HipHop skillz

MECNA – "Laska" (recensione)

laskaIn queste settimane, un ragazzo di 20 anni ha messo d’accordo tutti gli appassionati: si chiama Joey Bada$$ e ha fatto un disco che sembra uscito nel 1994. Ha un flow che fa spavento e pare che sia andato a prendere i beat con la Delorean del Dr. Emmett Brown. Siamo però nel 2015 e nonostante la crisi e a discapito degli scettici il rap è ancora il genere musicale del momento. Anche se si deve constatare con un certo rammarico che come sempre, almeno qui da noi, alla crescita delle vendite e della presenza del rap nei media e nel quotidiano non corrisponda una crescita del movimento né di una cultura hip hop, non si può non considerare – e con piacere – che tanti pregiudizi e tanti tabù artistici sono definitivamente crollati e che le vostre mamme, quando gli direte che ascoltate l’hip hop, probabilmente non vi scimmiotteranno più dicendo yo e facendo il gesto delle corna; che in radio, in classifica, a X Factor e a Sanremo potrete trovarci e addirittura veder vincere un rapper. Che Sir Paul Mc Cartney potrebbe fare più di un pezzo con Kanye West  e che vi sono e vi saranno degli artisti che non assomiglieranno per niente a Joey Bada$$, che non avranno necessariamente l’autoreferenzialità tipica dei topoi del rap, che non sposeranno necessariamente il boombap e saranno dei rapper. Dei rapper veri e propri.

Oltre alla passione per le barbe lunghe e i risvoltini, quest’epoca di hipsterismo ci ha lasciato in eredità grossa apertura verso la musica indie, la sperimentazione e verso generi musicali che noi hip hop heads un tempo non avremmo mai minimamente considerato. Mecna, in Italia, è il primogenito di questa generazione di artisti e il suo disco, con le sue perdonabili pecche, è veramente figo. Io sono dell’avviso che se – come ho letto – non lo hai apprezzato perché “che lagna, tutti questi sentimentalismi”, “i beat sono tutti uguali”, “canta troppo e anche male”, stai esprimendo delle critiche legittime e parzialmente condivisibili ma stai facendo un torto a un album che presenta un lavoro di ricerca davvero molto importante. “Laska”, è innanzitutto un disco ben scritto, da un rapper che racconta le sue storie con il taglio e il linguaggio che funziona oggi: che sa essere conciso, diretto ed elegante. Un rapper in grado di mettersi a nudo in maniera ironica e tagliente ma soprattutto un artista che sta dimostrando di sapere come costruire dei bei dischi, che è una qualità per niente scontata. L’album viaggia infatti su livelli alti dall’inizio alla fine e così come non presenta pezzi più fiacchi rispetto ad altri, allo stesso modo forse manca di un vero e proprio banger, ad eccezione di “31/08” e “Roar”, con Patrick Benifei, forse il pezzo più “radio-friendly”. Tra parti cantate ben riuscite e qualcun altra molto meno (“Pace”, per esempio), “Laska” è un concept con delle scelte stilistiche azzeccatissime: un prodotto moderno, fresco, con dei beat pazzeschi e dal respiro internazionale. Un sound che pur non inventando nulla guarda a testa alta oltreoceano, essendo nostrano e confezionato da un roster di produttori ricercato e in evoluzione costante. Che se ci fosse stato proposto da qualche rapper americano sarebbe certamente arrivato fino a qui, dove invece musica di questo tipo è ancora abbastanza nuova.

Quello che è probabilmente il normotipo del rapper, se lo chiedi in giro, una volta disse “odio i cantanti italiani sfigati, sempre innamorati, una tipa li ha sempre lasciati”; Mecna su questo tema ci ha fatto invece un ottimo disco di musica rap, che suona bene e che mi ha fatto mettere provvisoriamente in ghiaccio tutta la bella roba che è uscita agli inizi di questo 2015. Non è un caso che lui stesso abbia definito “Non Vorrei Essere Qui”, con la sua netta presa di distanze dall’ambiente dell’hip hop italiano e le polemiche che vi gravitano sempre attorno, il suo cavallo di battaglia. “Laska” è un disco con una grande e ben riuscita ricerca estetica e che ha l’ambizione di essere qualcosa di diverso dal convenzionale. Un po’ come guardare un film di Wes Anderson dopo una maratona di Martin Scorsese. E anche se è vero che Mecna non ha la voce di Drake e che io per primo quasi sempre preferisco un bel rap alla “io ce l’ho più lungo di tutti”, magari con dei beat che ti preparino alla guerra, il bello di questi tempi nuovi è che ci sono infinite possibilità e di evoluzioni come questa, soprattutto in Italia, ce n’è sempre bisogno. 

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Robert Pagano



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