Marco Polo, Ghemon & Bassi Maestro – Per La Mia Gente EP (recensione)
Quando intervistammo Bassi rimasi sorpreso dalla familiarità con la quale mi parlava dei suoi rapporti con gli States e i suoi artisti, quindi, essendo lui un’artista sempre pronto a dispensare sorprese, non mi ha meravigliato sapere che avrei avuto tra le mani un prodotto come questo, un giorno.
Ghemon con Marco Polo ci aveva già collaborato, invece, nel suo primo disco ufficiale: “La Rivincita Dei Buoni”. Se non ricordo male, in un’intervista mi disse di averlo conosciuto su internet, di avergli chiesto una collaborazione e di averla ottenuta. Ai tempi mi sembrò incredibile: mi immaginavo Marco Polo passare dallo studio con Masta Ace, O.C e Kool G Rap a collaborare con un giovane artista di Avellino.
Una figata, tremendamente hip hop.
Adesso le cose sono un po’ cambiate, il mondo ha reso tutti un po’ più vicini e progetti di questo tipo non sono più così rari, anche nella nostra scena che, benché in tremenda espansione, rimane pur sempre una piazza ancora piccina.
Che i due MC assieme rappresentassero una piacevole combinazione alchemica lo avevamo capito in “Musica che non si tocca”, con “L’amore dov’è”, sulle musiche di Shocca. Marco Polo invece è un dispensore di perle, un produttore che suona come si suonava un tempo, di conseguenza le aspettative per questo lavoro erano giustificatamente alte.
L’EP è accompagnato da una lunga serie di date live, nelle quali erano previste le partecipazioni di artisti come Juju e Torae (anche per lui un disco con Marco Polo, se non lo avete dategli più di un ascolto), nonostante i condizionamenti atmosferici dell’uragano Sandy.
Di fatti il disco sembra fatto apposta per essere suonato: “Meglio se chiedi a qualcuno” apre il disco con una bella batteria, gli scratch su Put It On, di Big L e delle rime freschissime e auto celebrative, piuttosto stilosa. Segue immediatamente la titletrack, il vero banger del disco: un beat pazzescamente classico e un bel video girato a New York (e per me, che guarderei tutte le sere in religioso silenzio questa vecchia perla, una bella ventata d’aria fresca). Classic.
Ghemon e Bassi si prendono i loro spazi, su due pezzi solisti esattamente nelle proprie corde: il primo parla rapporti sentimentali come solo lui sa fare in “Niente di Buono”, il secondo regala un manifesto critico e decisamente nostalgico del rap di questa generazione (anche se con molte eccezioni, Bassi da questo punto di vista rimane uno dei più avanti in Italia), in collaborazione con Shocca.
“Nonostante tutto” e soprattutto “Stronzate & Musica”, scanzonata, allegra e che ti rimane in testa, vedono il trio ancora al completo. Chiude il disco “Get Live”, col featuring proprio di Torae, una gran bella strofa di Bassi e bella potente quanto serve per chiudere l’EP, che contiene anche tutte le strumentali.
Ovviamente è pur sempre un EP, nato dalla grande passione per l’hip hop di questi ragazzi e va valutato come tale: un buon esperimento, ben riuscito e che porterà sicuramente buoni frutti ai tre artisti.
Un esperimento che sarebbe straordinario vedere replicato da altre combinazioni, anche più ruvide (tipo chessò, il Primo Brown di questi mesi su qualche bel beat spacchiuso americano, tanto per dirne una). Un altro bell’esempio di crescita del livello di questo genere, in Italia. Non è un caso che sia partito dagli autori di 2 dei 5 migliori dischi rap dell’anno.
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Robert Pagano