MDMA e psilocibina per i pazienti: al via le cure in Australia
Al via le terapie del futuro. Dal 1° luglio in Australia gli psichiatri possono prescrivere l'MDMA e la psilocibina per la cura della salute mentale
In Australia, a partire dal 1° luglio, è possibile prescrivere MDMA e psilocibina per trattare specifiche condizioni di salute mentale.
In particolare, gli psichiatri australiani muniti di apposita autorizzazione potranno ricettare l’MDMA per la cura del disturbo post-traumatico da stress e la psilocibina per il trattamento della depressione resistente ad altre terapie.
MDMA E PSILOCIBINA IN AUSTRALIA: AUTORIZZATI PER USO TERAPEUTICO
La Therapeutic Goods Administration di Canberra, l’ente governativo responsabile della regolamentazione dei prodotti terapeutici, ha dichiarato che queste sostanze “relativamente sicure – se somministrate – in un ambiente controllato”, possono trattare efficacemente alcuni disturbi mentali.
“Un passo molto gradito per allontanarsi da quelli che sono stati decenni di demonizzazione”, aveva sottolineato il dottor David Caldicott, docente di medicina d’urgenza presso l’Australian National University.
Dopo decenni di duro proibizionismo infatti, l’Australia è diventato il primo paese al mondo ad autorizzare l’assunzione, prettamente per scopi terapeutici, dell’MDMA, considerata un entactogeno e quindi non propriamente uno psichedelico, e della psilocibina, che invece è il principio attivo contenuto nei funghi magici.
Come riportato da Nature Paesi come gli Stati Uniti, il Canada e Israele consentono l’uso individuale di questi farmaci per motivi compassionevoli o nell’ambito di studi clinici, ma dal 1° luglio l’Australia è il primo Paese a regolamentarli come farmaci, che dovranno essere prescritti da psichiatri autorizzati.
IL SENSO DI RICONNESSIONE TERAPEUTICO DELLE SOSTANZE PSICHEDELICHE
“Un cambiamento di paradigma”, ha dichiarato il dottor Mike Musker, ricercatore sulla salute mentale presso la University of South Australia, all’Agence France-Presse (AFP).
L’MDMA può dare ai pazienti “una sensazione di connessione” che facilita il contatto con il terapeuta e la discussione delle esperienze traumatiche. Il dottore ha dichiarato che: “L’effetto psicospirituale – della psilocibina – può cambiare la percezione di te stesso e, con un pò di fortuna, può farti desiderare di vivere”.
Sentimenti di interconessione riscontrati anche in diversi studi che hanno evidenziato le potenzialità della psilocibina per il trattamento della dipendenza da alcol.
Tuttavia, Musker ha tenuto a puntualizzare che il processo terapeutico non si baserà sul “prendere una pillola e sparire nel nulla” ma sarà monitorato attentamente. Durante i trattamenti spalmati nell’arco di cinque-otto settimane infatti, il terapeuta dovrà restare tutto il tempo con il paziente. Trattamenti che secondo il dottore non saranno “ampiamente utilizzati” prima del 2024.