Messico e cannabis: la Corte suprema mette fine al proibizionismo, dopo il fallimento della politica
Era il 2018 quando la Corte Suprema messicana dichiarò per la quinta volta come incostituzionale il divieto al consumo e alla coltivazione di cannabis, obbligando di fatto la politica a normare la situazione, legalizzandola. Dopo diversi tentativi, intoppi e ripartenza, il processo era arrivato alla legalizzazione alla Camera circa tre mesi fa, arenandosi però prima dell’approvazione definitiva in Senato.
E quindi i giudici tornano a sostituirsi alla politica e, in una decisione storica e con un voto a maggioranza di 8 a 3, la stessa Corte Suprema, ha dichiarato l’incostituzionalità generale del divieto di coltivazione, detenzione e consumo di cannabis, che ora dovrà essere applicata anche in assenza di una legge che ne decida le modalità.
Grazie alla decisione della Corte i cittadini possono richiedere un permesso alla Commissione Federale per la Protezione contro i Rischi della Salute (Cofepris), il dipartimento della salute della nazione, per ottenere legalmente la cannabis. Con il permesso, gli adulti saranno autorizzati a possedere fino a 28 grammi (circa un’oncia) di cannabis per uso personale. La corte ha anche stabilito che gli adulti possono richiedere un permesso per coltivare e raccogliere piccole quantità di cannabis per uso personale.
Coloro che ottengono il permesso di possedere o coltivare cannabis dovranno inoltre astenersi dall’uso in presenza di bambini e dal guidare un veicolo a motore o impegnarsi in altre attività potenzialmente pericolose mentre sono sotto l’effetto della sostanza.
Intanto i sostenitori della legalizzazione dicono che questa decisione sottolinea la necessità per i legislatori di approvare rapidamente una legge per implementare un sistema completo di vendite legali e regolate. Vogliono assicurarsi che sia stabilito un mercato che sia equo, che affronti i danni della criminalizzazione sulle minoranze etniche e che promuova la libertà personale.