Cannabis: un mercato da oltre 20 miliardi che assume i disoccupati
Il cannabusiness punta a superare i 50 miliardi entro il 2025, mentre crescono le assunzioni di lavoratori disoccupati degli altri settori
Il mercato globale della cannabis legale, e quindi il totale delle vendite della cannabis medica e di quella ricreativa, potrebbe raggiungere la cifra monstre di 51 miliardi di dollari entro il 2025.
Sono le cifre contenute nell’ultimo rapporto di New Frontier Data e, per fare un paragone, vale la pena di sapere che nel 2020 le vendite totali sono attestate intorno ai 23,7 miliardi di dollari, una cifra che, secondo gli analisti, è 10 volte il numero di vendite di qualsiasi altro mercato regolamentato nel mondo.
Da questi numeri è facile capire perché la corsa al nuovo oro verde non accenna a fermarsi, e, anzi, continua a coinvolgere nuovi mercati e nuovi player.
«Quando abbiamo pubblicato il nostro primo Global Cannabis Industry Report nel 2019, era chiaro che la legalizzazione della cannabis si sarebbe rivelata uno dei movimenti socioeconomici più consequenziali del nostro tempo», ha scritto Giadha A. DeCarcer, fondatore e presidente esecutivo di New Frontier Data.
Mercato Usa, pandemia e aumento dei consumi
Nell’introduzione viene fatto notare che le legalizzazioni e i processi di riforma avviati in tutto il mondo, l’aumento della connessione a livello globale e della consapevolezza su che cosa la cannabis sia veramente, sono tutti fattori che hanno fatto aumentare i consumi a livello globale, come si evince dal raffronto del report del 2019. «Anche la pandemia di COVID-19 ha giocato un ruolo primario nel guidare l’aumento dei tassi di utilizzo. In mezzo a storiche perturbazioni economiche e sociali, quasi la metà dei consumatori americani di cannabis ha riferito di averla usata per aiutare a gestire lo stress e l’ansia durante la pandemia. Inoltre, il passaggio al lavoro da casa, unito alle restrizioni sugli incontri sociali, ha favorito livelli di consumo di cannabis più alti di quelli visti prima della pandemia, spingendo le vendite di cannabis al dettaglio del 35% più in alto per l’anno rispetto alle previsioni precedenti per i mercati legali degli USA». Un fenomeno molto simile a quello che in Italia e in Europa si è visto con l’aumento esponenziale dell’utilizzo di cannabis light e oli al CBD, sia per la gestione di ansia e stress che per il proprio benessere più in generale, sia per il fatto che, durante il lockdown, la cannabis illegale era più difficile da ottenere.
Ad ogni modo, ad oggi, la quasi totalità delle vendite avviene nell’America del Nord, con gli Stati Uniti che dominano il mercato e il Canada che sta allargando la propria fetta. Dei 23,7 totali, infatti, ben 20,3 miliardi di dollari (97%) sono riferiti al mercato statunitense; il mercato canadese nel 2020 è stato invece di 2 miliardi di dollari.
«Mentre il Canada ha battuto gli Stati Uniti nello stabilire un mercato nazionale completamente legale», viene sottolineato nel report, «i 38 stati americani che hanno legalizzato l’uso medico o per adulti hanno una popolazione 6 volte più grande di quella del Canada. Nei prossimi anni, l’opportunità del mercato legale negli Stati Uniti rappresenterà da sola la parte del leone della domanda globale legale. Con gli stati chiave (in particolare New York) pronti a iniziare le vendite per l’uso da parte degli adulti nel 2022, gli Stati Uniti sembrano destinati a rimanere la forza trainante nell’innovazione dei prodotti al dettaglio, nelle nuove esperienze dei consumatori e nella cultura della cannabis a livello globale».
La situazione europea
Dall’altro lato, «l’atteggiamento storicamente lassista dell’Europa verso la cannabis (incarnato dai social club e dai cannabis café in Spagna e nei Paesi Bassi, e dalla decriminalizzazione di tutte le droghe in Portogallo) sta lentamente passando alla formalizzazione e alla regolamentazione dei mercati medici. La Germania guida il continente con il più grande programma di cannabis medica in Europa, mentre altri mercati (inclusi i Paesi Bassi e il Regno Unito) stanno lavorando per abbassare le tradizionali barriere alla partecipazione, e per aumentare l’accesso dei loro cittadini alla cannabis medica».
Il mercato tedesco della cannabis medica, che in poco tempo è diventato il più grande in Europa, ha raccolto 206 milioni di dollari. In Spagna il mercato inaugurato dai CSC ha invece raggiunto la cifra di 431 milioni di dollari, motivo per cui nel rapporto viene indicato come uno dei prossimi mercati principali nel vecchio continente.
E sull’Europa viene sottolineato che se la più grande economia dell’UE, approvasse una riforma della cannabis, la cosa avrebbe implicazioni significative per la politica sulle droghe. Il riferimento è al fatto che il dibattito sulla legalizzazione era entrato anche nella campagna elettorale tedesca: 4 dei 6 partiti che componevano il Bundestag prima delle elezioni, erano infatti favorevoli. E se le spinte principali per la legalizzazione sembravano arrivare da Lussemburgo e Portogallo, ora la discussione è stata momentaneamente interrotta e secondo diversi analisti internazionali i due paesi stanno aspettando di capire proprio come si porrà la Germania del post-elezioni.
Nel rapporto poi viene fatto notare che la spinta principale per la legalizzazione è la regolamentazione della cannabis medica, anche se ogni paese sta legiferando a modo suo. Ad esempio viene sottolineato che in Europa i pazienti accedono alla cannabis tramite le farmacie, mentre in Sud America, nei paesi in cui è legale, sta avendo successo la formula delle cliniche private e dei medici che effettuano la prescrizione.
Nel 2020, si stima che 4,4 milioni di persone siano state registrate come pazienti attivi di cannabis medica in tutto il mondo. Inoltre, si prevede che altri due milioni di pazienti si registreranno per la cannabis medica nei prossimi cinque anni, il che potrebbe portare a 6,5 milioni di persone entro il 2025. A livello di trend, invece, le previsioni sono che le vendite di cannabis ricreativa dovrebbero doppiare quelle della cannabis medica entro il 2025.
Cannabis legale per creare posti di lavoro
E sono tutti numeri che raccontano anche un altro fenomeno: il fatto che la cannabis legale sia ormai il settore che negli Stati Uniti sta creando più posti di lavoro in assoluto. Ad oggi il settore dà lavoro a più di 320mila persone e nel solo 2020, nonostante la pandemia, la crescita rispetto al 2019 ha fatto segnare un più 32% con 80mila nuovi posti creati.
«C’è stato uno spostamento sismico di lavoratori dalla vendita al dettaglio e dai ristoranti alla cannabis», ha detto Kara Bradford, amministratore delegato della società di reclutamento di cannabis Viridian Staffing, dove ha raccolto fino a 500 domande per una sola posizione. «C’è la sensazione che questa sia un’industria in piena espansione, divertente e interessante, con molte opportunità di fare carriera velocemente», ha sottolineato in un’intervista al Washington Post.
C’è la storia del farmacista con 15 anni di esperienza che finisce a gestire un dispensario di cannabis, così come quelle di innumerevoli lavoratori del settore della ristorazione, che, rimasti disoccupati dopo la pandemia, vengono assunti, in posizioni diverse, per lavorare con la cannabis legale.
La testata americana fa notare che «molti cittadini hanno rivalutato il loro lavoro e le prospettive di carriera quando la pandemia ha rimodellato la loro vita sociale e lavorativa». Il risultato è che: «I lavoratori al dettaglio, in particolare, stanno lasciando il lavoro a tassi record, in cerca di orari costanti, migliori benefici e più opportunità di avanzamento – che molti dicono di aver trovato nell’industria legale della cannabis».
Più lavoro, meno controlli per la cannabis
L’aumento occupazionale negli stati in cui la cannabis è legale sta portando anche ad allentare i controlli per i lavoratori sull’uso di cannabis e sui test antidroga. La strada è stata seguita anche da Amazon, che è il secondo più grande datore di lavoro privato negli Usa, che a giugno aveva annunciato che avrebbe smesso di fare i test sull’uso di cannabis ai dipendenti e dichiarandosi a favore della legalizzazione federale. Da lì sono moltissime le aziende medio piccole che stanno seguendo questo esempio.
La paga oraria nei dispensari – una delle tante posizioni disponibili oltre a nuove figure lavorative che stanno nascendo ora – va dai 12 ai 15 dollari, in linea con la maggior parte dei lavori al dettaglio e di magazzino. Ma data la novità dell’industria, i lavoratori entry-level possono spesso avanzare in meno di un anno verso posizioni più specializzate. Intanto i gruppi che si battono per i diritti dei lavoratori stanno premendo per una più ampia sindacalizzazione nell’industria della cannabis: il ragionamento è che, agendo le giuste politiche, il settore potrebbe diventare un nuovo volano per i posti di lavoro della classe media, proprio come è successo in passato con l’industria manifatturiera.