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Made in Italy, anche la moda sceglie l’etichetta che parla

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In un mercato ormai divenuto più che globale, il rischio di contraffazione dell’eccellenze è sempre in agguato, soprattutto per il made In Italy. 
Il primo settore ad aver a cuore la tutela dei prodotti italiani è stato senz’altro quello alimentare, grazie, ad esempio, al lavoro dell’associazione Slow Food da anni impegnata nella promozione di un cibo buono sano e giusto.

Da qualche anno però esiste una novità nel sistema di tutela della garanzia di qualità. Si chiama RFId, (Radio Frequency Identification) e permette l’identificazione automatica di oggetti, ma anche animali e persone (AIDC – Automatic Identifying and Data Capture), grazie alla capacità di particolari dispositivi elettronici (tag) di memorizzazione di dati, gestiti mediante un software dedicato interagente con il sistema operativo di rete interno mediante apparecchi fissi o mobili.

Inizialmente impiegata nel settore alimentare per l’identificazione dei prodotti e per la verifica della tracciabilità di filiera, il sistema RFId è stato per la prima volta introdotto in un altro settore, simbolo dell’eccellenza italiana: il fashion. L’intuizione pionieristica porta la firma di Mauro Gasperi, stilista e imprenditore della moda. Questo sistema che rende possibile l’identificazione, la rintracciabilità del prodotto garantisce inoltre l’origine delle materie prime utilizzate nella realizzazione del prodotto, la lavorazione e il periodo di produzione.

 



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