Meningite: la folle epidemia mediatica
Siamo rimasti in attesa, osservando e soprattutto leggendo le notizie relative all’epidemia mediatica che ha colpito l’Italia a inizio anno, quando sembrava che ci fossero un susseguirsi allarmante di casi di meningite. Ma che cos’è la meningite e da chi è provocata e come mai genera così paura?
La meningite è una infiammazione delle membrane (meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Questa infiammazione può essere causata da virus, batteri o funghi, di qualsiasi natura. A seconda dell’agente patogeno che genera l’alterazione e delle condizioni cliniche del malato si incorrere in una vastissima gamma di possibili scenari.
Generalmente la forma virale è la più frequente, viene definita “asettica” e di solito ha un decorso di una decina di giorni e non ha gravi conseguenze. La forma batterica è molto più rara da contrarre, ma è anche quella più importante dal punto di vista clinico. A generare l’infiammazione possono essere un’infinità di batteri, quello con maggiore incidenza è il pneumococco, seguito dal meningococco, ma potrebbe causarla anche l’Esherichia Coli (battere che porta la cistite) oppure i batteri che provocano diarree come le Salmonelle. Le forme fungine invece generalmente colpiscono le persone che presentano un abbassamento delle difese immunitarie, per esempio chi ha da poco subito un trapianto oppure i malati di AIDS.
In Italia ci si ammala di meningite. Non è una novità. E i casi segnalati e accertati sono in linea con gli anni precedenti. Si è voluto (fortemente voluto) spostare una situazione particolare, come quella della Toscana, allargandola a epidemia nazionale.
Prendiamo in esame la meningite da menigococco di tipo C. Di fatto la Toscana nonostante la copertura vaccinale sia superiore a 90 su 100 abitanti in età pediatrica (età in cui secondo l’Istituto Superiore di Sanità si è più facilmente vittima della meningite) i casi registrati negli ultimi due anni risultano essere di gran lunga più alti rispetto alla media delle altre regioni. Da qui la decisione di un piano vaccinale a tappeto che però nell’ultimo anno non ha portato nessun tipo di cambiamento sostanziale.
Con questo dato di fatto e presumibilmente spinti dal subbuglio in autunno sulla questione della (non) libertà di scelta vaccinale (senza entrare in ambito di possibili mazzette da ditte farmacologiche) qualche giornalista ha scatenato una epidemia mediatica su un’inesistente epidemia di meningite.
Il risultato? Lo vediamo adesso, a distanza di un mese dall’elenco di casi di meningite più o meno accertati. L’azienda sanitaria nazionale non riesce a far fronte al boom di richieste di vaccinazioni di massa e mantiene la precedenza ai calendari vaccinali prestabiliti perché di fatto, non c’è nessuna epidemia in atto, se non quella del panico.
Ma l’esito non è solo il procurato allarme (per cui ci sarebbe l’articolo 658 del Codice Penale).
L’inserimento dei vaccini nell’elenco dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), ovvero le prestazioni sanitarie gratuite, per citarne una. Oppure la proposta del Ministro della Sanità Lorenzin durante il primo incontro con le Regioni sul tema del nuovo piano vaccinale 2017/19 di aumentare a 14 le vaccinazioni obbligatorie nel primo anno di vita dei nuovi nati e la possibilità (ricordiamo che ancora non si è trovato un accordo su questo punto, lungi da noi peccare di procurato allarme) di escludere dal sistema scolastico i bambini non vaccinati.
Una cosa rimane ovvia. L’informazione che comunemente arriva ai nostri occhi e orecchie è sempre tragicamente distorta e cercare una fonte più oggettiva porta ad essere etichettati come “alternativi”.
Felici noi di esserlo per voi.