ReLeaf Malta: “Abbiamo avviato un cambio di paradigma!”
Intervista al Presidente dell’associazione che rappresenta i diritti dei consumatori di cannabis a Malta
Qualche settimana fa ho avuto il piacere d’intervistare una delle persone più attive nel campo dei diritti dei consumatori di cannabis a Malta, nonché uno dei protagonisti indiscussi di un movimento popolare che è culminato nell’approvazione della prima legge europea che consente la coltivazione, il possesso e il consumo di piccole quantità di cannabis per uso personale.
Con Andrew Bonello, Presidente dell’associazione ReLeaf Malta, ci siamo infatti incontrati di persona a La Valletta il 30 novembre, sul finire di una giornata per lui densa di appuntamenti, avendo già partecipato ad alcune interviste radiofoniche ed incontrato per la prima volta il neo Presidente dell’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis – ARUC (dalla dicitura inglese, ndr.).
Non potevamo infatti esimerci dall’aggiornarvi sui progressi della situazione a Malta e sui prossimi sviluppi dichiarati dall’Autorità di cui sopra e attesi da quella parte della popolazione maltese (nonché del resto d’Europa!) che tanto ha fatto per avviare questo cambiamento.
L’emendamento che ha istituito l’ARUC, il LXVI of 2021 – Authority on the Responsible Use of Cannabis Act è infatti stato accolto in Europa come l’atto di rottura dell’argine del proibizionismo nel vecchio continente, avendo corretto tutta una serie di misure punitive che vigevano a Malta nei confronti di chi fa uso personale della cannabis.
(Intervista aggiornata al 28 gennaio).
CANNABIS A MALTA, L’INTERVISTA AD ANDREW BONELLO
Come nasce ReLeaf Malta e chi rappresenta?
È iniziato tutto con un movimento in cui sono stato coinvolto anch’io (Moviment Graffiti ed altre organizzazioni maltesi ne facevano parte, ndr.): ci sono state proteste per le strade, ed eravamo in contatto con alcuni giornalisti, così è iniziato anche l’interesse da parte dei politici. All’epoca eravamo sotto un altro Governo, poi, quando è cambiato, il nuovo Governo ha raccolto queste istanze sulla riforma della legge sulle droghe ed altre riforme ancora. Quindi, quando hanno aperto leggermente la porta, la società civile si è raggruppata! Releaf Malta è stata costituita nel 2017 e formalizzata ufficialmente come ONG nel 2019. Nel nostro statuto affermiamo con forza di voler ribaltare la legge draconiana che abbiamo sulla cannabis; inoltre, vogliamo assicurarci che l’intero processo di decriminalizzazione sia basato sui diritti umani e non su una filosofia orientata al profitto. Stiamo anche promuovendo un forte programma di equità sociale: vogliamo assicurarci che la politica corregga le azioni sbagliate del passato e, attraverso un programma di giustizia riparativa, aiuti le persone che hanno subito abusi a causa di leggi sproporzionate e si assicuri che queste stesse persone siano in grado di partecipare al processo di riabilitazione culturale e sociale della cannabis e dei suoi consumatori. La politica deve garantire che anche le persone che in passato sono state colpite legalmente e psicologicamente attraverso l’arresto, azioni legali, carcere, etc., anche per piccole quantità di cannabis, vengano prese in considerazione. Si spera che l’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis riconosca la validità di un approccio dal basso, fondato sui diritti umani e sulla dignità.
Il 18 dicembre 2021, il Parlamento di Malta ha reso legale l’autoproduzione e l’uso personale, diventando il primo paese UE a farlo, cos’è successo da allora?
Penso che dovremmo iniziare dicendo che abbiamo apportato modifiche a una vecchia legge, non abbiamo una nuova legge e da nessuna parte in quella legge si dice o si implica che Malta legalizzerà la cannabis; infatti Malta non ha legalizzato la cannabis, ma ne ha parzialmente decriminalizzato il suo consumo, anche se ai media piace usare la parola “legalizzazione”, che però crea un po’ di confusione, quindi penso che sia meglio dire le cose in modo chiaro. Detto questo abbiamo probabilmente una delle riforme più progressiste alla legge sulla cannabis che ci sia in Europa! La coltivazione di 4 piante è stata ora decriminalizzata, così come il possesso di 7 grammi di cannabis; inoltre, se in passato avevi avuto dei guai con la legge per il possesso di meno di 7 grammi o per 4 piante, ora puoi ripulire la tua fedina penale, il che è un’ottima cosa. Ricapitolando: con 7 grammi di cannabis non hai nessuna conseguenza amministrativa o penale; tra gli 8 e i 28 grammi hai conseguenze amministrative sotto forma di multa, applicabile solo la prima volta. Ma se ti trovano in giro con più di 28 grammi è già considerato spaccio e così pure se a casa ti trovano più di 50 grammi; la condivisione continua ad essere un reato penale ed è considerata spaccio e la polizia ha mantenuto il diritto di arrestare e interrogare una persona anche se trovata con meno di 7 grammi, se sospettata di spaccio. C’è inoltre da considerare la parte della legge che forse ha entusiasmato maggiormente la comunità, ovvero la possibilità di costituire apposite associazioni no profit dedicate alla somministrazione di cannabis: ad oggi c’è totale mistero sulle modalità per poterle effettivamente costituire. Per giunta abbiamo inaspettatamente avuto un cambio di leadership per quanto riguarda l’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis, e quindi probabilmente ci vorrà un altro po’ di tempo, prima che ci possa mettere mano, visto che si è dovuti ripartire da zero.
Quindi se fossi una maltese, da fine 2021 avrei già il diritto di coltivare le mie piante in casa, ma non potrei ancora coltivare la cannabis presso un’apposita associazione, è corretto?
Non è necessario che tu sia una maltese, basta essere residenti e che l’indirizzo di residenza coincida con quello dichiarato nella carta d’identità, così, se la Polizia viene a casa tua, non può fare nulla, non importa da dove vieni. Esatto per l’associazione, perché ancora non sono state costituite. Ad ogni modo la Segretaria parlamentare per le riforme, Rebecca Buttigieg, ha dichiarato in Parlamento che entro febbraio accetteranno le domande per le licenze delle associazioni. Quindi coloro che vogliono aprire un’associazione cannabica necessitano di avere delle indicazioni di base dall’Autorità, non sapendo ancora quali siano i dettagli finali e a quali regole dovranno attenersi. A questo scopo, nel primo trimestre del 2022, ReLeaf aveva pubblicato un documento politico sugli obiettivi e le funzioni che ha un Cannabis Social Club e che si dovrebbero trasferire ad una associazione della cannabis; lo aveva anche presentato all’ex presidente dell’ARUC ed ora lo ha ripresentato all’attuale presidente. Vorremmo favorire un movimento dal basso, dalla comunità, invece di stabilire le regole dall’alto.
Potrebbe evidenziare quali sono le differenze che ReLeaf considera più rilevanti tra un’Associazione della Cannabis e un Cannabis Social Club?
I legislatori maltesi hanno deciso di utilizzare la terminologia “Cannabis Association” o “Associazione della Cannabis” e più recentemente il Presidente dell’ARUC ha iniziato a chiamarle “NPO”: Organizzazioni No Profit. In linea di massima le associazioni e i CSC dovrebbero lavorare seguendo gli stessi principi. Sfortunatamente però, la legge maltese non consente la socializzazione e la condivisione per quanto riguarda l’uso della cannabis, eliminando così completamente l’obiettivo principale dello “spazio sociale sicuro” che tutti noi auspicavamo.
I CSC sono infatti molto di più di un luogo dove semplicemente si vende la cannabis: in realtà sono luoghi dove ci si sente al sicuro. È questa la cosa più importante: sei al sicuro dall’essere criminalizzato, stigmatizzato o giudicato; le persone non hanno la paranoia dell’arresto e si possono anche apprendere modalità di consumo più sicure e adatte alla propria esigenza. Tutti aspetti positivi che purtroppo sono stati lasciati fuori. Quindi c’è ancora molto margine di miglioramento e questo è il motivo per cui la consideriamo solo una decriminalizzazione parziale: perché c’è ancora molto da fare per arrivare alla decriminalizzazione completa e al livello successivo ci sarebbe la legalizzazione. Ma è qui che dovrebbero entrare in gioco le convenzioni internazionali, che in quanto piccolo Paese, dovremmo prendere in seria considerazione. Come attestato dalla ricerca, il modello di club sociale no profit consente il perfetto equilibrio tra tutela dei diritti umani, promozione della salute pubblica e rispetto del diritto internazionale.
Quali sono stati i portatori d’interesse che sono riusciti a far sentire la propria voce più di altri nella discussione sulla legge per la cannabis?
Le ONG che sono state finanziate dal Governo per fornire servizi di riabilitazione sono state anche in prima linea nell’opporsi a qualsiasi tipo di riforma. È interessante notare che anche la Camera di Commercio ha messo in guardia contro qualsiasi tipo di riforma legislativa. Sfortunatamente, questi gruppi hanno i mezzi finanziari e il peso politico per far avanzare le loro agende.
ReLeaf ha espresso il suo forte disappunto per il fatto che la società civile non sia stata consultata sui criteri richiesti per nominare o revocare il Presidente dell’ARUC: la recente nomina di Leonid McKay (ex direttore della Caritas), è stata un duro colpo per la credibilità del Governo. Per questo è necessario sottolineare l’importanza di garantire che la persona a capo dell’ARUC sia ben consapevole delle conseguenze negative della politica precedente, sia impegnata a promuovere i diritti delle persone che consumano cannabis e, soprattutto, sia ben attrezzata per scongiurare gli interessi commerciali che invadono il mercato. Nell’incontro dello scorso 30 novembre 2022, ReLeaf ha parlato con il neo Presidente dell’ARUC e gli ha presentato una dichiarazione redatta dalla Società Civile volta a ristabilire la fiducia tra l’ARUC e la comunità. Il documento è stato approvato da altre organizzazioni europee ed è il primo nel suo genere.
Sul piano dei diritti umani dei consumatori di cannabis, pensa che sia stato fatto abbastanza da parte del Governo maltese?
Purtroppo, sebbene alla base gli emendamenti avessero un preciso focus sui diritti umani avanzato dalla società civile, la versione finale della legge si discosta dagli stessi. Con un misto di proibizionismo ed eccessiva cautela, ha spinto ancora una volta la legislazione verso un approccio punitivo. Un chiaro esempio è la criminalizzazione della socialità e le limitate quantità che si possono tenere in casa. In un quadro che si mantiene all’interno dei diritti umani si garantirebbe che le persone che consumano cannabis siano salvaguardate dalla legge e fornite di tutti gli strumenti per prevenire i danni. Allo stato attuale purtroppo, non è consentita la condivisione e quindi il consumo collettivo anche all’interno delle associazioni, ecco perché la costituzione di Cannabis Social Club come spazio sicuro è stata ostacolata fin dall’inizio. La cosa più paradossale è che la persona recentemente designata quale Presidente dell’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis è stata una delle principali voci che si opponevano all’uso ricreativo e a qualsiasi forma di cambiamento che proteggesse le persone dalle conseguenze negative del carcere.
Come commenterebbe le conclusioni dello scorso dicembre sull’approccio basato sui diritti umani alle politiche sulle droghe del Consiglio d’Europa?
Riguardo alle conclusioni espresse dal Consiglio d’Europa dello scorso dicembre, sfortunatamente a Malta non esiste una direzione politica o esperti in grado di discutere di questi argomenti all’ARUC, e l’attuale Presidente dell’ARUC si era già espresso contro qualsiasi forma di legislazione incentrata sulla riduzione del danno per i consumatori di cannabis. ReLeaf ha sollevato interrogativi su come una persona con forti convinzioni morali contro le persone che usano la cannabis, all’improvviso possa essere in grado o si senta a suo agio nel parlare dei diritti delle persone che usano la cannabis, nel contesto dei diritti umani. Le conclusioni del Consiglio rappresentano un passo importante per una maggiore considerazione dei diritti umani a livello dell’UE, concentrandosi in particolare sulle alternative alle misure coercitive e sull’importanza di includere disposizioni sulla riduzione dei rischi e dei danni.
Riassumendo: quali sono gli obiettivi raggiunti e quali quelli ancora da raggiungere?
La cosa positiva è che abbiamo avviato un cambio di paradigma nella mentalità e, si spera, anche con le forze dell’ordine e nella regolamentazione della cannabis, e la cosa negativa è che non ci siamo ancora arrivati, quindi la lotta continua!
Non appena la legge è stata modificata nel 2021, ci siamo resi conto che il vero lavoro cominciava allora. Non abbiamo ancora tagliato il traguardo, siamo solo all’inizio, ma siamo pronti: abbiamo pianificato con anni d’anticipo, seguendo anche altri Paesi per vedere come si muovevano. Per quanto riguarda l’Italia abbiamo preso contatto, ad esempio con Forum Droghe e l’Associazione Luca Coscioni e insieme a tante altre organizzazioni abbiamo contribuito a creare un movimento europeo di ONG con gli stessi obiettivi. L’anno scorso, a The new green wave ReLeaf ha rappresentato la comunità maltese presso la Commissione delle Nazioni Unite per gli stupefacenti. C’è bisogno vitale di fare network, per questo siamo grati per varie collaborazioni con partner internazionali come ENCOD, ICEERS, TNI, Transform, GCDP, VNGOC, che sono state determinanti per far avanzare ulteriormente il nostro messaggio, sia a livello nazionale che internazionale. Penso che tramite ReLeaf abbiamo ottenuto alcuni grandi successi grazie al nostro piccolo team di volontari impegnati e ovviamente alla loro capacità di avanzare soluzioni a beneficio del consumatore di cannabis. Continuiamo però ad impegnarci a promuovere i diritti umani, le pratiche sostenibili e solidi principi di equità sociale. Siamo consapevoli che ci sono avvoltoi pronti a far soldi che hanno adocchiato da tempo una nuova nicchia commerciale e si stanno adoperando per trasformare una libertà civile in un’impresa commerciale. “Niente per noi, senza di noi”, continuerà ad essere il nostro motto e insieme ai nostri follower e partner internazionali continueremo a promuovere i diritti delle persone che consumano, coltivano e condividono la cannabis!