Grazie all’esperienza decennale di Luca Marola gestore del Canapaio Ducale di Parma (uno dei primi growshop d’Italia), nasce il nuovo manuale aggiornato sulla coltivazione fai da te. “Marijuana in salotto – Guida alla coltivazione fai da te” è il primo ed unico manuale made in italy stampato interamente in carta di canapa, grazie al prezioso contributo di NPK.
Un chiaro ed evidente inno alla normalizzazione della cannabis, la cui speranza è quella di poter trovare una pianta in ogni salotto, permettendo a chiunque di acquisire le conoscenze basilari sulle tecniche di coltivazione. Il manuale, edito da Reality Book, si potrà trovare alla fiera di Roma CanapaMundi dove verrà presentato ufficialmente il prossimo fine settimana. Nell’attesa di poter sfogliare le pagine di “Marijuana in Salotto” abbiamo intervistato Luca Marola che ci ha regalato, in esclusiva per i lettori di Dolce Vita, la prefazione a cura di Marco Cappato.
Tra pochi giorni presenterai il tuo nuovo libro “Marijuana in salotto – Guida per la coltivazione fai da te”, un manuale sulla coltivazione domestica della cannabis. Come nasce l’idea di questo libro è qual è l’obiettivo principale? Soprattutto in quest’ultimo anno ho osservato, dal mio privilegiato punto di osservazione ossia dall’interno del Canapaio che gestisco, un nuovo fenomeno: ad ogni notizia positiva riguardante la cannabis (approvazione di leggi regionali sulla cannabis terapeutica, vittorie referendarie negli Stati Uniti, legalizzazione in Uruguay o cancellazione della Fini-Giovanardi) nuove ed inaspettate persone si avvicinavano al bancone del negozio mossi dalla curiosità di provare a coltivare qualche piantina. Gente di tutte le età ed estrazioni sociali; mossi più che altro dalla curiosità. Ogni volta che la cannabis è stata presentata sotto una “luce favorevole”, riducendo quindi lo stigma sociale, ho osservato questo fenomeno. I simpatizzanti non praticanti, potremmo dire, diventano praticanti.
L’idea quindi nasce dalla necessità di fornire ai neofiti un manuale semplice, completo, aggiornato ed economico. Ma l’aspetto per me più importante è un altro: il soggetto del manuale non è, com’è stato finora, la pianta di marijuana ma gli attrezzi, i prodotti e gli strumenti necessari per la sua coltivazione. Il manuale fornisce le coordinate necessarie affinché chiunque possa entrare in un growshop con almeno un’infarinatura sui prodotti di cui potrebbe avere effettivamente bisogno.
L’obiettivo è ben dichiarato nella quarta di copertina: Marijuana in salottovuole essere un inno alla normalizzazione della cannabis. Da qui il titolo, un programma politico: una pianta in ogni salotto!
«Persino un manuale di coltivazione, di per sé a-politico e a-proibizionsta, può aiutare a capire perché il proibizionismo non può funzionare.» Così afferma Marco Cappato nella prefazione. Oltre a trattare la parte pratica della coltivazione approfondisci anche l’aspetto legale e/o altri aspetti della pianta? La prefazione del Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica per me vale da sola l’acquisto del manuale. Per la sua linearità, efficacia, per l’ottimismo che sprigiona. Detto ciò, Marijuana in salotto è un manuale di coltivazione aggiornato con tutte le novità del mercato. Questo mi interessava realizzare. Avere vicino l’associazione Luca Coscioni, che si occupa anche di cannabis terapeutica, rende pienamente lo scopo del manuale: essere uno strumento. Marijuana in salotto non si occupa di cannabis terapeutica ma è strumento per chi della cannabis terapeutica ha bisogno.
Hai una lunga esperienza nel settore in quanto gestore del Canapaio Ducale. A questo proposito come descriveresti l’evoluzione avvenuta fino ad ora, in particolare nell’ambito della coltivazione? Abbiamo aperto il Canapaio Ducale nel settembre del 2002, quasi tredici anni fa. I canapai in Italia forse non raggiungevano la ventina e si contavano sulle dita di una mano. Allora i semi disponibili erano solo quelli regolari, ora quasi scomparsi dal mercato; non esistevano le varietà autofiorenti e le lampade erano solo le MH e le HPS. Niente CFL né tantomeno i Led. L’evoluzione la stiamo vivendo; se è stata finora abbastanza rapida, credo che nel futuro prossimo sarà vorticosa. Si sono liberate energie, risorse economiche ed interessi enormi nel settore della coltivazione. La ricerca e l’innovazione contagerà finalmente il nostro settore.
Nonostante la situazione legislativa italiana come vedi il panorama dei growers italiani rispetto alle oramai riconosciute eccellenze spagnole e olandesi? Noi abbiamo avuto per molti anni una cappa di piombo che ha cercato di soffocare tutto questo, la legge Fini-Giovanardi che con l’assurdo assunto dell’uguaglianza delle sostanze e la loro penalizzazione ha impedito, relegandoci alla timorosa clandestinità, di sviluppare, direi normalmente, il nostro hobby e le nostre conoscenze. Quel tempo è definitivamente finito. Abbiamo sì molto da recuperare sugli olandesi e sugli spagnoli ma da noi le competenze, il genio e l’intraprendenza non mancano: in poco tempo recupereremo gli anni perduti.
Cosa ne pensi del fermento che c’è dietro alla canapa, fino a poco tempo fa impensabile? Penso che definirlo fermento sia riduttivo. Stiamo assistendo ad una rivoluzione epocale. La “capitale dell’impero”, gli Stati Uniti che con Nixon e Reagan idearono, applicarono ed esportarono la “War on drugs”, sta ribaltando la sua politica sulla marijuana. Anche la periferia sente queste vibrazioni. È prima di tutto una rivoluzione culturale e, in quanto tale, libera energie. E risorse. Queste risorse si moltiplicano esponenzialmente; la combinazione tra interessi economici e cambio di paradigma culturale porta a questa situazione di rapidissimo cambiamento. Saranno dei begli anni quelli che abbiamo davanti.
Quindi credi che il “giorno favorevole” arriverà anche in Italia? Il giorno favorevole richiamato nella prefazione ci sarà. Arriverà il giorno in cui la marijuana verrà trattata per quello che è: una pianta. Certo, quel momento lo si può raggiungere passivamente o meno. Dipende un po’ da ognuno di noi. Se ogni growshop, se ogni grower, se ogni leccatore di cartine facesse un po’ di attivismo divulgando informazioni, creando dibattito, anche solo fotocopiando gli articoli di Dolce Vita e distribuendoli nei bar e nelle piazze, forse quel giorno potrebbe essere domani. Io mi rendo disponibile per partecipare a dibattiti e presentazioni del manuale in giro per l’Italia.
Dove si potrà trovare “Marijuana in salotto”? “Marijuana in salotto”sarà in vendita in anteprima nazionale alla fiera di Roma CanapaMundi. Allo stand B52. Da fine febbraio è disponibile in tutte le librerie e growshop. Oppure può essere ordinato tramite la pagina Facebook o inviando una mail a [email protected].
PREFAZIONE (in anteprima esclusiva per i lettori di Dolce Vita)
Sotto una luce favorevole, in attesa di una giornata favorevole.
La guida alla coltivazione di una pianta riguarda la politica tanto quanto una raccolta di ricette o di istruzioni per preparare impacchi. Se la pianta è la cannabis, le cose cambiano: un abbondante raccolto può portare diritto nelle patrie e criminali galere. La politica è già coinvolta, dunque lo siamo tutti.
Prudenza vorrebbe di separare con nettezza le argomentazioni ideali dalle istruzioni pratiche.
Con l’eccezione di un manipolo di crociati, ormai tutti riconoscono almeno dignità politica alle tesi antiproibizioniste, dagli effetti sulla lotta al narcotraffico fino al valore dell’autodeterminazione individuale. Si può non condividere ma è raro dover ancora ascoltare le sparate di chi prova ad attribuire all’antiproibizionista il ruolo dell’untore dedito a spargere l’abuso di droghe in giro per il globo. Se poi si parla di uso terapeutico, ecco che anche gli oppositori più arcigni vacillano, invocano i dubbi della scienza, quella stessa scienza che da decenni riducono in manette se si arrischia a occuparsi del vero impatto delle sostanze stupefacenti illegali, anche in comparazione con quelle legali.
La prudenza chiama, perché quando si varca la soglia dell’argomentare e si entra nel terreno del praticare si fa presto ad esser ricacciati nel girone degli istigatori a delinquere, di fatto o di diritto. In Francia, la formula della criminalizzazione è quella in base alla quale è sanzionata la presentazione della cannabis “sous un jour favorable”, che letteralmente significa “sotto un giorno favorevole”, cioè sotto una luce favorevole. Proprio così: una luce favorevole, musica per le orecchie del buon coltivatore, ironia della sorte per un divieto che prova a sradicare, prima ancora della pianta, la libertà di espressione. Giusto comunque non far confusione per chi ha a cuore la causa antiproibizionista: coltivare e consumare non è di per sé utile a legalizzare, forse è perfino controproducente quando aliena il sostegno di coloro che badano laicamente agli effetti sulla società, e che se solo il proibizionismo funzionasse si terrebbero di buon grado il proibizionismo.
“Se solo il proibizionismo funzionasse”: ecco l’ipotesi di fronte alla quale persino la prudenza rischia di essere troppa. Pensare che possa funzionare la persecuzione di una pianta, con i suoi semini, i suoi fiori e i suoi coltivatori, è un’ipotesi che contiene in sé il germe di una pretesa eccessiva per lo Stato, le sue leggi e i suoi apparati. Se poi la persecuzione si estende all’atto stesso di ingerire una sostanza, di introdurla nel corpo, la pretesa richiama le illusioni di ogni totalitarismo di poter distruggere l’umanità reale in nome di un’umanità che esiste solo nei sogni del fanatico di turno, incapace di accorgersi che il suo sogno è incubo per troppi, almeno fino a quando la tragedia lo seppellirà. È accaduto storicamente per ogni fascismo, accadrà con il proibizionismo. Ma non vogliamo aspettare troppo quel giorno, anzi quel “giorno favorevole”.
Persino un manuale di coltivazione, di per sé a-politico e a-proibizionsta, può aiutare a capire perché il proibizionismo non può funzionare. Mentre sfogliamo pagine che parlano di botanica siamo consapevoli che un testo sottostante evoca la prima causa di ingolfamento delle aule di tribunale e delle casse della mafia. È sufficiente questa consapevolezza a far intuire le ragioni nobili e ideali della legalizzazione, senza nemmeno conoscere i saggi di Milton Friedman. È sufficiente questa consapevolezza a prevedere gli effetti pratici fallimentari della guerra contro i diritti che va sotto il nome di guerra contro le droghe.
Sarà anche vero: magari i coltivatori non sono utili alla causa, né gli spinellati, né tante altre categorie che godono di pessima stampa. Meglio però non esagerare con la selezione all’ingresso. Non abbiamo motivi per ritenere che la proverbiale saggezza contadina non riesca ad attecchire almeno un po’ anche tra i potenziali coltivatori di cannabis, magari ad incuriosirli su chi cerca di cambiare le leggi e sulle disobbedienze civili radicali. Coltiviamo la speranza che qualche lettore alla ricerca di una “luce favorevole” per le proprie foglie si attivi anche per avvicinare il tempo di quella “giornata favorevole” nella quale una pianta tornerà ad essere soltanto una pianta.
Marco Cappato Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni
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