar Mediterraneo, e la sua posizione, punto di incontro dei mercanti tra l’Asia e l’Europa, ne ha fatto un territorio multietnico. Inoltre, poiché i suoi sovrani erano soliti risparmiare la vita ad artisti e architetti delle terre conquistate affinché potessero abbellire le città dello stato, detiene tutt’oggi bellezze che lasciano a bocca aperta molte delle quali riconosciute ufficialmente Patrimonio dell’Umanità.
Per scoprire questa terra ci siamo rivolti a un’agenzia di viaggi molto particolare. Si tratta di Viaggi Solidali e le sue proposte si muovono spesso fuori dagli itinerari turistici più battuti, preferendo paesi e località lontane dal turismo di massa. Per Viaggi solidali il fulcro dell’esperienza del viaggio è nella relazione con le comunità ospitanti, per questo le guide che accompagnano i piccolissimi gruppi sono soprattutto mediatori culturali e i programmi di viaggio privilegiano i servizi gestiti da organizzazioni locali.
In particolare abbiamo rivolto alcune domande a Massimo Toscani che ha vissuto molti anni nel Paese insegnando lingua e letteratura italiana presso il Dipartimento di Italianistica dell’Istituto di Lingue Straniere di Samarcanda e Bukhara.
Cosa deve aspettarsi un viaggiatore occidentale che va in Uzbekistan?
Altre geometrie negli spazi, nella luce e nei volti.
Per la tua esperienza, cosa invece non si aspetta, ma scopre strada facendo?
L’accoglienza, la volontà di accogliere l’ospite con tutti gli onori possibili.
Qual è il periodo migliore per scoprire l’Uzbekistan?
La primavera e l’autunno, quando il clima è più mite. Qui il clima è continentale secco, con temperature rigide in gennaio e superiori ai 40 gradi nei mesi estivi. Ecco perché luglio lo sconsiglio in modo particolare.
Quale itinerario puoi consigliarci?
Ho vissuto a Samarcanda dal 1997 al 2013. Ritornarci è occasione per rivedere i luoghi, le persone, i racconti e i cibi che ho incontrato. Le rotte possibili seguono le oasi principali: Tashkent, capitale del paese e più grande città dell’Asia Centrale; Samarcanda, la città raccontata nei diari di viaggio di generazioni di esploratori e viaggiatori. Qui si può visitare il Registan, il bazar e il mausoleo di Tamerlano, ma consiglio di entrare anche in contatto con le minoranze che abitano la città. Poi si può proseguire per Bukhara, il cui centro storico è ricchissimo di minareti, madrasse e moschee e infine Khiva, antica città carovaniera ancor oggi splendidamente conservata. Nelle vicinanze di queste oasi si possono prevedere deviazioni verso diversi altri siti interessanti dal punto di vista archeologico e/o naturalistico. In particolare, per capire la realtà di questo paese consiglio di trascorrere del tempo nei villaggi rurali e magari anche una notte in yurta, la tenda dei pastori nomadi. Se si ha ancora tempo ci si può inoltrare nella sperduta regione del Lago d’Aral, con le fortezze del Karakalpakstan, il Museo Savitsky di Nukus e i suoi paesaggi lunari.
Samarcanda, come hai appena detto, è stata un punto nodale su una rotta attraversata da mercanti, avventurieri ed esploratori. È in qualche modo ancora così?
La lista delle etnie tuttora presenti a Samarkand è piuttosto variegata: tatari di Crimea e di Kazan, tedeschi del Volga, coreani, tagiki, armeni, cabardini, uiguri, russi, ebrei di Bukhara, iraniani, osseti, camucchi… Gli sguardi delle 110 etnie presenti sono riconosciuti dal 2001 come patrimonio Unesco. Già all’apice della diffusione dell’Islam, d’altra parte, sulle madrase del Reghistan, venivano rappresentati tigri, cerbiatti e un sole sorridente dal volto umano.
Com’è il paese oltre Samarcanda?
“Terra tra i due fiumi” che scorrono da Est verso il bacino idrografico del Lago d’Aral, l’attuale Uzbekistan è caratterizzato dal paesaggio tipico della steppa adagiato ai contrafforti delle grandi catene montuose del Pamir e del Thien Shan. Tratti di deserto racchiudono le oasi che segnano le tappe delle Vie della Seta. Scoprire questa terra significa passare da un’oasi all’altra (preferibilmente da maggio a ottobre quando le precipitazioni sono quasi inesistenti).
Un’ultima nota sulla cucina: che sapori e odori si incontrano in Uzbekistan?
La cucina è ottima, saporita e speziata. Piatto tradizionale è il plov, riso con carne bollita, cipolle, carote, uva passa e ceci. Molto abbondante la carne, in particolare spiedini di pecora e montone. Ricchissima è la varietà di frutta, dal melone all’uva, passando per datteri, melograni e fichi.
Viaggi solidali si basa sulla filosofia del turismo responsabile, cosa si intende con questa espressione e in concreto come si esprime in questo paese?
Partire con noi significa contribuire allo sviluppo equo dell’economia locale e con il fondo di solidarietà portare un aiuto concreto ad associazioni e organizzazioni non governative che operano in favore della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale. Nel caso dell’Uzbekistan, ogni viaggiatore contribuisce con una piccola quota a sostenere l’Associazione “Un Asilo a Samarcanda”. L’Associazione si occupa di finanziare le rette di accesso all’asilo e il tutoraggio sanitario per bimbi della comunità ljuli (zingari da tempo insediati).
A cura di M.T.